Venti giorni. Tre settimane, poco meno. Venti giorni di vita, in macchina, in due. Hanno lo sguardo stanco Renato ed Anna, coppia di signori che staziona in un parcheggio di Guidonia, nella zona di Via della Pietrara.
Gli occhi di Renato ed Anna, le loro parole, confermano un fatto che in molti spesso dimentichiamo. La dignità si accompagna alla povertà, e lo fa sempre quando le cose vanno male. Renato ed Anna vivono con grande forza d’animo la loro condizione, una storia che comincia tre settimane fa quando la loro casa di Collefiorito diventa inagibile.
Pochi i soldi della coppia, poche centinaia di euro delle quali una parte se ne va per un prestito richiesto tempo fa. “Non abbiamo i soldi per un’altra casa”, lo racconta Renato, bastone per camminare, occhi stanchi, accento romano e una vita da raccontare.
“Fino al 2013 abbiamo vissuto nel territorio di Tivoli. Io lavoravo, raccoglievo il metallo, e le cose andavano bene. Poi abbiamo perso la casa, Anna è andata a vivere con uno dei nostri figli, io ho dormito per anni nel camion che usavo per lavoro”.
Un incubo durato per anni, fino all’ingresso nella casa di Collefiorito, dalla quale, crudele ironia della sorte, Renato ed Anna sono dovuti andare via. Anche stavolta.
Una storia terribile, che racconta, dall’altro lato, un’altra realtà, quella di un quartiere che si è stretto attorno alla coppia. Con garbo, delicatezza e intelligenza. Un passo alla volta, senza invadenza.
“Siamo riusciti a formare una vera e propria rete sociale. Abbiamo iniziato – racconta Caterina – noi che siamo soliti portare i cani a spasso la sera. Ci siamo accorti di questi due signori nella macchina, ci siamo avvicinati e abbiamo iniziato a parlare”. Una rete che ha abbracciato Renato e Anna. Ed ecco la raccolta di soldi, che diventano “buoni” per l’acquisti di generi di prima necessità nel supermercato della zona e negli altri negozi. Ed ecco i pasti caldi della pizzeria. E lo stesso supermercato che ha messo a disposizione il bagno. Ed ecco una chiacchiera, una sigaretta, un sorriso. La voce che passa di famiglia in famiglia, e tutti che vogliono dare una mano. Renato ed Anna non sono soli.
Un percorso che tuttavia non può reggersi soltanto sul buon cuore delle persone. Allertate le istituzioni, dopo lunghi giorni di incontri, di telefonate mai arrivate, di dubbi, la situazione sembra essere arrivata a una svolta, certamente temporanea. Con ogni probabilità oggi il Comune di Tivoli prenderà in carico la situazione di Renato e Anna, accompagnandoli in albergo in attesa di sistemazione.
“Sì ma voglio dire una cosa – così ci saluta Renato – io non ho chiesto niente, e non voglio niente. Mi bastano quattro mura per vivere con mia moglie”. Lo dice con orgoglio, e con una dignità commovente. Lo dice guardando Anna, e un cellulare che non funziona, nell’attesa di qualche telefonata. Lo dice guardando la strada, sognando di avere ben presto di nuovo un tetto vero sulla testa. Quel tetto che Renato per 5 anni aveva dimenticato, e che il destino cinico e baro ha rubato all’uomo anche questa volta.
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