Non si placa l’ondata di indignazione per il furto delle pietre d’inciampo nella Capitale: sottratte a Roma la notte scorsa le cosiddette “pietre d’inciampo” installate in memoria dei cittadini ebrei italiani deportati nei campi di concentramento, la denuncia arriva dall’Associazione Arte in Memoria. Si tratta di installazioni artistiche a memoria storica, hanno un valore simbolico profondo e importante. Sono sampietrini dorati che ricordano ognuno il nome di persone di religione ebraica deportate durante le persecuzioni razziali; parliamo di 20 pietre divelte e rubate, dedicate ai componenti della famiglia Di Consiglio, installate il 9 gennaio del 2012 nel Rione Monti, proprio in via Madonna dei Monti.
Le indagini dalla Procura di Roma: “furto aggravato dall’odio razziale”, è questo il reato iscritto dalla Procura di Roma, coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale che ha aperto un fascicolo in relazione “all’oltraggio alla memoria degli ebrei deportati”. Parliamo di un’opera urbanistica realizzata dall’artista tedesco Gunter Demnig; una iniziativa realizzata in diversi paesi europei e consiste nell’incorporare – ricordiamolo – nel selciato stradale delle città (davanti alle case, alle vie, alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni) vari blocchi in pietra ricoperti con una piastra di ottone. Rubare le pietre d’inciampo dedicate alle vittime del genocidio nazista nei confronti di ebrei italiani, romani, da chiunque sia stato compiuto e per qualunque finalità, fosse anche per vendere l’ottone, è certamente un atto esecrabile condannato da più parti.
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