Quando entri in un brutto sogno è difficile poi uscirne senza un aiuto. Capita quando dormiamo. Capita nella vita reale. Capita che entri in un brutto sogno da sempre e poi chi ti deve aiutare non ti aiuta. Così resti nel tuo incubo. E ti arrabbi, perché non ce la puoi proprio fare da solo. Così vivono gli abitanti di Borgonuovo, frazione di Tivoli Terme. A raccontarcelo e a farcelo vedere, insieme ad altri residenti, è Giuseppe Porretti, presidente del Comitato di Quartiere “Sant’Agostina” che comprende circa 10 palazzine nei pressi di via dell’Aeronautica. “La riqualificazione – spiega il presidente – doveva essere partita già 2 anni fa, così era stato promesso dall’Ater e dal comune di Tivoli. Ma noi non abbiamo visto niente, sia rispetto alle strade che alle palazzine”. E così è infatti. Muri che cadono a pezzi, cassoni in eternit, illuminazione scadente alla quale devono provvedere, spesso a loro spese, i residenti. Ascensori non funzionanti, pavimenti dei portoni che sprofondano. Benvenuti a Borgonuovo, anticamera dell’Inferno per quelle 80 famiglie che vivono nelle case che abbiamo visitato. “E dire che ci avevamo anche creduto – prosegue Porretti – quando nel maggio di questo anno il comune di Tivoli aveva stipulato un protocollo d’intesa con l’ATER: il comune predisponeva l’appalto, e l’azienda metteva a disposizione i tecnici”. Non si è visto nulla di tutto questo, però abbiamo visto molto altro. Abbiamo visto soffitti gonfi di acqua e di umidità. Abbiamo ascoltato di case occupate e di gente che invece paga regolarmente l’affitto, oppure di “spazzini che qui non passano mai”. O ancora di illuminazione esterna promessa e mai arrivata: impianto e installazione a cura dei residenti. “Senza pensare a citofoni e portoni, guasti e regolarmente riparati. E pagati da noi”. Dura un paio d’ore il giro attraverso i cortili e gli appartamenti di Borgonuovo. Tra anziani e giovani, tra i problemi più disparati, abbiamo anche avuto modo di sentirci toccare il cuore: una donna, separata, con un figlio disabile. Con le lacrime agli occhi ci dice: “Ho dovuto pagarmeli da me i lavori di casa. Volevo che tutto fosse perfetto per la comunione del piccolo”. Quando arriva l’affitto lo pagano tutti. “Però di servizi, dovuti, non si riesce – chiude Porretti – ancora a parlarne”. E ancora mille storie di una quotidianità che spesso diventa subita più che vissuta, “rallegrata” da scene che dipingono secchi nelle scale per evitare che l’acqua che cade dal soffitto bagni tutto. O ancora il tetto, dove i muri crollano e i calcinacci si ammucchiano, e da dove si vedono gli accampamenti abusivi della zona, dai quali partono fumi ormai tristemente familiari per queste zone, e si vedono gli abitanti fare i loro bisogni alla luce del giorno. Ed ecco il buio, e le macchine che sfrecciano su via dell’Aeronautica, i primi falò fuori legge che si accendono. Si respira, insieme al fumo, l’odore della rassegnazione. E forse l’odore più significativo, e per questo più sgradevole, è proprio questo.
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