In un momento di grave crisi economica, sociale e culturale Atreju ha voluto interrogarsi sulla nascita, la formazione e l’impegno dei nuovi italiani. L’Italia sta vivendo, infatti, una grave fuga di talenti, che depaupera la Nazione delle proprie risorse per produrre idee, energia e ricchezza. Su questi temi e su come investire nel futuro delle nuove generazioni si sono interrogati oggi al Parco del Celio: il sindaco di Roma, Ignazio Marino, il segretario generale del Coni, Roberto Fabbricini, il vicepresidente dei deputati di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli, e il prorettore della Università di Tor Vergata, Franco Salvatori.
Ad aprire il dibattito l’editorialista e docente di comunicazione all’Università di Napoli, Giampaolo Rossi, che parla di “fuga di speranza”. “I giovani italiani non hanno la libertà di trovare la propria strada. Anzi i talenti che vogliano inserirsi nel mondo del lavoro sono costretti ad andare via, perché in Italia non ci sono le condizioni per emergere”. Un problema che non viene visto solo come economico e culturale ma soprattutto politico: “Temo che i nostri modelli formativi stiano saltando – ha sottolineato Rossi – ma è la politica che deve ridisegnare le priorità di questa Nazione, per dare la possibilità ai giovani di vedere nel lavoro la possibilità di realizzarsi.”
Per il deputato di FdI occorre promuovere una formazione diversa “fuori dall’appiattimento dovuto al fenomeno del sessantottismo. Un cancro che ha portato ad indottrinare invece che a promuovere la cultura”. Bisogna liberarsi dai “condizionamenti ideologici” che frenano l’Italia e “ridisegnare una filosofia del valore e del merito, investendo nella ricerca e nell’innovazione”. Per farlo però occorre un forte “impegno legislativo sia in termini di riforma strutturale che di incentivi per tornare a rendere competitiva la preparazione culturale degli italiani e dell’Italia”, promuovendo una politica del recupero e dell’ottimizzazione delle persone e delle opere d’arte che distinguono l’Italia nel mondo. “Se non possiamo usufruire del nostro patrimonio – ha concluso Rampelli – vuol dire che continueremo ad essere poveri per il resto dei nostri giorni. La cultura , invece, rende liberi”.
Posizione che è stata pienamente condivisa dal prorettore di Tor Vergata: “L’università italiana ha vissuto 3 riforme in 10 anni e negli ultimi 7-8 anni ha visto tagli del 10-12% annuo, senza ricevere risorse aggiuntive in termini di ricerca, strutture didattiche, strumenti più innovativi ai giovani. Ma non investire in risorse umane, in alta formazione ha una ricaduta immediata sul sistema delle imprese”. Salvatori ha poi voluto ricordare un sogno nel cassetto del suo Ateneo, la Città dello Sport: “Tor Vergata ha a disposizione ettari che potrebbero trasformarsi in luoghi sportivi per gli studenti universitari”.
“Un progetto importante per una sana e completa formazione dei nostri giovani – ha sostenuto il segretario generale del CONI Fabbricini – Lo sport ha una grande potenzialità e può dare degli spazi ai giovani che, in questo momento, molti non riescono ad avere”. Per Fabbricini, nonostante le risorse e i fondi pubblici a sostegno siano negli anni fortemente stati ridotti, il Coni ha comunque ancora oggi “l’importante compito di contribuire a creare i giovani talenti della nostra società e mai si sottrarrà a questo dovere”.
Il sindaco di Roma Capitale ha invece voluto sottolineare quanto la ricerca sia centrale “quale motore di sviluppo e dell’economia. Il nostro Paese – ha sottolineato Marino – sembra però non ci abbia creduto davvero. Tanti anni fa prese l’impegno a Lisbona di investire il 3% cento in questo settore. Oggi, però, siamo ancora all’1%. Questo fa dell’Italia un fanalino di coda. I nostri ricercatori hanno firmato all’estero per 350 brevetti per un valore di 2 miliardi di euro, perdendo un valore in prospettiva di 4 miliardi di euro. Dobbiamo cambiare rotta. Noi dobbiamo premiare i migliori e non lo facciamo”.
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