Tutto nasce dalla mozione presentata da Vincenzo Tropiano nell’ultimo consiglio comunale, relativa all’annotazione sul registro dell’anagrafe del Comune di Tivoli della richiesta di trascrizione del doppio cognome di un bambino nato da coppia omogenitoriale, da inviare al Tribunale per il decreto di trascrizione.
Il consigliere leghista, dopo aver inserito il fatto negli ultimi sviluppi politici e legislativi, ha definito “tale procedura in linea con una visione adultocentrica in contrasto con l’intenzione superiore del bambino e che va fatto rispettare il divieto di legge allo stato dei fatti sussistente, improntato alla tutela ed osservanza dei diritti e dei doveri sanciti dalla Carta Costituzionale vigente, evitando che il ricorso di queste pratiche all’estero si traduca in un aggiramento del divieto in Italia”. Al sindaco e all’amministrazione comunale Tropiano ha chiesto di “astenersi da atti che prevedano annotazioni propedeutiche alla trascrizione del doppio cognome per bambini nati da coppie omogenitoriali, almeno fin quando non si pronuncino l’Avvocatura dello Stato e la Corte Costituzionale”.
La mozione, definita dal leghista “urgente”, sarà discussa nel prossimo consiglio comunale, in programma martedì 18 settembre. Mozione che ha già portato a forti reazioni.
La risposta di Laura Di Giuseppe e Irene Marinucci. La tematica ha unito le idee delle due giovani consigliere tiburtine, una in maggioranza con la civica Una Nuova Storia, l’altra nel PD.
La dem Di Giuseppe parla di “energie sprecate nella mozione di Tropiano. “Energie sprecate perché non permetteremo di cancellare i diritti di chi legittimamente decide della propria vita, energie sprecate perché credo fermamente che le istituzioni, e come tale il consiglio comunale, abbiano la possibilità e quindi il dovere morale di cambiare in meglio la vita delle persone e invece c’è chi vorrebbe usarle per ghettizzarle. Pensiamo davvero che impedire di registrare un bambino o una bambina come figli di due uomini o due donne cancelli il fatto che essi siano figli legittimi di quella coppia che li ama e che se ne prenderà cura? Davvero pensiamo che registrarli come figli di un genitore solo cancelli la realtà di queste famiglie anche se qualche ministro continua a negarla? Assurdo. Davvero vogliamo celare dietro questioni giuridico-legali quello che è bigottismo? Si chiama Omofobia. D’altronde è comprensibile che, a soli 10 mesi dalle elezioni amministrative, si abbia bisogno di ricorrere a marchette elettorali di questo tipo per recuperare terreno e visibilità e garantirsi il voto di qualche vecchio nostalgico conservatore tiburtino, soprattutto se si è rimasti fuori dal consiglio e dai ruoli istituzionali per 4 anni. Ma è un giochetto a cui non ci presteremo. Non si gioca con la vita delle persone e con il riconoscimento dei loro diritti”.
La Marinucci definisce invece una “farsa tenere il consiglio a discutere di Medioevo. Sono queste le priorità della Lega Tiburtina? Intendiamoci: per cultura, provenienza e sensibilità credo fermamente che sia molto più importante e segnante per la vita delle persone discutere di diritti civili che non di altri temi che interessano, la maggior parte delle volte, solo gli addetti ai lavori, ma qui si vuole discutere strumentalmente di una retrocessione del diritto individuale, una follia. Sembra ci sia una sorta di morbosità verso argomenti strettamente personali e intimi. Come se sapere di chi si è figli, dove si è nati o con quale metodo di concepimento cambiasse la realtà: e cioè che ogni bambino ha diritto ad avere dei genitori, con le tutele e i diritti che ne conseguono. E mi sembra assurdo dover ribadire un concetto così banale, perché è semplicemente di persone che stiamo parlando. Vogliamo negare alle persone il loro sacrosanto e inviolabile diritto a essere tali? Fino agli anni 40 erano le donne a vedere negati i loro diritti di uguaglianza, poi è toccato ai <negri>, oggi tocca agli omosessuali. La storia dimostra che per quanto torto abbia chi si ostina a voler conservare dei privilegi che dovrebbero essere solo diritti, poi, alla fine di percorsi, purtroppo, sempre troppo lunghi, l’evoluzione umana arriva a riconoscerci come tutti di pari dignità di fronte alla vita e all’ esistenza, quindi, vi prego, siamo seri e occupiamoci di migliorare la vita dei nostri concittadini, invece di rendergliela odiosa e complicata che rileggendo la mozione, come si dice, verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere”.
Un antipasto che rende il prossimo consiglio già ad alta tensione.
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