Roma, blatta nel cappuccino: tribunale condanna bar dopo denuncia Codacons

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"Una sentenza senza precedenti quella emessa pochi giorni fa dal Tribunale civile di Roma, in una causa intentata dal Codacons. Il 16 dicembre 2006, alle ore 21.50 circa, una commercialista operante nel quartiere Prati, il cui nome e' Angela, si recava assieme ad un collega presso il bar 'G…' e li' ordinava un cappuccino. Iniziata a sorseggiare la bevanda, subito percepiva la presenza di un corpo estraneo sulla lingua, che estraeva dalla bocca ponendolo su un piattino posto sul bancone". Lo comunica il Codacons in una nota. "Facile immaginare lo sconcerto della donna quando, esaminando l'oggetto in questione, riconosceva un insetto, e piu' precisamente di una blatta – prosegue – Sconcerto che sfociava in frequenti e prolungati conati di vomito, seguiti da un forte disgusto e senso di nausea protrattisi per giorni".

La commercialista decide cosi' di rivolgersi al Codacons e di segnalare l'accaduto ai Nas, che il 4 gennaio 2006 hanno eseguito una ispezione all'interno del bar, rilasciando un verbale con diverse criticita'. Nel corso dell'ispezione, ricorda ancora il Codacons, "e' stata rinvenuta una confezione di carne invasa da blatte, pertanto si e' proceduto al sequestro per le analisi; le condizioni igieniche della cucina e del laboratorio di pasticceria risultano precarie per la presenza massiva di sporco non rimosso lungo la pavimentazione in special modo e al di sotto delle suppellettili; le basi degli elettrodomestici che poggiano direttamente sulla pavimentazione si presentano arrugginite; all'interno delle predette zone e' stata notata la massiccia presenza di blatte sia morte che in stato vitale anche all'interno di un frigo congelatore a pozzetto".

Assistita dall'avvocato Cristina Adducci del Codacons, la commercialista decide cosi' di avviare una causa contro il G…, e il giudice (Clara Cormio, XII sezione) ha riconosciuto pienamente le ragioni della consumatrice, emettendo una sentenza in cui si legge: ''La documentazione prodotta in atti costituisce una prova delle pessime condizioni igienico-sanitarie dell'esercizio commerciale e della conseguente responsabilita' della societa' convenuta per l'inconveniente subito dall'attrice".

"Non puo' non tenersi conto del fatto che la conoscenza diretta del mancato rispetto delle norme igienico-sanitarie in alcuni locali commerciali aperti al pubblico – prosegue la sentenza – possa aver generato nell'attrice un turbamento ed un timore per la propria incolumita' fisica tale da influire sulle sue ordinarie modalita' di vita, inducendola a limitare la frequentazione di locali pubblici per la consumazione di pasti e bevande".

"Puo' sostenersi che tale evento, in quanto riconducibile ad un comportamento astrattamente qualificabile come reato – aggiunge – possa aver determinato nell'attrice un danno non patrimoniale equitativamente quantificabile in 1.000 euro''. "Si tratta della prima sentenza in Italia che riconosce il danno da 'insetto nel piatto' – afferma l'avvocato Adducci del Codacons – Ora i consumatori che troveranno mosche, insetti o altri corpi estranei in pasti e bevande serviti nei pubblici esercizi, potranno utilizzare tale provvedimento del Tribunale per citare in giudizio gli esercenti che non rispettano le norme igienico-sanitarie".

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