Ottanta militari militari della Compagnia Carabinieri di Tivoli e del Gruppo di Frascati, coadiuvati da un elicottero del Nucleo Elicotteri Carabinieri e dalle unità cinofile. Sono stati loro i protagonisti dell’operazione che nella mattina di mercoledì 5 dicembre ha dato un nuovo duro colpo al mondo dello spaccio di droga del territorio ad est di Roma, in particolare quello tra Tivoli e Guidonia.
Sono stati i Carabinieri a dare esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare a carico di nove persone, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica, per una operazione che ha visto plurime perquisizione domiciliari nei confronti di altri soggetti, tutti indagati a vario titolo dei reati di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti, pluriaggravata ed armata.
Questa è stata dunque Tibur Superbum, odierna “evoluzione della scorsa attività investigativa denominata Tibur e condotta dai Carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Tivoli e coordinata dalla DDA di Roma.
“L’indagine aveva già cristallizzato l’esistenza di un sodalizio criminale profondamente radicato e pericoloso, operante nell’area est della provincia, dedito al traffico di sostanze stupefacenti ed estorsioni. Capo e promotore indiscusso di detto sodalizio denominato convenzionalmente “Cosa Nostra Tiburtina” era Giacomo Cascalisci, il quale dopo essere stato arrestato nell’ambito delle pregresse esecuzioni cautelari dell’8 marzo scorso, è poi deceduto nel corso della detenzione, nell’agosto 2018, presso il carcere di Torino Le Molinette”, spiegano i Carabinieri in una nota.
Un evidente nuovo di potere ai vertici dell’organizzazione – complice lo stato di detenzione di pregiudicati di spessore quali Cristian D’Andrea e Massimo Piccioni – non impediva al gruppo di tentare una riorganizzazione intorno ad altri appartenenti al sodalizio non arrestati in precedenza.
Ecco dunque il ritorno di giovani pusher all’intero del gruppo criminare, italiani, organizzati e disciplinati: a loro venivano affidati specifici incarichi finalizzati anche al controllo del territorio.
“Per tale ragione, a seguito di momentanee scarcerazioni intervenute in favore di alcuni appartenenti al sodalizio, conformemente alle nuove risultanze investigative, venivano emesse ulteriori ordinanze cautelari per tre dei nove indagati”.
Una organizzazione criminale dunque imponente e vitale, visto che esercitava di fatto l’egemonia sull’intera valle dell’Aniene, assoggettando ai voleri dell’associazione sia gli interni che gli estranei alla stessa, a mezzo di rappresaglie quali sfregi al volto e danneggiamenti a mezzo fuoco. Una vitalità apparsa subito evidente agli inquirenti, “nonostante il decesso del leader storico, così come appariva evidente la volontà di riorganizzare e proseguire le attività illecite del sodalizio grazie agli affiliati che non erano stati colpiti dalla misura cautelare della primavera scorsa”.
Una storia che poggia le basi nello scorso mese di marzo, quando è stata accertata ” a mezzo di accertamenti tecnici nonché di puntuali riscontri oggettivi, la persistenza e l’attualità delle condotte ad opera della compagine”.
I nove soggetti raggiunti dall’odierna ordinanza di custodia cautelare sono dunque risultati attivi e operativi nelle piazze di spaccio di Tivoli e Guidonia: la detenzione dei capi non ha fermato il tentativo di riorganizzare il sodalizio smantellato nell’operazione dei Carabinieri di Tivoli dell’8 marzo 2018 che aveva già consentito l’arresto di 41 affiliati.
“Le complesse indagini hanno consentito sino all’esecuzione di tale ultima ordinanza di operare complessivamente: 27 arresti in flagranza di reato, 39 ordinanze di custodia cautelare in carcere, molteplici sanzioni amministrative ex art. 75 del DPR 309/90 ed il sequestro di ingente quantitativo di stupefacente del tipo marijuana, hashish e cocaina, nonché di una pistola. Le indagini consentivano inoltre di far luce su di una serie di aggressioni perpetrate dal sodalizio in danno di debitori e rivali che gli consentivano di affermarsi sul territorio, nonché di dimostrare come l’organizzazione continuasse ad operare anche soffrendo dello stato di detenzione dei suoi leader storici”.
I soggetti colpiti dai provvedimenti restrittivi sono stati associati presso il carcere di “Roma – Regina Coeli” a disposizione dell’Autorità Giudiziaria della Capitale.
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