Guidonia. Padre Andrea Stefani saluta la “sua” Santa Maria di Loreto

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Primo Piano da Yari Riccardi

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Era il 2006 ed era luglio, più o meno. “Guarda che non sono un Don!”. Così Padre Andrea decide di rimproverarmi, quando, da giornalista alle primissime armi, avevo deciso di porgli alcune domande immediatamente dopo il suo arrivo a Santa Maria di Loreto: dopo i 12 anni di Padre Salvatore Donadio, era arrivato per Guidonia il momento di un nuovo parroco. Sono passati nove anni da quel giorno, e oggi Andrea (mi permetto di chiamarlo così, credo di avere il suo permesso) ha lasciato la Santa Maria di Loreto per andare a svolgere il suo nuovo incarico nella chiesa di San Francesco a Ripa, a Roma: al suo posto arriva Padre Stefano Marsili. E’ doveroso dare la notizia, anche perchè, di fatto, Andrea è stato uno dei parroci di maggiore impatto mai arrivati a Guidonia. Francescano, timido fino all’inverosimile, Andrea ha rivoluzionato da dentro una parrocchia all’epoca boccheggiante come quella di Guidonia: le ha dato forza, coraggio, colore. Le porte si sono aperte di nuovo, la Chiesa ha ricominciato ad essere quello che dovrebbe essere ovunque, ritrovo per le persone e riferimento per chi è in difficoltà. Andrea lo ha fatto, mai cedendo alle facili cortesie o ai facili proclami. Un carattere forte, di chi sa essere papà ma anche padre severo, e una dolcezza che traspare in numerose sfaccettature che gli osservatori più attenti, o più fortunati, hanno avuto modo di ammirare. Le sue foto con il cappello da lupetto (io c’ero, stavamo in Toscana), le prediche mai banali e senza nessuno schema classico (bello vederlo, lui così grande, in mezzo ai bambini la domenica durante la Messa, ai quali si rivolgeva con tenerezza spesso inaspettata), la cura nella preparazione delle cerimonie, il suo amore per la Terra Santa, il suo non scendere mai a compromessi, la sua gioia evidente quando era in mezzo alla sua gente, i suoi fedeli. E soprattutto l’apertura della Parrocchia ai poveri, e non con facili proclami, ma con i fatti. Con la Mensa Domenicale, con il Villaggio della Povera Gente, ospitando in chiesa persone in difficoltà, aprendo le porte a tutti, senza distinzioni. A Santa Maria di Loreto noi stessi abbiamo conosciuto persone che Padre Andrea ha tolto dalla strada, alle quali ha dato un posto per dormire e una casa. Non sta scritto da nessuna parte. Non c’è nelle regole, non è obbligatorio. Eppure è stato fatto. La mensa per i poveri: tutte le domeniche in maniera del tutto gratuita un pranzo comunitario per chi ne ha bisogno. E queste cose prima dell’arrivo di Padre Andrea non c’erano. La Chiesa non era mai stata così aperta, viva e vitale. Una Chiesa francescana, in totale controtendenza con quanto accade in altre parti. Tante persone alle funzioni, iniziative di solidarietà, iniziative per il solo gusto di stare insieme. Prese di posizione sui temi concreti e reali della città. Un contatto continuo con la comunità dei giovani e progetti di ampio respiro per rendere la parrocchia il luogo non solamente della fede, come è normale che sia. Ma un posto dove sentirsi a casa. Dove il concetto di “porte aperte” è perfettamente compreso da tutti. Dove quel concetto è stato portato e instillato, con le buone e ogni tanto anche con le cattive (perchè Andrea non te le manda a dire, sia chiaro: questo è il suo carattere) da quel sacerdote che oggi se ne è andato con Guidonia nel cuore, scrivendo una lettera per salutare tutti e per non cedere alla commozione. Nove anni sono tanti, in 33 anni di sacerdozio. Nove anni in cui hai visto gente crescere insieme a te e insieme a loro una Comunità. Non tutte le lacrime sono un male, del resto. Oggi Guidonia saluta un frate di estrema spiritualità, di evidente carisma, di assoluta simpatia. Andrea ha rivoluzionato tutto in questi anni, trascinando tutti con il suo entusiasmo e rendendo semplice anche l’impossibile. Una parrocchia, quella di Guidonia, che Andrea ha trasformato in quello che raccomanda , “Una chiesa con le porte sempre aperte e in viaggio verso le periferie”. Non è stato per niente facile. Francesco d’Assisi, una delle figure più affascinanti mai raccontate, siamo certi, sarà fiero di lui. Per quello che ha fatto e per la sua umiltà. Oggi poteva essere giorno degli ‘osanna’ pubblici per Andrea, che invece ha scelto altro. Una lettera per nascondere le lacrime che, chi lo conosce bene lo sa, ogni tanto versa e verserà ancora. Una lettera per salutare e dire grazie a tutti. Che poi, alla fine, se ne è andato a Roma. Ma oggi è tempo di bilanci, oggi è tempo di ricordi. Oggi è tempo di rendere omaggio a un uomo che sa cosa vuol dire essere frate. Senza ostentazioni, senza proclami. Con i fatti, e col cuore. “Non vi dirò non piangete, perchè non tutte le lacrime sono un male”. No, in effetti, quelle che un sacco di gente avrà versato oggi, non hanno proprio nulla di male. Profumano di gratitudine. E probabilmente, quelle di Andrea, sanno di missione compiuta.

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