Guidonia / Una mamma racconta la sua vita senza acqua

In Ambiente & Territorio, Primo Piano da Yari Riccardi Commenti

Condividi

È una zona che sembra uscita da un romanzo. Due quartieri, uno di fronte all’altro, sulla strada per Sant’Angelo, adiacenti allo stabilimento della Buzzi Unicem.

Famiglie che non risultano allacciate all’acquedotto pubblico. Tutti senza acqua da mesi, per la precisione da aprile. Mentre è stato pubblicato l’avviso pubblico del Comune di Guidonia per le manifestazioni di interesse delle società abilitate al trasporto d’acqua operanti nel territorio e nelle zone a questo confinanti – l’obiettivo è stipulare una convenzione “per attività di rifornimento idrico al fine della tutela del cittadino non ancora allacciato alla pubblica conduttura idrica” – le famiglie della zona continuano ad essere costrette a prendere l’acqua dalle fontane pubbliche e a convivere con disagi quotidiani, visto che non usufruiscono più del servizio dell’autobotte comunale.

“Esco dalle 8 per andare al lavoro, ed esco sempre con la preoccupazione di un incendio: se arriva il fuoco vicino alle nostre case, noi non possiamo fare nulla”. Perché l’acqua non c’è. Giova innanzitutto ricordare che il Servizio Idrico Integrato è svolto da Acea Ato2 e non dal Comune, è del tutto urgente – numerose le segnalazioni arrivate in Comune in queste settimane – fornire ai cittadini richiedenti un supporto attraverso la possibilità di un prezzo calmierato, “al fine di evitare disparità di trattamento in considerazione dell’emergenza idrica anche in considerazione della primaria necessità del bene”.

Ma come si vive senza acqua? “Una o due volte alla settimana mi carico in macchina la mia botte da 200 litri e i miei bottiglioni e vado alla fontana”. Sono le parole di una ragazza, mamma di tre bambini, lavoratrice fino alle ore 16, a raccontare i disagi quotidiani della zona.

“Ogni volta che vado alla fontana spero di non trovare nessuno: faccio due o tre viaggi, dipende da quanto sono stanca e da quanto mi permettono i bambini, che devo portare con me”. Scaricare il tutto al ritorno a casa, sperare che la cisterna non si svuoti altrimenti le tubature vanno riempite a mano, e tornare a convivere con il problema. L’acqua è contata.

“Contata per la doccia e per il bagnetto dei bambini”, e recuperata attraverso una bacinella sotto i piedi: in questo modo si riesce a scaricare il bagno e a trovare un modo per lavare per terra. “Ovviamente una doccia al giorno, altrimenti dovrei andare alla fontana un giorno sì e uno no”.

Poca cucina: impossibile solo pensare di sprecare il prezioso liquido per lavare pentole e piatti. Piatti freddi ed insalate. “D’estate si può fare, ci consoliamo pensando questo”. Un quadro che riporta indietro nel tempo, che va avanti da mesi e che ora tocca all’avviso pubblico di qualche giorno fa – il termine per la presentazione delle domande è il 20 luglio – risolvere.

Sulla strada per Sant’Angelo e nelle altre zone interessate. Perché senza acqua “non si vive”. Lo sussurra la mamma che abbiamo incontrato. Un sussurro che assomiglia tanto a un grido d’aiuto.

Condividi