Tensioni e proteste che arrivano sul tetto della sede della Regione. Alcuni precari, dei Movimenti uniti contro la crisi, le devastazioni ambientali e le nocività, hanno ben pensato di occupare, nella mattinata del 6 novembre, il tetto del palazzo della Regione sulla Cristoforo Colombo, con altri che si sono sistemati in una zona della sede. Molti gli striscioni esposti, e la ferma volontà di non andarsene, in quanto, hanno detto, la protesta democratica non è ascoltata."Contro il modello di sviluppo del piano rifiuti, per la casa e per il lavoro": sono queste le ragioni per le quali i manifestanti protestano. Ben organizzati, alcuni, grazie ad alcuni ponteggi, si sono diretti sul tetto, altri – in totale un centinaio, anche bambini tra i presenti – si sono piazzati, assicurando di avere tende e viveri. Le forze dell’ordine hanno controllato a distanza il tutto: i manifestanti sono riusciti nel blitz entrando dal varco di via Rosa Raimondi Garibaldi. Tra gli striscioni, spiccavano "Vogliamo la casa", "Where is my house" e "Polverini hai paura di parlare con noi?". La Polverini ha detto in merito che si sente in dovere “di proteggere l'istituzione e le persone che ci lavorano e per questo abbiamo chiesto il supporto delle forze dell'ordine. Il palazzo della Regioone non può essere meta di persone che, pur protestando, possono farlo in maniera più civile". Alla fine, i manifestanti sono stati dispersi dalle forze dell’ordine: bloccata la Cristoforo Colombo, il corteo si è diretto verso il Cto. Inutile stupirsi: la gente è disperata, ed ha paura per il proprio futuro: per questo la protesta non deve essere inattesa o condannata, ma deve far pensare. E molto.
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