Non è facile vivere a Guidonia, probabilmente come non lo è da altre parti. Una città addormentata: in questo periodo dal caldo, dalla voglia di vacanze. In altri periodi assopita dall’incapacità di capire quanto accade intorno, e dall’incapacità di porre rimedio. Quello che si è sempre notato è una scarsa propensione a definirsi comunità: piccoli agglomerati di persone, repentini cambiamenti sociali tra zone che geograficamente appartengono alla stessa città. Pensiamo a Montecelio e Colleverde: uno straniero potrebbe anche solo lontanamente immaginare che siano due quartieri della stessa città? Da città addormentata a città dormitorio il passo è breve. Tuttavia accadono cose che rianimano una situazione talvolta molto buia, come certe vie delle città nelle scorse sere. Accade che parlare con un padre di famiglia faccia capire che il sonno, prima o poi, passa. E svegliarsi ha sempre un sapore dolce. Chi ha una vita tranquilla, chi ha già fatto quello che doveva fare, spesso si interessa poco di quello che accade intorno. C’è anche una sorta di placida rassegnazione ad uno status quo che sembra insormontabile. Ma quando quello che accade intorno va ad intaccare – sia nel bene che nel male – il futuro dei figli, allora scatta – non in tutti – un meccanismo che porta a pensare. E a valutare quante sono le cose che non vanno nel posto dove si vive. “Guidonia sta diventando ogni giorno più impossibile, e spesso ci vogliono far credere che i problemi veri sono quelli più sciocchi: guardare le pagliuzze negli occhi degli altri, dimenticando la trave che offusca il proprio. Ho ancora in mente la polemica sulla cacca dei cani sui marciapiedi: è davvero solo quello il problema di Guidonia?”. E racconta, Claudio – questo il suo nome – di alcune scene che vede ogni giorno, e che lo fanno preoccupare per il futuro che aspetta i suoi figli. “L’altra sera passeggiavo su via Roma, e davanti al bar Lanciani una macchina a tutta velocità ha praticamente sfiorato tre persone che stavano attraversando: poteva essere una strage”. Non farebbe neanche notizia una scena del genere. Ma lo diventa nel momento in cui sono immagini che chiunque può vedere tutti i giorni. Perché tutti i giorni accadono. Pensiamo al senso unico: primi giorni con un ingente spiegamento di forze, addirittura la sera. E poi? Poi giri con la macchina per il circuito via Roma – via Bordin e vedi, almeno una volta a sera – ma capita anche di giorno – il distratto di turno che va contromano. E che si arrabbia pure, se qualcuno con il clacson glielo fa notare. Forze dell’ordine che si sono riviste sulle strade ieri mattina, e ieri sera, ma per intervenire nell’incidente su via Bordin che ha coinvolto tre macchine. Pochi controlli: non entriamo nel merito della scarsità dell’organico delle forze dell’ordine, ci mancherebbe altro. Non possiamo tuttavia non far notare che questo porta ad una velocità sulle strade del centro urbano assolutamente eccessiva. Un fatto pertinente sia alle strade a doppio senso – facciamo notare per l’ennesima volta che davanti all’entrata dell’aeroporto Barbieri ogni sera c’è un gran premio diverso – che al senso unico, con la corsia di sorpasso che è decisamente allettante per i piloti locali. “Altra cosa – prosegue Claudio – è la mancanza di illuminazione, a intervalli regolari, soprattutto nelle zone nei pressi della piazza del marcato, fino alla chiesa. Buio pesto, per molte sere di seguito. Ci può stare un guasto. Ma come è possibile che si vada avanti in questo modo per giorni e giorni?”. Guasti che possono capitare, naturalmente. Ma lasciare interi quartieri al buio – è successo poche settimane fa, dal 27 luglio in poi – è rischioso per i cittadini, costretti a rientrare a casa immersi nell’oscurità. Altro capitolo: l’immondizia. Strade sporche e poco curate. Un problema che la città si porta dietro da sempre, ma che con l’estate diventa ancora più evidente. E non c’è raccolta differenziata che tenga, se poi le strade, i parchi, le piazze sono ai limiti. Problemi, quelli che abbiamo descritto ora, che lasciano Guidonia in un limbo oscuro e limaccioso, dal quale risulta difficile alzarsi. Problemi che non sono nuovi, e che sono tristi dejavù di storie già raccontate, leitmotiv noiosi e ripetitivi. Perché noti da anni, e mai risolti. “Ogni tanto mi fermo a pensare – chiude Claudio – a quello che sarà il futuro. Per i miei figli. In che posto dovranno crescere? E sono molti a pensarla come me. Famiglie di Guidonia, che vogliono bene alla città dove hanno scelto di continuare a vivere”. Sarebbe una cosa buona, per Claudio, riuscire ad ottenere un incontro con l’amministrazione comunale. Essere ascoltati. Non si chiede altro. E’ un dovere di chi governa comunità, anche se la responsabilità di certe cose non può necessariamente essere diretta. Ascoltare, per capire e intervenire, senza slogan o preconcetti. Per la gente, che di fiducia nel futuro ne ha ben poca.
Scrive Muriel Barbery: “Ecco a cosa serve il futuro: a costruire il presente con veri progetti di vita”. Presente. Progetti di vita. Sembrano parole distanti. Eppure basterebbe poco per ritornare a parlare di vita a Guidonia. E non di sopravvivenza.
Condividi