Tutti noi siamo abituati alla Storia che conosciamo. Quella che racconta la guerra, anzi, le guerre, in un certo modo, che riempie la pagine con la retorica di certi eroi, delle azioni fatte esclusivamente per il bene della Patria e del popolo. Non ci hanno mai scritto, su quei libri di Storia, che negli anni cambia tutto per non far cambiare nulla, che l’Unità d’Italia è nata sbagliata e che ha portato, proprio per questa genesi distorta, problemi che il nostro Paese si porta dietro ancora oggi. Giovanni Fasanella e Antonella Grippo ritornano negli Archivi di Stato e continuano nel loro percorso di studio e di approfondimento di quella parte di Storia Italiana che sui libri di storia ufficiali proprio non trova spazio, ma che è necessario conoscere per comprendere certe dinamiche del nostro Paese, e, magari, chissà, per poterle risolvere una volta per sempre. Dopo “1861 – La Storia del Risorgimento che non c’è sui libri di Storia”, e dopo “Intrighi d’Italia”, che racconta quanto accaduto tra il 1861 e il 1915, ecco “1915 – Il fronte segreto dell’intelligence. La storia della Grande Guerra che non c’è sui libri di Storia”, da poche settimane nelle librerie. Un libro denso di fatti, e di personaggi, che ben raccontano la questione della Prima Guerra Mondiale vista sotto un punto di vista differente. Non quello di D’Annunzio, evidentemente. Ne abbiamo parlato con l’autrice, Antonella Grippo, professoressa al Liceo Majorana di Guidonia.
Antonella, cosa cambia in Italia tra il 1861 e il 1915, tra l’Unità d’Italia e la Prima Guerra Mondiale?
Nella gestione della politica nazionale e internazionale, assolutamente nulla: cambiano le persone nei governi, ma è un avvicendamento solo “fisico” e non di valori. E’ la stessa genesi sbagliata dell’Unità d’Italia che comporta le stesse problematiche. Cambia tutto, questo possiamo certo dirlo, affinchè non cambi nulla. E non siamo noi a dirlo, ma le carte, gli archivi di Stato che finalmente hanno reso aperti e disponibili per chi ha voglia di approfondire e di andare oltre quello che abbiamo tutti noi letto nei libri di storia.
I nostri eroi, i nostri miti, questa volta si sono salvati?
(Sorride, ndr) La dissacrazione di certe icone della nostra Storia è necessaria per comprendere effettivamente i fatti. Penso al ruolo della mafia nell’Unità d’Italia, alla presenza di servizi segreti deviati anche all’epoca – Curletti, pagato da Cavour per aizzare le rivolte, quindi un agente provocatore – alla massoneria che finanziava le imprese dell’Eroe dei due Mondi. Stavolta abbiamo fatto crollare la favola dell’Unità che si completa nelle trincee: più precisamente, buona parte della popolazione è stata letteralmente mandata al massacro, grazie al gioco del governo, degli agenti provocatori e dei servizi segreti, che nella loro forma moderna nascono proprio durante la Prima Guerra Mondiale.
Quale è la caratteristica più comune che avete riscontrato nei vostri studi? Cosa accomuna maggiormente il 1861 e il 1915? Cosa ritroviamo oggi?
Una su tutte: lo scollamento tra la classe politica e la popolazione. Il Governo, il Parlamento, che non sanno e non riescono a interpretare i bisogni della gente comune, i pensieri, le aspettative.
Puoi farci un esempio?
L’esempio più evidente sta proprio nel fatto che la Prima Guerra Mondiale è stata fatta contro la maggioranza della popolazione e del parlamento: gli italiani non erano tutti D’Annunzio, e possiamo davvero parlare dell’entrata in guerra come di un golpe sapientemente orchestrato da Vittorio Emanuele III, Sidney Sonnino e Antonio Salandra, con la “sapiente” manipolazione dell’opinione pubblica organizzata dai Servizi Segreti.
Non c’era solo un fronte della Guerra, quindi…
Al contrario: la politica si muoveva sul fronte della diplomazia, e, dalla parte opposta, servizi segreti e altre forze organizzavano “incidenti” per fomentare gli scontri. I meccanismi sono sempre gli stessi, allora come oggi.
Parliamo di servizi segreti deviati?
Assolutamente no! Chiariamo un concetto fondamentale: i servizi segreti non possono essere deviati. Perché rispondono sempre al potere politico. Quindi parlare di deviazioni non ha senso: è la politica che decide, e i servizi segreti ad operare.
Quali sono gli eventi che possono più sconvolgere il lettore?
Per esempio Cadorna che ordinava ai Carabinieri di fucilare istantaneamente i soldati che non partivano immediatamente all’assalto del nemico, o il mancato invio del vitto per i nostri prigionieri in mano agli Austriaci. Il motivo? “Non dovevano stare bene, altrimenti disertavano”. Parliamo di carneficine volute e studiate a tavolino, da personaggi ai quali abbiamo intitolato strade.
E i personaggi più interessanti?
Costanzo Premuti, delle “Legioni Rosse”, e le sue rivolte “spontanee”, che di spontaneo avevano ben poco: lo abbiamo incontrato in tutte le agitazioni, alla guida della folla che “voleva” la guerra. Di fatto, era la guida “popolare” dell’ala interventista. Ma i personaggi emersi attraverso i vari incroci di archivio, tra buste e lettere, sono davvero molti: l’UCI (Ufficio Centrale di Investigazione), il primo nucleo dei Servizi Segreti, già teneva sotto controllo un giovane Benito Mussolini. Non a caso, evidentemente: è proprio la Grande Guerra ad aprire la strada ai fascismi. L’UCI aveva visto bene.
Quale è il valore di “1915”? Di libri sulla Prima Guerra Mondiale ce ne sono molti…
E’ vero, molti sono i libri sulla Grande Guerra: proprio per questo abbiamo trovato un nuovo punto di vista. Il nostro è il primo libro sullo spionaggio in quegli anni. La Storia si fa negli archivi, si va in archivio per capire i fatti di oggi, che poggiano le basi, spesso oscure e misteriose, su quanto è successo tanti anni fa. Un lavoro faticoso quello in archivio: basti pensare che l’archivio militare sul brigantaggio dopo 150 anni era ancora secretato, e che quello dei servizi segreti spesso è praticamente impossibile da consultare.
Abbiamo incontrato Antonella durante una sua lezione al Majorana. Le nostre domande sono diventate parte di un approfondimento sulla Prima Guerra Mondiale davanti a ragazzi attenti e interessati. Abbiamo ripensato a quando eravamo studenti noi stessi, e a quanto avremmo voluto che qualcuno, a scuola, ci avesse raccontato la Storia reale e non quella edulcorata degli eroi e della Ragion di Stato schiava della politica, di quella scollata e distante dalla popolazione. La risposta degli studenti di Antonella, così curiosa e appassionata, rende tuttavia la prospettiva del futuro meno amara. Adesso molti ragazzi conoscono la Storia. E loro, gli adulti del domani, sapranno prendere provvedimenti per spezzare la linea continua che dal 1861 ci porta fino ad oggi. E’ solo con la consapevolezza del passato che si può cambiare il futuro. Ce lo insegna la Storia, quella vera. Quella che non troviamo scritta sui libri di Storia.
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