Salvador de Bahia, Maracas, Sergipi: “Mattoni di Gioia” che arrivano da Guidonia per dare speranza

In Primo Piano, Spazio al Sociale da Yari Riccardi

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mattoni di gioiaIl termine “mattoni” molto spesso è associato ad altro. Case, urbanistica, cemento, costruzioni varie. E non assume, se non in rari casi, accezioni puramente positive. Talvolta però accade, e visto che sempre più raramente riusciamo a raccontare storie belle, notizie che fanno brillare occhi e cuore, siamo orgogliosi di prendere per mano chi leggerà questo articolo e portarlo nel cuore del Brasile. “Mattoni di gioia”. Questo è il nome dell’associazione, nata a Guidonia nel 2013 a Guidonia, frutto del colpo di fulmine nato a Salvador de Bahia tra alcuni volontari, principalmente medici,  le suore dell’Ordine “Figlie della Chiesa”, e le famiglie delle missioni di Maracas e Sergipi, dopo un viaggio nel Paese. Viaggio di solidarietà, cure dentistiche gratuite per gli abitanti del posto. Colpo di fulmine vuol dire spesso amore. Amore che travolge e non ti abbandona neanche quando torni a casa. Amore che ti fa brillare gli occhi, che ti fa fare gesti “insoliti”, che ti lascia l’ansia, quella bella, quella che ti fa essere migliore.  Un amore che ti fa smuovere le montagne, o, più semplicemente, ti porta a sognare di poter dare una mano. Amore che contagia gli altri ed è portatore sano di gioia e solidarietà, tanto da portare altri volontari. Anche a Guidonia. “Le suore che abbiamo conosciuto – ci spiegano i volontari – sono davvero fenomenali: di fatto, attraverso l’educazione e la cultura, salvano molti giovani dalla strada”. Una strada che spesso è l’unico ambiente, vista la difficoltà di avere una casa. E qui entra l’opera dell’associazione, che attraverso numerose iniziative sta raccogliendo fondi per contribuire alla costruzione di edifici per le famiglie della zona. Prefabbricati che, in confronto alle baracche che loro hanno visto e nelle quali le suore giornalmente prestano il loro servizio, sono senza dubbio un miracolo. Miracoli che non nascono mai dall’indifferenza. “Nella cena di beneficenza che abbiamo fatto nella parrocchia di Santa Maria di Loreto, a Guidonia, abbiamo accolto più di 250 persone, che hanno donato un totale di circa 4500 euro. E la spesa per la cena ci è stata completamente donata da alcuni sponsor, che ringraziamo con tutto il cuore: Il Mio Fornaio, Pino Turturo e il Consorzio Cosvedil”. La prima casa – la spesa si aggira intorno ai 14 mila euro – è già in costruzione, e ospiterà una famiglia di 10 persone. I fondi saranno consegnati nella giornata del 13 Giugno a Suor Ana, madre superiore dell’ordine, che sarà in visita a Guidonia. Eventi benefici che andranno avanti ancora: domenica 16 giugno ci sarà uno spettacolo teatrale, sempre nei locali parrocchiali, e il 23 giugno una “camminata di beneficenza” per le strade di Guidonia (per info chiamare il 3387490691). Di solito la beneficenza si ferma ai soldi. In questo caso prima c’è stato il colpo di fulmine, e poi l’amore. E per una cosa di cui ti innamori faresti di tutto. Ci siamo fatti raccontare un po’ di Brasile. E forse ce ne siamo innamorati anche noi. “Non hanno neanche la speranza del cambiamento. Erano stupiti di tutto, delle cure dentistiche come della sola idea che qualcosa poteva cambiare davvero. La dignità lì è avere una casa, e allora quel poco che possiamo fare abbiamo deciso di farlo convergere in mattoni. Di gioia”. Una accoglienza a Salvador certo difficile, ma che non ha scoraggiato i medici che hanno aperto la strada all’associazione. “Ufficialmente facevamo solo visite, e non cure. I dentisti locali non l’hanno presa certo bene. Ma il nostro target non aveva accesso a nulla, alcuni neanche esistevano. E quindi non abbiamo tolto pazienti a nessuno”. Mentre finiamo l’intervista, ci facciamo raccontare ancora. Dei sorrisi, dei visi increduli di bimbi spesso troppo grandi per la loro età. E sorridiamo pure noi. Perchè alla fine la speranza la vedi anche in questo. Nelle persone che ancora sanno sporcarsi le mani per gli altri. Non è dovuto, non lo chiede nessuno. Però esiste. E anche la risposta di Guidonia è sintomo di una voglia di dire basta all’indifferenza che non si può non salutare con gioia. Ci torna in mente un racconto che abbiamo letto tempo fa. “Loumbila (Una Storia)” (http://ferrara.blogautore.repubblica.it/2009/11/28/loumbila-una-storia/). Che sembra scritto apposta per tutto questo. Perchè c’è il prima –  “…Noi mandiamo gli aiuti, sì. Ma anche vecchie auto che inquinano, veleni scartati dalla nostra evoluzione salutista. medicine scadute, profilattici rotti. Noi abbiamo il potere assoluto: di dare futuro ma anche di togliere il presente, di combattere, sì, o di guardare altrove…” – poi c’è il durante – “…No, meglio esserci. Adesso. E imparare. In silenzio…” – e poi c’è il dopo. Quello bello. Quello che va dentro di noi. Una storia che parla di “…tutti quelli che hanno faticato per stravolgere il destino di questo posto del mondo che è una storia che quasi non ci credi. Una storia che infilo tra il mio cuore e il mio stomaco e che adesso porto via con me…”. Cuore e stomaco. Non sono le stesse cose che palpitano quando ci innamoriamo?

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