Bologna / Strage alla stazione, 38 anni dopo: dove eravamo, dove eravate in quel giorno?

In Terza pagina da Alessandra Paparelli Commenti

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Bologna, 2 agosto 1980: la più grande strage in tempo di pace.

Angela Fresu, la vogliamo ricordare, è stata la  vittima più giovane,  una bambina di appena tre anni e quel 2 agosto 1980, come tanti di noi, stava per andare in vacanza, mentre altri lo erano già. Era con sua mamma Maria, una giovane madre sarda di 24 anni, emigrata e impiegata in una fabbrica di abiti, tessuti, a Empoli; stava andando con due amiche e la figlia in vacanza sul Lago di Garda. Non ci sono mai arrivate.

E voi, dove eravate, cosa stavate facendo il 2 agosto del 1980? Potete ricordare esattamente dove stavate andando, in quel tragico giorno di una normalissima estate? Vogliamo ripercorrere i ricordi di quella dolorosa giornata: Posso personalmente dire con certezza dove fossi, perchè quella data resterà impressa per sempre. Non si può dimenticare una data simile: facevamo colazione, come ogni mattina, sul terrazzino al mare, il panorama era quello della costa romagnola, dove ho passato decenni di vacanze felici, con i miei genitori allora giovani. Una casetta a Gabicce Mare, nel confine perfetto tra Pesaro e Cattolica. Avevo 14 anni. La notizia della strage di Bologna irrompe tra il pane, burro e la marmellata, in una normale e qualunque mattina di vacanza: l’agitazione entra in casa, sconvolge le nostre anime, le abitudini; scendiamo nella stradina, dove molte case vacanziere erano abitate da amici di Bologna, Modena e provincia.

Un orologio fermo alle 10.25 del mattino: Il panico ed il terrore urlano tutto il proprio sgomento, il dolore e la preoccupazione passano di sguardo in sguardo, di viso in viso. Una signora esce sconvolta dal portoncino, gridando che la figlia doveva prendere il regionale e scendere alla stazione di Cattolica, un signore urla che “qualcosa di sconvolgente è appena accaduto alla stazione di Bologna, forse una bomba”, la televisione entra nelle nostre case, violenta, irreale. Mi sono rimaste impresse nella memoria, per sempre, il caldo afoso di quella mattina, una cappa di foschia opprimente, il latte versato, le immagini delle vite spezzate sotto le macerie, le urla dei vicini di casa, la gente che correva in spiaggia ad avvertire qualche amico, qualche parente,la fila delle ambulanze nelle immagini astiose dei servizi giornalistici, l’orologio fermo, la totale incredulità e l’odore di morte che da quel giorno non mi ha più lasciata.

La strage:

La bomba aveva provocato più di 85 morti e più di duecento feriti, alcuni di loro gravissimi. Nello specifico, fu da molti descritto come uno degli “ultimi atti” della “strategia della tensione” che accompagnò i complessi anni Sessanta-Settanta e l’inizio degli Ottanta;  questi i titoli dei quotidiani del giorno dopo, altra giornata terribile, in cui nessuno aveva voglia di fare nulla, neanche di respirare; le silenziose e dolenti immagini televisive, i funerali delle vittime della strage, in Piazza Maggiore a Bologna. Un silenzio spettrale, carico di angoscia e tristezza. Ci riunimmo dunque tra vicini di casa, lacrime di Bologna, Modena, la provincia romagnola ed emiliana colpite, lacrime tra romani e milanesi, tutti nel salotto di una signora che ci aveva ospitati per sentirci vicini, per scambiare impressioni, per farci forza, per vincere l’incredulità ancora totale. Si parlava di come la città avesse reagito o dovesse reagire, dei soccorsi tempestivi, della gara di solidarietà che era prontamente partita tra cittadini ed associazioni. Anni passati a domandarci e chiederci dei mandanti, temi scolastici fatti, scritti, realizzati; pensieri, ragionamenti in classe con i professori e ancora a casa. Ho rivisto la casa di Gabicce Mare, in una passeggiata serale, ormai chiusa e vuota da anni in compagnia di mio figlio e famiglia in vacanza proprio a Riccione, fedeli amanti delle colline e spiagge romagnole nel mese di luglio. Le stesse immagini e lo stesso sconvolgimento di allora si sono mescolate e sovrapposte ai gioiosi ricordi di una ragazzina timida, che si rifugiava tra i bomboloni alla crema ed i suoi libri, fedeli amici di tante vacanze.  Le immagini di ieri, i ricordi e le immagini di oggi impresse per sempre.

Le parole del Presidente della Repubblica:

Come dimenticare l’orologio fermo alle ore 10.25 , un fermo immagine impresso nella memoria storica di tutti noi: da quel giorno sono passati 38 anni ma di fatti certi, ancora non ne abbiamo. Chiudiamo con le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e il suo messaggio dedicato alla città: “Bologna e l’Italia seppero reagire, mostrando quei principi di solidarietà radicati nella nostra storia. Le inchieste hanno individuato gli esecutori, delineato la matrice neofascista dell’attacco. Ma le sentenze hanno scoperto anche gravissimi depistaggi. Restano ancora zone d’ombra da illuminare“.

 

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