Deve essere una sensazione brutta. Che è anche poco. Stai lavorando, e a un certo punto ti trovi davanti i tuoi superiori che iniziano a progettare e a valutare il futuro del negozio dove tu sei impiegato. Un futuro dove tu non sei previsto. “Qui ci mettiamo questo, qui altro”. E subito dopo arrivano anche i primi camion di chi forse diventerà il nuovo padrone di quel posto. E ci metterà altre persone, forse. E tu tra quelle persone ancora non sai se ci sarai. A questo hanno assistito, da un giorno all’altro, uomini e donne che sognavano stabilità e un futuro migliore, e che invece ora si trovano con i pugni stretti per la rabbia e nubi oscure all’orizzonte.
Una storia segno dei tempi che viviamo: sono 52 gli operai del supermercato Coop di Guidonia, nel centro commerciale Tiburtino, che vivono momenti di incertezza dopo la decisione di UniCoop Tirreno di procedere verso la Toscana, lasciando per strada numerosi punti vendita in crisi di vendite con buona pace della chiarezza necessaria e dovuta verso i lavoratori. Una storia segno dei tempi, e di quel precariato – contratti di 20 ore a settimana, contratti bimestrali che diventano trimestrali e tornano bimestrali perché devi dimostrare che sei bravo: sono solo esempi, del tutto generali, li ascoltiamo ogni giorno – che continuano a farci passare come un favore, un beneficio, una cosa buona. Ma che è in realtà uno schiaffo in faccia ai lavoratori, uno sputo in viso al diritto a un lavoro degno e dignitoso. Andiamo nello specifico, perché è chiaro che i precari non stanno solo alla Coop. I 52 lavoratori (48 nel supermercato, 4 dell’indotto che questo porta) non sono stati con le mani in mano, neanche davanti al silenzio, che va avanti – oggi era la data del CdA di UniCoop – senza far trapelare nulla, e che assiste alle proteste degli operai, uomini e donne che abbiamo incontrato, e che hanno in viso i segni di una disperazione forte e senza freni. Una disperazione incanalata in una lettera letta nella seduta di ieri del Consiglio Comunale di Guidonia, portata in consiglio dal M5S, che ha immediatamente fatto sua la vicenda: parole di chi vede il suo futuro appeso a un filo e che non ha paura di far valere i propri diritti. La buona notizia è che il neonato consiglio intende prendere una posizione forte nella vicenda, che evidentemente colpisce e forte uno dei punti commerciali più in vista della città: a giorni sarà convocata una seduta proprio sul tema. La buona notizia è che gli operai non intendono fermarsi. “Abbiamo già fatto – ci ha raccontato Francesco Iacovone, rappresentante USB – numerose manifestazioni, scioperi e serrate, e di certo non ci fermeremo. Vogliamo almeno chiarezza”. E’ Iacovone a farci la cronostoria della vicenda. Con lui le persone che vivono sulla loro pelle tutto questo, e che hanno assistito al consiglio comunale, cercando confronto e conforto da chi perlomeno può e deve prendere posizioni forti. “Ci aspettiamo – chiude Iacovone – che eventuali ditte che subentreranno a UniCoop siano affidabili e coerenti anche con i valori che noi lavoratori abbiamo sempre tentato di portare avanti”. Quello che fa più rumore è appunto il silenzio della ditta. Che certo sarà rotto nei prossimi giorni. Perché già è durissima vedere qualcuno che gioca a dadi con il tuo futuro senza neanche avvisarti. Diventa un incubo non sapere neanche quando e come il dado si fermerà, e quale faccia mostrerà a 52 uomini e donne che hanno l’unica colpa di pretendere chiarezza. Certezze no, quelle ce le ha tolte chi ha detto che il precariato e la flessibilità sono il futuro e fanno bene al lavoro.
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