Omissione d’atti d’ufficio e atti contrari al dovere d’ufficio. Poggia su queste ipotesi l’esposto consegnato da due cittadini di Guidonia alla Polizia e tramite questa alla Procura della Repubblica di Tivoli: il tema è quello degli alberi della pineta comunale, quelli tagliati solo qualche mese fa, che mai hanno smesso di far discutere.
La pinetina di Guidonia e quegli alberi tagliati a metà settembre che hanno scosso la città: “i grossi pini che caratterizzavano l’area verde – si legge nell’esposto – e che tra l’altro adombravano anche il monumento ai Caduti di Nassiriya oggi non esistono più perché abbattuti dall’amministrazione comunale di Guidonia Montecelio”.
Un taglio che il Comune ha giustificato con la pericolosità delle piante – nella pineta comunale ci sono ancora a terra i due pini caduti mesi fa e la stessa area è tuttora sotto sequestro giudiziario – e dunque da un asserito rischio crollo.
La legge. C’è però un grosso Ma. Perché esiste, ed è tuttora in vigore, una normativa che tutela gli alberi di alto fusto, e che gli enti locali sono chiamati a rispettare a partire dal 2013. C’è una legge, la n.10//2013, relativa alle Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani.
Nell’articolo 7 viene data la definizione di albero monumentale, quelli “ad alto fusto isolato o facente parte di formazioni boschive naturali o artificiali ovunque ubicate ovvero l’albero secolare tipico, che possono essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità, per età o dimensioni, o di particolare pregio naturalistico, pe rarità botanica e peculiarità della specie, ovvero che recano un preciso riferimento ad eventi o memorie rilevanti dal punto di vista storico, culturale, documentario o delle tradizioni locali”. Alberi monumentali sono anche quelli dei filari o delle alberate di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale, compresi quelli inseriti nei centri urbani e ancora “quelli ad alto fusto inseriti in particolari complessi architettonici di importanza storica e culturale, quali ad esempio ville, monasteri, chiese, orti botanici e residenze storiche private”.
Esiste un elenco degli alberi monumentali d’Italia, è previsto un censimento – che devono operare i Comuni – e un costante aggiornamento, con gli elenchi redatti dalla Regione e trasferiti al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari, Forestali e del Turismo, oltre ovviamente a sanzioni. “Salvo che il fatto costituisca reato, per l’abbattimento o il danneggiamento di alberi monumentali si applica la sanzione amministrativa di una somma da 5mila a 100mila euro. Sono fatti salvi gli abbattimenti, le modifiche della chioma e dell’apparato radicale effettuati per casi motivati e improcrastinabili, dietro specifica autorizzazione comunale, previo parare obbligatorio e vincolante del Corpo Forestale dello Stato (siamo nel 2013, ndr)”.
Le ragioni dell’esposto. Chi ha presentato il provvedimento alla Procura ha sottolineato un dato. “La ratio della norma è proprio quella di tutelare tutti quegli alberi che pur non essendo monumentali rappresentino comunque nel tessuto cittadino un patrimonio storico e culturale da preservare”. Inequivocabilmente gli alberi della pinetina rappresentavano tutto questo. Obbligatorio oggi utilizzare il passato per raccontare l’area e quello che ha rappresentato per generazioni di ragazzi e ragazze, più o meno cresciuti. “Per molte famiglie, ma anche per semplici cittadini, quello spazio verde non è più fruibile nei mesi estivi o comunque nelle giornate assolate e calde”. L’ombra dei pini non esiste più. Ma la questione è anche sociale e culturale. “E’ stato assimilato – prosegue l’esposto – che i giardini di Largo Duca d’Aosta sono, erano, il palcoscenico adatto e magnificente della Città, dove svolgere gli eventi cittadini che a Guidonia e in quella cornice richiamano migliaia di persone anche dai paesi vicini”. Tutti certi di vedersi l’anno successivo in pinetina.
Il ruolo dell’amministrazione comunale. Trenta alberi non ci sono più. “Ed all’orizzonte non sembra esserci da parte dell’amministrazione comunale un progetto di riqualificazione che tenda alla piantumazione di altri alberi, e comunque, se anche così fosse, occorreranno molti anni prima che quello spazio torni ad essere ombreggiato, piacevole e pienamente fruibile”. Impossibile oggi la sosta. Pensate ad una eventuale attesa sotto il sole in estate. “L’ombra di quegli alberi rigogliosi era lì dagli anni ’50: quand’anche pericolosi, andavano preservati per il benessere e il decoro cittadino e non di certo tagliati”.
Le richieste. Nell’esposto si pongono domande ben precise. La prima riguarda la relazione dell’agronomo che ha suggerito “all’amministrazione comunale e per essa al dirigente del settore Ambiente di procedere all’abbattimento. Sarebbe poi oltremodo utile sapere se l’amministrazione abbia provveduto, prima ancora di decidere per l’abbattimento, ad individuare un metodo conservativo degli stessi, oppure se semplicemente siano stati interessati dapprima gli uffici ad effettuare un censimento di tutti quegli alberi di interesse cittadino come prescrive la legge 10 del 2013”. L’unico dato certo è che la Pinetina non esiste più. “Col tempo, come spesso accade, tutti quegli spazi inutilizzati lasciano spazio al degrado, perché lontani dalla memoria storica della comunità. In conclusione – si chiude così l’esposto – almeno a parere di chi scrive, le condotte dei singoli uffici comunali hanno condotto a un vero e proprio disastro ambientale dell’area, senza escludere la violazione della legge 10/2013, che potrebbe condurre alla corretta individuazione di altre condotte contra legem e penalmente rilevanti”.
L’esposto è arrivato in Procura, alla quale spetta il compito di accertare e verificare la correttezza nelle condotte degli uffici comunali interessati. Sono attesi sviluppi: qualcosa sembra già iniziare a muoversi.
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