Policlinico Gemelli: “Scoperte staminali che dal midollo riparano il fegato”

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Roma, 07 ott – "Scoperto un esercito di cellule staminali che dal midollo osseo si mette in marcia nel sangue per andare a riparare il fegato, quando l'organo è compromesso seriamente da malattie e/o quando una parte di tessuto epatico viene asportata chirurgicamente per rimuovere tumori o altre lesioni. Queste cellule staminali aiutano l'organo a rigenerarsi quando da solo non ce la fa più a sostenere, usando le proprie cellule staminali interne, il processo autorigenerativo". Lo si legge in una nota dell'Università Cattolica Policlinico Gemelli. "La scoperta di queste staminali che si mettono in viaggio per andare a porre rimedio in caso di guai seri si deve a un recente studio dell'équipe del professor Antonio Gasbarrini, docente di Medicina Interna all'Università Cattolica del Sacro Cuore e Dirigente Medico presso l'Unità Operativa di Medicina Interna e Gastroenterologia del Policlinico Universitario "Agostino Gemelli" di Roma, pubblicato sulla rivista 'Digestive and Liver Disease', ed effettuato in collaborazione con i docenti Gennaro Nuzzo e Felice Giuliante dell'Unità operativa di Chirurgia generale ed Epato-Biliare del Gemelli. "La scoperta è importante" – ha affermato il professor Gasbarrini – perché indica la via verso nuove terapie per stimolare il processo naturale di riparazione del fegato assistito dalle cellule staminali del midollo osseo: attraverso fattori di crescita, per esempio, si potrebbe intensificare il lavoro delle staminali del midollo e quindi ottenere la riparazione di un fegato molto compromesso che da solo non ce la fa a ricrescere. "In questo modo si potrà trattare con resezione chirurgica del fegato un maggior numero di pazienti, anche molti di quelli oggi ritenuti inoperabili perché hanno un tessuto epatico troppo compromesso", – hanno spiegato le ricercatrici Maria Assunta Zocco e Annachiara Piscaglia dell'Istituto di Patologia Medica dell'Università Cattolica che hanno condotto la ricerca. – Il fegato ha una sua riserva interna di cellule staminali capaci di rigenerarlo – ha spiegato il professor Gasbarrini, – ma questo processo rigenerativo è possibile solo quando il tessuto epatico è sano o quantomeno non eccessivamente compromesso da malattie come cirrosi o cancro. Quindi, prima di compiere una resezione epatica su un paziente per rimuovere la parte di fegato lesionata, bisogna valutare costi e benefici dell'intervento, in quanto se la porzione di tessuto da rimuovere è molto estesa, il rischio è che, dopo l'intervento, il fegato del paziente non riuscirà ad autoripararsi. In questi casi il paziente è considerato inoperabile ed è inserito nella lista d'attesa trapianti". (OMNIROMA)

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