Roma, 06 ott – Il monumentale "Spartaco" di Vincenzo Vela, il "Masaniello che chiama il popolo napoletano alla rivolta" contro i re spagnoli di Alessandro Puttinati, e "I profughi di Parga' di Francesco Hayez, elegia commossa del popolo greco che deve abbandonare la patria occupata. Con queste tre opere, metafora romantica di riscatto e rivalsa patriottica, si apre il percorso espositivo della mostra "1861. I Pittori del Risorgimento", da domani al 16 gennaio alle Scuderie del Quirinale, presentata in anteprima oggi dal presidente e direttore dell'azienda speciale Palaexpo Emmanuele Emanuele e Mario De Simoni, dall'assessore capitolino alla Cultura Umberto Croppi, da Giuliano Amato presidente del comitato delle celebrazioni per i 150anni dell'Unita' d'Italia, e Antonio Paolucci presidente della commissione cultura del Quirinale, e dai curatori Fernando Mazzocca e Carlo Sisi. Una mostra che racconta il Risorgimento attraverso due piani di lettura, il campo di battaglia immortalato dai pittori soldati, e le case, la famiglia, l'intimita' degli affetti che vivono la storia attraverso lettere, giornali e gesti semplici. In tutto, sfilano quaranta opere da 28 prestatori, dai lavori di grandi dimensioni per le scene di battaglia, lungo il primo piano rivestito di tricolore, alle opere di media grandezza che nel secondo piano indagano il dietro le quinte del Risorgimento. "Quasi tutti gli artisti sono combattenti, a dare una testimonianza diretta dell'impegno dell'arte – dice Croppi – proteso nel vivo degli accadimenti a riprodurre un'idea di partecipazione, un afflato popolare, che voleva far sentire partecipe tutto un popolo". Per Amato si entra nella storia "Il vero protagonista delle scene di battaglia non e' mai il cavallo trionfante, ma il soldato poveraccio. Per esempio, La battaglia della Cernaja di Gerolamo Induno racconta le due fazioni alle prese con i rispettivi feriti. Giustamente, viene raccontata la sofferenza di questa guerra. Ma c'e' anche la sofferenza di chi aspetta a casa". Paolucci cita alcune opere clou: "Il bollettino della pace di Villafranca racconta un popolo, nobili pezzenti, reduci, sullo sfondo il Duomo di Milano, e' il popolo attraversato dal brusio dorato della storia. E' un pezzo di neorealismo". Non e' cosi' azzardato un parallelo con i film di De Sica o Rossellini, come "La trasteverina uccisa da una bomba" di Gerolamo Induno che richiama la Anna Magnani ammazzata in Roma Città Aperta. "E' una mostra di sentimenti – insiste Paolucci – L'icona e' un piccolo quadro di Odoardo Borrani, dal titolo 26 aprile 1859, dove una donna sta cucendo la bandiera italiana, il tricolore che tra breve esporra' alla finestra che si vede gia' aperta alle sue spalle". Come sottolinea Emanuele: "I quadri scelti non sono stati quasi mai esposti, per la grandezza, ma anche per la loro caratterizzazione eloquente di genere, per essere opera di pittori soldato troppo a lungo considerati minori. Mentre sono convinto che si debba superare questa visione negativa". La mostra e' accompagnata da eventi e un programma didattico, con postazioni multimediale per non vedenti e non udenti.
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