Guidonia / Sul palco dell’Imperiale la vita di Felicia Impastato

In Terza pagina da Roma Est Magazine Commenti

Condividi

Domenica 10 giugno alle ore 18. Questo è l’appuntamento per Felicia (Frammenti di Felicia Impastato) pièce nata da un’idea di Teodora Mastrototaro, che ha scritto i testi e che sarà protagonista sul palco del Teatro Imperiale, per la regia e i costumi di Olga Mascolo.

“Un sentiero a tappe”, che vede protagonista Felicia Bartolotta, madre di Peppino Impastato.

Felicia è una donna semplice, siciliana, che il pubblico incontra nella sua vita di tutti i giorni, in un presente che potrebbe avvicinarsi ai giorni nostri, all’hic et nunc in cui il suo parlare si manifesta. La incontriamo in un tempo immobile: sospesa tra i ricordi del proprio passato e quei momenti in cui la vita era pulsante, speranzosa, combattiva. Nell’incalzante insostenibilità dell’assenza, di ciò che si è perso – suo figlio – i ricordi si mescolano a riflessioni sulla mafia, sino a raggiungere un livello di straniamento dato da tutte le imposizioni che una donna, oppressa dal proprio marito e dalle convinzioni della società in cui vive, deve sopportare. I livelli si sovrappongono e come in un prisma l’immagine di Felicia si moltiplica nella donna che deve agire sulla scena, l’attrice, la donna che deve necessariamente essere madre, la generatrice, la donna che deve muoversi “a comando”, la bambola-­‐‑automa, la teste, l’imputata, la donna che reagisce e testimonia con la propria vita la verità.

Felicia (Frammenti di Felicia Impastato) ripercorre aspetti salienti della propria vita fotografando il proprio territorio d’origine. Il passato, la famiglia, la Mafia e i figli irrompono come paesaggi emotivi nel territorio desolato che la donna ripercorre. La forza della poesia ricompone le semplici parole aprendo scenari altri.

È la terra bruciata della Sicilia con i suoi odori e le processioni che scontorna un racconto composto in parte in prosa in parte in versi. Il vissuto della protagonista si rifrange in molteplici voci. La parola poetica guida la voce, la direziona e il fiato carnalmente si fa urlo, soffio, sospiro, amarezza in cui il dolore diviene denuncia e riscatto. La donna usa un vocabolario domestico, quotidiano e semplice producendo significati altri che avvicinano la prosa alla poesia sino a raggiungere allegorie di denuncia, riguardanti la propria vita, la vita di una donna circondata dalla mafia. La Sicilia diventa un luogo non più tipico ma un terreno di crescita che si apre alle generazioni presenti e future lasciando in dono il monito di Felicia: “quando protestate fatelo con la cultura e nuove idee tra le mani”.

Condividi