Guidonia / “Impossibile usare le intercettazioni”: le difese all’attacco nella seconda udienza del processo Operazione Ragnatela

In Primo Piano da Yari Riccardi Commenti

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“Le registrazioni delle intercettazioni sono state effettuate in violazione dell’articolo 268, comma 3, del codice di procedura penale”. Si infiamma il processo agli imputati dell’Operazione Ragnatela, di nuovo in aula nel pomeriggio di mercoledì 15 novembre per la seconda udienza del dibattimento, che vede alla sbarra dieci persone: l’ex vicesindaco Andrea Di Palma, l’ex segretario generale del Comune di Guidonia Rosa Mariani, gli ex dirigenti Gerardo Argentino e Gilberto Pucci, i funzionari comunali Michele Maccaroni e Maurizio Rocchi, i professionisti Andrea De Felice e Matteo Lombardi e gli imprenditori Francesco Dei e Antonio Sisti.

L’udienza. Da una parte i PM Andrea Calice e Luigi Pacifici. Dall’altra le difese dei 10 imputati. In mezzo il Collegio giudicante presieduto dal giudice Nicola Di Grazia. Oggetto della seconda udienza era la “riduzione” dei testimoni presentati dalle parti e la calendarizzazione del processo.

Ha aperto la Procura della Repubblica, che ha tolto 3 nomi dalla lista dei testimoni previsti, chiedendo inoltre la perizio su un elenco di intercettazioni consegnato al Collegio, con la specifica della richiesta di trascrizione di quella del 9 febbraio 2016 – in un locale si incontrarono Di Palma, Mariani e De Paolis – senza dimenticare l’esame degli imputati e la riserva di produzione documentale.

Ha proseguito Emiliano Fasulo, avvocato del Comune di Guidonia per la parte civile: per lui la richiesta di esame degli imputati e la riserva di produzione documentale relativa alla quantificazione del danno subito dall’amministrazione comunale.

Il caso intercettazioni. La seduta si preannunciava “tecnica”, ma si è infiammata sin dal primo intervento della difesa. Il caso intercettazioni è stato sottoposto per primo dall’avvocato Tripodi, difensore di Gerardo Argentino. Dopo le comunicazioni sui testimoni e sull’eventuale rinuncia ad altri nel corso dell’istruttoria dibattimentale, arriva l’affondo.

“Le registrazioni delle intercettazioni sono state effettuate in violazione dell’articolo 268 comma 3 del codice di procedura penale”, così Tripodi. “Chiedo per questo che vengano dichiarate inutilizzabili tutte le intercettazioni e che nessuna di queste venga trascritta”. Nello specifico le intercettazioni sono state registrate nei server della Procura della Repubblica di Roma.

Secondo Tripodi e secondo l’avvocato Saccucci, che ha “rinforzato” le affermazioni del collega, avrebbero dovuto essere invece effettuate a Tivoli, secondo il principio di competenza territoriale. L’eccezione presentata dai due legali è stata immediatamente condivisa dalle altre difese. Il resto dell’udienza si è poi svolto con le riduzioni delle liste dei testimoni e con le richieste di esame e controesame dei testi e degli imputati. Ma lo scontro ormai è tutto sulle intercettazioni.

La risposta della Procura. E’ stato il PM Andrea Calice a rispondere. “L’articolo 268 garantisce che le intercettazioni siano effettuate sotto il controllo giudiziario, dunque presso gli uffici di Polizia Giudiziaria”. Dunque in Procura. “Non c’è nessuna attinenza con la competenza territoriale: l’eccezione è infondata radicalmente”.

Il rinvio. Il presidente Di Grazia ha spento ogni possibilità di replica, sia di una parte che dell’altra. Il processo diventa dunque ancora più delicato e la risposta alle eccezioni presentate dalle difese è stata programmata per il prossimo 29 novembre alle ore 14. In caso di accoglienza delle istanze dei legali degli imputati le migliaia di pagine delle intercettazioni diventerebbero inutilizzabili, sia direttamente che nelle deposizioni in aula. Tra due settimane la risposta, per quello che sarà probabilmente lo snodo principale per tutti gli imputati dell’Operazione Ragnatela.

 

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