E alla fine il Tar ha dato ragione alla STR, accogliendo il ricorso della società oggetto della revoca dell’autorizzazione di cava da parte dell’amministrazione comunale di Guidonia, sospendendo il provvedimento e mettendo di fatto la maggioranza e la giunta pentastellata di fronte ad una vera e propria sconfitta. Politica, prima che amministrativa: il Tar “colpisce” proprio nei punti che più volte sono stati sottolineati nelle scorse settimane. Ed è doveroso che qualcuno ne prenda atto: l’approccio utilizzato dal Comune per la gestione della vicenda si è dimostrato inadatto. Impossibile infatti pensare di poter risolvere una questione così complessa come quella del settore estrattivo a colpi di ordinanze di revoca.
Il provvedimento. Oggetto del ricorso era l’annullamento dell’ordinanza della dirigente Piseddu, con la quale veniva disposta la revoca dell’autorizzazione di coltivazione di cava a favore della STR. Il tribunale amministrativo parla nel dispositivo di “profili di fondatezza” del ricorso della società. In primis perché “l’attività, sia pure limitata al completamento del piano di coltivazione ed al recupero ambientale non si è conclusa, stante la presentazione di una nuova istanza di proroga dell’autorizzazione il cui procedimento non consta essere stato ancora definito, nonostante il relativo avvio risalga al 5 agosto del 2016”. Il tutto è regolato dall’articolo 16 bis del regolamento regionale 5 del 2005, che “espressamente stabilisce al comma 5 la prosecuzione dell’attività estrattiva già autorizzata fino alla definizione del procedimento di rinnovo da parte del Comune o della Regione, nell’ipotesi in cui, come nella fattispecie, l’istanza sia stata presentata almeno tre mesi prima della scadenza del titolo autorizzatorio”.
Il Tar sottolinea anche che precedentemente alla revoca del Comune nessuna contestazione è stata mossa alla STR, e non manca di sottolineare anche l’importanza del versante ambientale, visto che “nel bilanciamento dei delicati interessi pubblici e privati implicati, debba essere assicurata la prosecuzione dell’attività di recupero ambientale, cui la ricorrente è tenuta”.
Ecco dunque le basi dell’accoglimento del ricorso, con la conseguente sospensione della revoca fino alla “conclusione del procedimento avente ad oggetto la proroga dell’istanza presentata in data 5 agosto 2016”, e con la specifica, ed ecco forse il colpo più duro per il Comune, della “sussistenza di verifiche ancora in corso di svolgimento da parte dell’amministrazione regionale”. Il punto che più volte è stato sottolineato dai sindacati nei giorni delle proteste sotto il palazzo comunale.
Così il TAR ha accolto il ricorso della STR e ha sospeso la revoca, arrivata in azienda lo scorso 13 agosto. Dopo le polemiche delle scorse settimane arriva dunque una nuova “mazzata” per l’amministrazione pentastellata, dopo quella del “salva cave” in Regione. Due brutti colpi, uno dopo l’altro, che vanno a intaccare l’immagine dei pentastellati, già precaria in queste ultime settimane e ancor di più dopo i giorni delle proteste sotto il Comune. I bilanci non potranno tardare: ma ora è tempo di ricominciare, allo stesso tavolo politica, imprese e sindacati, per quell’accordo di programma tanto atteso e per dare un futuro, economico e ambientale, a un quadrante di territorio stanco di dover scegliere da quale parte stare.
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