Caso Radio Vaticana, continuano i monitoraggi. Una storia che va avanti da più di 10 anni. E la gente continua a morire

In Ambiente & Territorio, Cronaca & Attualità, Primo Piano da Yari Riccardi Commenti

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Ancora elettrosmog, come se non bastassero le tante fonti di inquinamento che i cittadini, di Roma e dell’intero Lazio  – Guidonia ne sa qualcosa – devono affrontare ogni giorno. Si sta infatti effettuando  una nuova campagna di misurazione dei livelli dell'inquinamento elettromagnetico prodotto dalle antenne di Radio Vaticana: l’iniziativa è dell'Arpa Lazio, di concerto con il Dipartimento delle Comunicazioni del ministero per lo Sviluppo Economico e con il ministero dell'Ambiente.

Un monitoraggio dei tecnici che risale, come inizio, a circa due mesi fa, ed è ancora in corso. Tutto parte dalla lettera dello scorso luglio di Legambiente, che aveva sollecitato l'avvio di nuove misurazioni nella zona di Cesano, alle porte di Roma, a seguito della pubblicazione della perizia di un autorevole gruppo di studiosi dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che confermava ancora una volta le peggiori paure dei cittadini. Paure che hanno dei nomi ben precisi, tumore emolinfopoietico, leucemia e linfoma non Hodgkin. Una analisi, quella degli studiosi, che ha prodotto pagine di dati e di analisi, e che ha fornito cifre inquietanti sulle decine e decine di persone malate e morte, tra i quali bambini e bambine.: è stato infatti constatato – in un raggio, enorme, di 12 km – un eccesso di rischio di morte per, per esposizione residenziale di lunga durata. Alla comunicazione dell’organizzazione ambientalista ha risposto l’ Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Regione Lazio.

Dunque, si fanno dei passi in avanti in una situazione che è davvero pericolosa per i residenti, un numero molto ampio visto l’enorme raggio di interesse. ''Finalmente è ripartito almeno il monitoraggio – afferma il presidente di Legambiente Lazio, Lorenzo Parlati – ma la gravità della situazione è comprovata e sotto gli occhi di tutti e impone provvedimenti immediati, senza ulteriori perdite di tempo”. Va detto che sono passati oltre dieci anni dalle prime misurazioni di Enea, Anpa e ministero delle Comunicazioni che registrarono picchi addirittura di 20 volt/metro – i limiti di legge 6 volt/metro secondo il decreto 381 del 1998 – con notevoli superamenti in 11 su 14 dei punti monitorati, nonostante Radio Vaticana avesse ridotto del 50% la potenza in quel periodo. Dunque non parliamo di novità, ma di un problema che si conosce da molto tempo.
''Il processo contro i vertici di Radio Vaticana per 'getto pericoloso di cose' non è mai arrivato a sentenza per l'intervenuta prescrizione – ricorda Parlati – ma il nodo da affrontare subito, fuori dalle ipocrisie, resta quello della delocalizzazione delle antenne: nel 2010 non ha alcun senso una tale concentrazione di potenza di trasmissione, ci sono tecnologie innovative che permetterebbero tranquillamente di mettere la parola fine a questa drammatica vicenda. Credo sia questa la richiesta contenuta nella straziante lettera inviata nei mesi scorsi al Papa dai genitori dei bambini morti a causa della leucemia o colpiti dalla
malattia. Bisogna fermare questa assurda strage, eliminando quelle antenne''. Antenne, e “antennisti” – ci venga passato il gioco di parole, non parliamo in nessuno modo dei tecnici specializzati – che spesso hanno il coltello dalla parte del manico, si legga legge e burocrazia. Lo abbiamo visto a Guidonia, nella storia delle antenne in via dell’Unione e a Villalba. In questo caso non si tratta di gestori telefonici, ma di Radio Vaticana. Un ente che dovrebbe essere più umana e sensibile di tanti altri. E se la tecnologia permette soluzioni alternative – ne siamo certi – che si arrivi al più presto alla parola fine. Lo gridano i genitori dei bimbi malati e morti.

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