Sentenza ribaltata in appello. Torna al centro delle cronache il caso di Bernardino Budroni, dopo un inseguimento con due macchine della Polizia e una dei Carabinieri, 40enne di Fonte Nuova morto sul Raccordo nella notte del 30 luglio 2011, dopo un inseguimento con due macchine della Polizia e una dei Carabinieri, a causa di due colpi arrivati da un poliziotto in servizio su una delle due volanti.
Arriva la condanna a 8 mesi di reclusione da parte della prima Corte d’Appello per l’agente che sparò e uccise Budroni, mentre fuggiva dalle forze dell’ordine, chiamate dall’ex fidanzata che lo accusava di stalking.
In primo grado il poliziotto era stato assolto: il fatto non costituiva reato. L’appello e poi la condanna è arrivato nell’udienza di ieri: se nella sentenza di assoluzione il giudice aveva definito l’azione dell’agente “adeguata e proporzionata all’entità della situazione”, in Appello la condanna si è materializzata per una composizione di reati complessa, nello specifico omicidio colposo con eccesso colposo dell’uso legittimo delle armi putativo e per un evento diverso da quello voluto.
Il commento dell’avvocato Fabio Anselmo. “La sentenza di primo grado era ingiusta e illegittima”. Così il legale Fabio Anselmo esprime la sua soddisfazione per la sentenza. “Da oggi possiamo iniziare a parlare di omicidio di Stato: spero che questa sentenza faccia da spartiacque per regolamentare e limitare l’utilizzo delle armi da parte delle forze dell’ordine nei confronti dei cittadini”.
Nella notte in cui è stato ucciso, Dino Budroni era in via Quintilio Varo, dove viveva una donna con la quale ha avuto una relazione di 5 mesi. Storia finita male: quella notte Dino, secondo gli inquirenti, ha danneggiato il portone dell’edificio, il gabbiotto del portiere e la porta di casa della donna. All’arrivo dei poliziotti è scattata la fuga e l’inseguimento. E la morte sul Gra. Era il 30 luglio del 2011.
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