30 ottobre, si apre il processo a Eco Italia ‘87

In Ambiente & Territorio, Cronaca & Attualità, In Evidenza, Primo Piano da Yari Riccardi

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Ad un anno dalla richiesta di rinvio a giudizio emessa dal pubblico ministero Stefania Stefanìa della Procura della Repubblica di Tivoli, si aprirà il 30 ottobre al Tribunale tiburtino il processo per i responsabili della società Eco Italia ’87 srl per la gestione non corretta della discarica dell’Inviolata di Guidonia. I nomi? I soliti, quelli noti, quelli più che noti, quelli che hanno accompagnato per anni la delicata questione della discarica dell’Inviolata e tutto ciò che ne concerne: andranno a giudizio Francesco Rando e Angelo Deodati, entrambi amministratori elegali rappresentanti dell’azienda appartenente alla galassia societaria di Manlio Cerroni, e Paolo Magrini quale direttore tecnico responsabile di Eco Italia. I reati contestati sono relativi alla gestione del sito sede di discarica in seguito a due autorizzazioni regionali, che risultavano essere mancati dell’obbligatorio nullaosta preventivo da parte della Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Lazio e del parere vincolante della Soprintendenza paesaggistica del Lazio. La prima è la determina B0526, la firma è quella del direttore del Dipartimento Territorio, Raniero De Filippis, e la data è il 23 febbraio 2009: è la concessione della Regione dell’AIA a Eco Italia ’87 “per l’apertura del nuovo invaso, il sesto, all’Inviolata di Guidonia per il conferimento di 380.000 mc di rifiuti urbani, in variante non sostanziale. E ancora – racconta il Comitato Risanamento Ambientale – l’ordinanza d’emergenza n.Z00002, emessa il 12 agosto 2013 dal vicepresidente regionale, Massimiliano Smeriglio (SEL), senza preventivamente espletare la procedura di AIA e senza, quindi, l’obbligatorio parere paesaggistico, che ha permesso l’abbancamento nel sesto invaso di ulteriori 75.000 metri cubi di rifiuti per un periodo di sei mesi”. Il fatto è semplice: senza parere paesaggistico i gestori del sito non avrebbero nè potuto nè dovuto conferire i rifiuti in discarica. Questo è quanto contestato dal PM. Non è certamente la prima inchiesta che coinvolge l’azienda principe del gruppo Cerroni. Inchieste spesso originate da denunce ed esposti da parte di associazioni, comitati e cittadini.

 

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