Guidonia / Operazioni illegali nella gestione dei rifiuti: sequestrato lo stabilimento della Siderurgica Tiburtina

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Operazioni illegali in merito alla gestione dei rifiuti pericolosi e non. Questo l’esito di complesse e prolungate attività di investigazione portate avanti in modo congiunto dalla Polizia Locale di Roma Capitale e dal Distaccamento di Tivoli della Polizia Locale della Città Metropolitana di Roma Capitale, che hanno portati al sequestro dello stabilimento industriale della Siderurgica Tiburtina, azienda di Guidonia.

“Le indagini, delegate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno avuto origine due anni fa dall’attività di controllo finalizzata al contrasto del traffico dei rifiuti metallici gestito da alcune comunità Rom stanziate in diversi campi nomadi della capitale e della città di Guidonia”, così la nota della Polizia Locale di Roma Capitale.

Una storia che parte da lontano: nel marzo 2016 gli agenti della U.O. Sicurezza Pubblica ed Emergenziale hanno intercettato e poi sequestrato un autocarro, di provenienza illecita, utilizzato per il trasporto non autorizzato di rifiuti metallici. “Da qui sono stati tratti elementi investigativi che hanno successivamente portato all’individuazione del vasto impianto di destinazione dei rifiuti, di circa 17.000 mq, sito in Guidonia”.

In una prima fase gli accertamenti hanno portato a rilevare numerose irregolarità nella gestione e nel trattamento dei rifiuti ferrosi, oltreché la presenza di un’area destinata allo scarico abusivo di acque reflue industriali, con rischio di contaminazione del suolo e delle sottostanti falde sotterranee.

“L’osservazione costante delle attività poste in essere nello stabilimento ha permesso di raccogliere, a carico dei gestori, ulteriori prove – spiega la Polizia Locale – per il più grave reato di traffico organizzato di rifiuti pericolosi e non. Durante le approfondite indagini, coordinate dalla Procura di Roma, è stato possibile documentare la sistematica ricezione e gestione illecita dei rifiuti da parte dei titolari dell’impianto, con reiterazione costante dei reati ambientali”.

Uno stabilimento che operava come vero e proprio “collettore di stock di rifiuti di vario genere, trasportati e conferiti illegalmente, sia da cittadini italiani, sia da appartenenti alle comunità Rom. I gestori eludevano, quindi, le vigenti normative ambientali e traevano un illecito profitto dalla ricezione illegale di ingenti quantitativi di rifiuti ferrosi pronti per essere rivenduti, senza alcun costo di gestione”.

Il provvedimento del Gip del Tribunale di Roma ha posto fine al traffico di rifiuti: la nomina di un amministratore giudiziario ha permesso la prosecuzione delle attività industriali all’interno dello stabilimento, salvando in questo modo numerosi posti di lavoro.

 

 

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