A tu per tu con Michele Gallaccio: “Spero di poter regalare tante soddisfazioni ai tifosi del Crecas”

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I calciatori, quelli che vediamo in tv, sembrano quasi inarrivabili. Fino a pochi anni fa, senza i social network, i professionisti del calcio erano lontanissimi dai tifosi, che per scambiare qualche parola o farsi fare un autografo dai propri beniamini raggiungevano aeroporti, stazioni, centri sportivi, hotel. Michele Gallaccio è uno che il professionismo l’ha conosciuto, perché è cresciuto nella Lazio, perché ha vestito la maglia dei “Blues”. Eppure da domenica lo vedremo indossare la casacca rossoblu.

Michele, la tua carriera la conosciamo tutti. Hai calcato campi importanti e oggi sei tornato in Eccellenza. Perché l’Eccellenza e perché il CreCas Città di Palombara?

L’Eccellenza perché mi sono riavvicinato a casa, ho una bambina di tre mesi e mezzo e la lontananza dopo un po’ si fa sentire. Il CreCas perché il patron Fabrizio Valentini è una persona per bene e poi c’è Simone Calabresi, che è un mio grandissimo amico e quindi un garanzia: per questo ho scelto il CreCas.

Ripercorrendo indietro la tua carriera, non si può non ricordare il Chelsea. Da appassionata di calcio nonché tifosa interista, non potrei non essere un’estimatrice di José Mourinho, che tu hai avuto modo di conoscere. Raccontaci qualcosa di lui.

L’esperienza al Chelsea è stata una grande esperienza di vita e di calcio. Penso che Mourinho sia il numero uno, perché, come dico sempre, un allenatore che è riuscito a far giocare Eto’o terzino (all’Inter) non ha rivali, non credo che altri ci sarebbero riusciti. In quanto a motivazione, è sicuramente il numero uno.

Hai iniziato con la Lazio prima del Chelsea, quindi in giovane età hai potuto conoscere due realtà professionistiche diverse, quella della Serie A italiana e quella della Premier League inglese. Quali sono le differenze a livello di calcio giocato e di tifo?

Le differenze sono molte, a partire dalle strutture, che in Italia sono a dir poco precarie. In Inghilterra funziona tutto: i giovani fin da subito, dall’età di 14/15 anni, sono già sotto contratto ed è normale che poi gli italiani scappano all’estero, perché in Italia non sono tutelati. Ma ci sono molti altri motivi per cui siamo indietro rispetto agli inglesi. Per il ritmo di gioco, loro stanno sicuramente avanti. Per quanto riguarda la tifoseria, quella del Chelsea era un po’ addormentata, non molto calda, però molto civile: ho visto derby come Chelsea – Arsenal dove le tifoserie uscivano dallo stadio insieme e convivevano senza problemi. Vivono il calcio come uno sport, proprio come dovrebbe essere.

E ora, quali puoi considerare le tue squadre del cuore?

Sono tifoso laziale da sempre e poi il Chelsea è un bellissimo ricordo, per cui lo porto sempre nel cuore.

Da appena due giorni è iniziata questa nuova avventura alla corte di Manrico Berti. Hai seguito fino ad oggi il campionato del CreCas?

Seguo sempre il CreCas, come ho detto sono legato da un’amicizia con Calabresi e anche nella passata stagione ho assistito alla finale di Coppa Italia. So che quest’anno la squadra era partita molto bene, poi nelle ultime partite ha un po’ stentato. L’altro ieri è stato il mio primo allenamento e ho trovato un bel gruppo, persone motivate, e penso che questa sia la cosa che serve, perché senza motivazione non si va da nessuna parte. Io sono fiducioso e penso che il lavoro sia l’unica cosa che paga.

Domenica ci sarà una partita importante contro il Grifone Monteverde in cui si dovrà dare un segnale positivo dopo i passi falsi delle ultime giornate e soprattutto dopo le sconfitte contro Montefiascone e Montecelio. Qual è l’apporto che puoi dare a questa squadra?

Non si tratta dell’apporto di un singolo giocatore, penso che le motivazioni facciano tanto e che ogni partita debba essere affrontata come fosse una finale da qui fino alla fine del campionato. Poi è normale che se si fanno punti arriva anche l’entusiasmo, che ti permette di lavorare bene in settimana e di affrontare meglio ogni partita.

Ad oggi possiamo dire che sei uno dei più importanti colpi di mercato dell’Eccellenza Laziale. Sicuramente a Palombara non hanno conosciuto tanti campioni, così come ti considera questa gente, che si è dimostrata entusiasta fin da subito del tuo arrivo. Che cosa ti senti di dire ai tuoi nuovi tifosi?

Dopo lo scorso anno in cui sono stato capocannoniere in Serie D con 28 gol, penso che nessuno si aspettava questa scelta, forse nemmeno io. È stata una scelta combattuta, però penso che Fabrizio Valentini, così come tutta la società, sia una persona ambiziosa, perciò ecco il motivo per il quale sono qui. Ai tifosi posso dire di seguirci e sostenerci e spero di poter regalare tante soddisfazioni anche a loro.

Michele, nonostante sia nel dilettantismo da molti anni, è un professionista: si sente da come parla, con la tranquillità, l’umiltà e la serietà che contraddistingue i veri campioni, che non lo sono solo dentro al campo, ma nella vita. Parlare con personalità come la sua fa sentire meno distanti da quel paese dei balocchi che tutti guardiamo attraverso uno schermo, ma che pochi possono dire di toccare con mano, di sentire vicino. E fa venire la voglia di tornare a seguire la squadra del proprio paese: se un giorno dovesse accusare il peso della riverenza, e siamo sicuri che non sarà così, a Palombara potranno dire di aver visto giocare Michele Gallaccio.

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