Palombara Sabina, 3 ottobre. Il piazzale antistante “quello che fu” l’ospedale di Palombara Sabina pieno di striscioni, che ricordavano anni di promesse non mantenute, e rimarcavano la necessità di mantenere la struttura all’altezza di un ospedale, e di implementarlo. Uno striscione ci ha particolarmente colpito. “Dove è la tac?”. Parole, e persone. Non erano tantissime quelle che erano presenti, ma si facevano sentire, e molte altre ne sono attese nel pomeriggio. Il presidio per l’ospedale – pardon, casa della salute – di Palomabara è iniziato questa mattina alle nove, e promette di proseguire ad oltranza, se “non riuscissimo – spiega uno degli organizzatori – a richiamare l’attenzione degli organi competenti. Siamo pronti ad azioni più eclatanti”. Intanto già oggi il presidio andrà avanti fino alle 23, ed una tenda già piantata esprime la voglia del Comitato a Salvaguardia dell’ospedale di Palombara – ente che ha organizzato la manifestazione di oggi – di non fermarsi, e di proseguire anche nei prossimi giorni. Facile capire che il riferimento agli organi competenti è da assegnare alla Regione Lazio, e al piano di riordino della rete ospedaliera, che coinvolge gli ospedali di Monterotondo, Subiaco e Palombara. Almeno per la Provincia di Roma, e per le nostre zone.
Un riordino – nel caso di Palombara ridimensionamento – che ha avuto inizio nel 2006, quando il comune sabino “ha firmato un protocollo d’intesa – prosegue uno dei responsabili del comitato – con la Regione Lazio, per la trasformazione della struttura in Casa della Salute, in previsione dei progetti per un nuovo ospedale a Monterotondo”. La casa della Salute c’è, non il nuovo ospedale per la Sabina. Il risultato più visibile è quello di aver “ucciso” una struttura valida, all’epoca modello di efficienza e simbolo di come anche le strutture pubbliche possano ben funzionare. Annullato da una politica sanitaria senza programmazione. Va detto infatti che l’ospedale di Palombara, a pieno regime, riusciva ad ottenere 128 posti letto, 1200 interventi chirurgici, 1800 ricoveri nel reparto di medicina, e un reparto di urologia fiore all’occhiello della sanità regionale. Che cosa resta ora? Gli ambulatori, sempre ben gestiti, e un primo soccorso senza ambulanza. Il tutto in una struttura che potrebbe essere utile, potenzialmente, per un bacino di utenti di circa 200 mila persone. In un posto della Provincia di Roma dove gli ospedali latitano, dove mancano i posti letto, dove i tempi della sanità sono enormi, forse una struttura come Palombara non andrebbe accantonata in questo modo. Forse andrebbe rivista tutta la zona che va da Monterotondo a Tivoli. Tantissima gente, due ospedali. Non è neanche più possibile curarsi vicino casa. Ed ecco l’affollamento per gli ospedali romani. Va bene il riordino. Ma delle esigenze delle persone non ne tiene conto nessuno?
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