Vi presento il concept album. O meglio, il disco che ha fatto capire al mondo che cosa sia un concept album. Nulla è scontato in questa opera magistrale quindi, andiamo per ordine. Innanzi tutto è l'undicesimo lavoro dei Pink Floyd. Il disco si basa su una storia onirica, assurda e strepitosamente frenetica, dalla quale è stato successivamente tratto il film "Pink Floyd The Wall" di Alan Parker. Il tutto gira intorno ad un personaggio che, traumatizzato da vari eventi, si rifugia dietro un muro tanto immaginario quanto imponente e solido, facendoci capire tutte le difficoltà che incontra un individuo fin dall'infanzia e di quanto sia difficile superarle senza cadere nella follia. Ebbene si, tanta psicologia, o se preferite psichedelia, ma questa monumentale band cosa sarebbe senza le caratteristiche sopra menzionate? Tutta l'opera è contornata di pezzi che sono manifesto di uno stile musicale originalissimo anche oggi, che difficilmente stanca e che ha ancora tanto da raccontare. I musicisti sono delicatissimi ed appropriati, stupiscono senza bisogno di virtuosismi eccessivi. Da un punto di vista strumentale il tutto è organizzato con cura e perizia, dando un'immagine complessiva di educazione e pulizia ma nulla cade mai nella banalità, gli effetti campionati hanno un vero senso, si fondono una volta tanto con le parti strumentali in maniera perfetta, arricchendo e mai svilendo. Ragazzi, una vera goduria!
I brani che incarnano il leitmotiv di questo vero e proprio "viaggio musicale" sono, "Another Brick In The Wall Part I, II e III", che irrompono e interrompono a intervalli irregolari i primi 12 brani dei 26 totali, a chiudere troviamo "Outside The Wall" che profeticamente annuncia l'uscita e il lieto fine di questi incastri psicotici. Gli altri brani non c' è bisogno di menzionarli, sono tutti fantastici, come si dice in gergo, "non c'è un pezzo sbagliato". L'unica nota negativa, se proprio vogliamo trovarla è che proprio quest'album sancisce il disgregamento della formazione classica dei Floyd dai tempi dell'allontanamento di Syd Barret. Il tastierista Richard Wright, infatti partecipa alle registrazioni in maniera tardiva e parziale e in seguito al suo licenziamento suona durante il tour da semplice turnista. Ma non possiamo farci condizionare da queste scaramucce fra vecchi amici, a noi questo disco piace, e pure tanto tanto. Si cammina attraverso atmosfere sognanti, tra lente ballate e canzoni più rock ma tutto in perfetta linea creativa floydiana. Consiglio di ascoltare questo disco senza troncare le canzoni e senza "mandare avanti" per il fatto che anche sonoramente i pezzi sono quasi tutti collegati, esattamente come in musica classica.
E voi, da che parte del muro state? Buon ascolto!Voto 10-
I brani che incarnano il leitmotiv di questo vero e proprio "viaggio musicale" sono, "Another Brick In The Wall Part I, II e III", che irrompono e interrompono a intervalli irregolari i primi 12 brani dei 26 totali, a chiudere troviamo "Outside The Wall" che profeticamente annuncia l'uscita e il lieto fine di questi incastri psicotici. Gli altri brani non c' è bisogno di menzionarli, sono tutti fantastici, come si dice in gergo, "non c'è un pezzo sbagliato". L'unica nota negativa, se proprio vogliamo trovarla è che proprio quest'album sancisce il disgregamento della formazione classica dei Floyd dai tempi dell'allontanamento di Syd Barret. Il tastierista Richard Wright, infatti partecipa alle registrazioni in maniera tardiva e parziale e in seguito al suo licenziamento suona durante il tour da semplice turnista. Ma non possiamo farci condizionare da queste scaramucce fra vecchi amici, a noi questo disco piace, e pure tanto tanto. Si cammina attraverso atmosfere sognanti, tra lente ballate e canzoni più rock ma tutto in perfetta linea creativa floydiana. Consiglio di ascoltare questo disco senza troncare le canzoni e senza "mandare avanti" per il fatto che anche sonoramente i pezzi sono quasi tutti collegati, esattamente come in musica classica.
E voi, da che parte del muro state? Buon ascolto!Voto 10-
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