Guidonia / Pasto domestico nelle scuole, la parola ai consigli d’istituto

In In Evidenza da Yari Riccardi Commenti

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La questione ora passa ai Consigli d’istituto delle scuole di Guidonia. Arriva al momento decisivo la questione del pasto da casa nelle scuole, una battaglia che vede da mesi numerose mamme del territorio in prima linea per ottenere quello che considerano un semplice ma importantissimo diritto. L’attesa nota della Asl Roma 5 del 16 ottobre è stata esaminata dai dirigenti scolastici: l’obiettivo è quello di concordare le linee guida da girare poi ai collegi docenti per elaborare un regolamento sulla fruizione del pasto domestico.

Regolamento che poi dovrà essere adottato dai vari Consigli d’Istituto. “In questa fase di necessaria transizione che porterà ad una regolamentazione ampiamente condivisa, resteranno in vigore le disposizioni vigenti, nell’attesa della definitiva adesione al servizio mensa da parte delle famiglie (sono molte quelle in sospeso, proprio in attesa delle decisioni sul pasto da casa, ndr) della suddivisione della Scia locale mensa da parte della Bioristoro e della conseguente riorganizzazione del servizio”, così la nota congiunta delle dirigenti.

Questione dunque in fase di definizione, dopo mesi che hanno visto le mamme non arretrare di un passo rispetto alle loro posizioni, per una scelta, quello del pasto domestico, che assume un ruolo ancora più importante visti i costi del servizio mensa per le famiglie. Settimane di incontri e di trattative, dove non sono mancati i momenti di tensione (nel primo incontro convocato dal Comune i dirigenti scolastici non si sono presentati).

“Crediamo di aver fatto tutto quanto era nelle nostre possibilità – spiega l’assessore alla Pubblica Istruzione Paolo Aprile – per creare le condizioni che possano portare ad un accordo tra tutte le parti coinvolte”. Un finale che arriva “grazie al lavoro di coordinamento dell’Amministrazione Comunale, delle Dirigenti dei 9 istituti comprensivi, della ASL, della Bioristoro, dei genitori e loro rappresentanti che guidati dal buon senso civico si sono impegnati pazientemente per arrivare ad una soluzione condivisa”, così il sindaco Barbet.

La nota della Asl Roma 5. Un documento, quello predisposto dalla Asl Roma 5, che definisce il quadro normativo entro il quale dovrà muoversi il regolamento per il pasto domestico, norme e direttive ovviamente da riferirsi al fronte prettamente igienico e di sicurezza alimentare.

“Devono valere le norme generali di igiene a cominciare dalle modalità di trasporto che devono essere assicurate dalle famiglie per i pasti secchi e umidi seguite dalle modalità di conservazione e mantenimento della catena del freddo e/o caldo con attrezzature idonee per evitare la contaminazione da parte di germi o la loro crescita a causa della temperatura inadeguata”, senza dimenticare “le condizioni igieniche del locale prima e dopo la consumazione del pasto che dovrebbe essere attribuita a personale operatore del settore alimentare che gestisce il luogo dove viene somministrato il pasto”. In ultimo la Asl raccomanda la necessità di vegliare sui possibili scambi di cibo tra bambini che potrebbero esporre bambini con intolleranze o allergie a conseguenze “anche potenzialmente gravi per la loro salute”. Il regolamento interno nelle scuole è decisamente caldeggiato dalla nota della Asl, “condiviso e operato in sinergia da tutte le entità interessate finalizzato anche al ruolo che le mense scolastiche si devono progressivamente assumere di opportunità per la promozione della salute degli studenti”.

Un forte richiamo alla responsabilità, quello che l’azienda fa ai fronti coinvolti dalla vicenda. Le famiglie, la ditta che gestisce la mensa e le scuole. Nessun bambino mangerà sul suo banco e tutte le classi si muoveranno insieme per andare a mensa. Qualcuno con il suo portapranzo, qualcun altro con il cibo preparato dagli operatori. Nessuno resterà in classe, nessuno mangerà di corsa sul suo banco, nessuno si troverà a mangiare solamente panini tutti i giorni. E’ interesse di tutti arrivare a una conclusione “sana” della vicenda, non solo delle famiglie che hanno lottato per arrivare fino a questo punto. Le regole ci sono.

 

 

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