Tivoli. Alessandro Petrini scrive al sindaco Proietti: la Nathan ancora in primo piano

In Ambiente & Territorio, Politica, Primo Piano da Yari Riccardi

Condividi

La Nathan ritorna – come se se ne fosse mai andata – al centro della politica tiburtina. Dopo i veleni della campagna elettorale, a portare la vicenda di nuovo di fronte al neosindaco di Tivoli Giuseppe Proietti è Alessandro Petrini, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale. Una lettera da cittadino, scrive Petrini. Una lettera politica, che, ci piace sottolinearlo quando capita, vuole essere costruttiva. “Recentemente, il Ministero dei Beni Culturali – spiega Petrini – su richiesta dell’Unesco, si è pronunciato in maniera chiara con una valutazione d’impatto che boccia senza mezzi termini la lottizzazione Nathan. Quello che mi chiedo allora è perché dobbiamo parlare di compensazione, di delocalizzazione o, molto peggio, ci vogliamo ancora ostinare ad adottare nuovi piani di lottizzazione al fine di trovare l’escamotage per poter costruire?”. In un mondo ideale un parere così influente bloccherebbe anche la sola idea di costruire. In Italia si pensa agli escamotage per farlo. Perlomeno qualcuno si indigna, ancora, e ci auguriamo sia indignazione vera e pura. “Non si può andare avanti così perché non se ne esce più. Non si può pensare di cercare una giustificazione alla lottizzazione, nella possibile sanzione ai danni del Comune in caso non si costruisse, quando anche il MIBACT ha ribadito che non si deve costruire. Ne, tantomeno, si può giustificare, altrettanto subdolamente, la volontà di procedere all’edificazione con la necessità di estirpare quell’area al degrado”. E’ bella la lettera di Petrini. Parla di sogni, di un Parco Archeologico che potrebbe essere gestito da ragazzi, del rilancio delle attività commerciali limitrofe che sono da tempo sofferenti e che mai sono riuscite a beneficiare della vicinanza alla Villa dell’Imperatore Adriano, e, addirittura, il sogno di far vincere l’interesse comune di fronte alla speculazione. “Sono, infatti, fermamente convinto che vada tutelato l’interesse pubblico e che esso prevalga anche di fronte a eventuali diritti acquisiti”. Prendere atto del parere del Mibact vuol dire mettere un punto alla sola idea di compensazione o delocalizzazione, e dire basta al “deturpamento del nostro patrimonio”. Petrini porta anche richieste a Proietti. “Verificare la fattibilità di una revoca delle deliberazioni del Consiglio Comunale n. 35 del 10 luglio del 2008 e n. 74 del 6 dicembre 2011; Prendere una posizione netta di contrarietà alla lottizzazione Nathan e a qualsiasi forma di compensazione o delocalizzazione, a favore della tutela dell’interesse comune; Istituire una Commissione consiliare “ad hoc” sulla vicenda della lottizzazione Nathan, incaricata di audire tutte le parti in causa, anche al fine di acquisire i pareri tecnici di esperti, in seguito individuati anche con il concorso fattivo della stessa Giunta Comunale, indispensabili per procedere alle revoche richieste e per determinare l’eventuale e possibile prevalere dell’interesse pubblico al fine di scongiurare e dire no a tutte le ipotesi di delocalizzazione e/o di compensazione che comunque in linea generale e di principio appaiono non conformi con i bisogni e le esigenze del nostro territorio; Impegnarsi per creare un Parco Archeologico nei terreni in questione, per restituire così alla città un Patrimonio archeologico, culturale e umano sottratto al degrado e al rischio di speculazione edilizia, coinvolgendo tutti i soggetti Istituzionali di riferimento, in primis il MIBACT e la Regione Lazio e facendo assumere a ciascuno di essi le specifiche responsabilità che ne derivano; Impegnarsi per affidare lo stesso Parco Archeologico a Cooperative di giovani che ne sappiano valorizzare la presenza e la gestione”. Atti che sembrano poter essere realizzabili. E il CV di Proietti parla per lui, e racconta di una personalità così vicina a certe tematiche relative alla Cultura da poter dire finalmente basta allo scempio Nathan (e non solo). Ne ha le competenze e le conoscenze. Si parla di speranza, alla fine. Quella di credere che il patrimonio che ci hanno lasciato in eredità i nostri padri, non può essere messo in vendita a nessuna cifra.

Condividi