Cinque volte. Cinque volte andare all’ospedale ed essere rimandati a casa. E morire. Questa è la storia di Giorgio Manni, raccontata sulle pagine de “Il Messaggero”. Una via crucis: non troviamo altra definizione per la vita di un uomo che finisce dopo che tutti gli ospedali in cui entri ti rimandano a casa. Subiaco (2 volte), Tivoli, Umberto I, Cto. E la morte a Tor Vergata, struttura che il paziente l’ha accolto. Troppo tardi per porre rimedio. Una storia che diventa simbolo della sanità nel Lazio, dove la giunta regionale chiude ospedali ma non offre alternative. Dove la salute pubblica diventa merce di scambio, merce per promesse elettorali e prestigiose carriere politiche. In tutto questo quadro,
Resta un fatto. La gente muore negli ospedali del Lazio. Gli ospedali del Lazio vengono chiusi o ridimensionati in zone che avrebbero solo bisogno di strutture sanitarie. Nei pronto soccorso i tempi d’attesa somigliano vagamente all’eternità. I posti letto sono sempre meno, e sempre più gente ricorre agli ospedali privati. Si muore per essere stati rimandati a casa, dopo aver chiesto aiuto. Non esistono piani di riordino che tengano, davanti a questo.
Condividi