Tivoli, il 23 giugno risorge il Santuario di Ercole Vincitore

In Ambiente & Territorio, Cronaca & Attualità, In Evidenza, Primo Piano da Yari Riccardi Commenti

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Mercoledì 15 giugno presso il Salone del Ministro in via del Collegio Romano 27 il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Giancarlo Galan, ha presentato le iniziative previste per l’inaugurazione del Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli, uno dei più straordinari complessi archeologici monumentali d’Italia.

Sono intervenuti in Conferenza Stampa, il Sottosegretario per i beni culturali, Francesco Maria Giro, il Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, il Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggistici del Lazio, Federica Galloni, il Sindaco di Tivoli, Sandro Gallotti e l’archeologo Filippo Coarelli.

Il 23 giugno 2011 torna a vivere e verrà finalmente aperto al pubblico il Santuario di Ercole Vincitore, uno dei più straordinari complessi archeologici d’Italia che dopo tre anni di importanti lavori torna ad essere meta eccellente nei percorsi turistici culturali del territorio tiburtino.

Il progetto di recupero, completato dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio, diretta dall’Arch. Federica Galloni, ha rappresentato sin dall’inizio un’importante sfida, interessando un’area di tre ettari sulla quale si sono stratificati dalla fondazione risalente al II sec. ad oggi venti secoli di storia.

Centro del culto religioso, snodo commerciale e contemporaneamente luogo di spettacolo con un teatro per 3.600 spettatori, il complesso del Santuario, dal IV secolo d. C., ha subito numerose e radicali trasformazioni fino a diventare, nel Settecento, oggetto di un’articolata fase di industrializzazione: da fabbrica di armi a impianto di manifattura della lana, da fonderia di cannoni a centrale elettrica, fino a terminare nella “Cartiera Segré”, di cui ancora restano i padiglioni in cemento.

Per la riqualificazione e la valorizzazione delle strutture industriali, la Direzione Regionale ha bandito un concorso di idee il cui progetto vincitore verrà esposto in occasione della serata di inaugurazione.

Una serata ricca di eventi quella del 23 giugno durante la quale si alterneranno spettacoli di danza, di musica, con la partecipazione di Eugenio Bennato che farà rivivere le antiche sonorità delle tammorre, e di immagini, con Piero Angela e Paco Lanciano che racconteranno il Santuario del passato attraverso un suggestiva installazione di suoni, luci e videoproiezioni. Verrà inoltre inaugurato anche un innovativo allestimento che consentirà l’immediata comprensione del complesso monumentale attraverso diverse strutture scenografiche.

Dopo secoli di decadenza e anni di abbandono il Santuario di Ercole Vincitore torna quindi ad essere un polo vitale, dove storia, arte e paesaggio si fondono in un unico grande centro culturale. Rinasce il mito.

L'Ercole di Tivoli appartiene alla versione "italica" del dio, quella più antica, in seguito a Roma sostituita o affiancata dalla versione greca del dio-eroe.

La presenza di un santuario extraurbano dedicato ad Ercole non è casuale in questo punto strategico, visto il ruolo anche economico delle strutture santuariali antiche. La particolare divinità venerata inoltre, notoriamente protettrice delle vie di transumanza e dei pastori, conviene alla tipologia degli scambi commerciali che si dovevano svolgere lungo la direttrice viaria, in uno dei suoi punti meglio controllabili.

Il santuario di Ercole Vincitore fa parte dei tre grandi Santuari con teatro-tempio Laziali con Gabii e Palestrina ed era in realtà un grande "centro commerciale" extraurbano: i mercati e la via sotterranei costituivano la base strutturale, della valenza ideologica e religiosa della soprastante area sacra. Come tutti i grandi santuari antichi, quello di Ercole è stato un centro di accumulo di tesori e denaro circolante ed era in

grado di concedere prestiti e ricavarne interessi. Le prime rappresentazioni del Santuario di Ercole a Tivoli risalgono al Rinascimento quando

architetti ed artisti del tempo ne ritrassero le maestose vestigia che suggestivamente si affacciavano sulla valle dell’Aniene.

Scarsamente menzionato nelle fonti classiche, il Santuario fu a lungo interpretato come Villa di Mecenate finché, nel 1849, lo storico e archeologo Antonio Nibby lo indicò come “Tempio di Ercole”. Si devono poi, a partire dal 1861, all’architetto Charles-Alphonse Thierry le prime illustrazioni prospettiche delle strutture conservate e le tavole che suggeriscono una dettagliata ipotesi ricostruttiva del

monumento.Il santuario si innalzava sul versante sud della forra dell’Aniene, nel tratto tra le cascatelle di Tivoli (a monte) e la località Acquoria (a valle). Il luogo fu una scelta mirata dei costruttori. Il complesso monumentale, infatti, era visibile a largo raggio dal Monte Cavo al Soratte e rappresentava un affaccio sul Lazio antico: la vista spaziava verso i monti Prenestini, i colli Albani e i Monti Cornicolani.

Il grande organismo sorse fuori della città di Tivoli in una posizione strategica a cavallo della via Tiburtina Valeria, principale raccordo tra l’Abruzzo e il Lazio. La strada, che venne di fatto inglobata nel complesso, lo attraversava in una monumentale galleria in muratura cosiddetta “Via Tecta”. Il controllo del traffico tra Roma e il Sannio e l’offerta, in questo punto, di una gradevole occasione di sosta creò nel santuario un vero generatore di ricchezza. Infatti non si poteva evitare di attraversarlo e già questo ne faceva un unicum nel panorama dei santuari coevi. Nel quadro degli interventi in programma volti al restauro e alla fruizione del complesso monumentale del Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli, La Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio ha bandito recentemente un concorso di idee finalizzato all’acquisizione di una proposta ideativa per la successiva progettazione definitiva ed esecutiva relativa alla “Valorizzazione dell’area sacra settentrionale del Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli”. Il concorso, i cui risultati saranno resi pubblici proprio in occasione della serata di apertura, si pone l’obiettivo di aprire al pubblico l’ala settentrionale dell’area sacra e di presentare al visitatore le architetture

del triportico e la traccia del tempio, nuovamente leggibili, in un contesto caratterizzato dalla presenza del comparto industriale che ha modificato profondamente l’impianto antico.

Si intende migliorare la visibilità e la comprensione del monumento e consentire la lettura chiara delle testimonianze antiche in rapporto alle trasformazioni successive oltre a restituire la percezione visiva, dall’area sacra, dell’affaccio sul paesaggio: questo era infatti il tema fondamentale dell’impianto cultuale impostato proprio sulla magnificenza scenografica.

Negli spazi coperti si prevedono funzioni connesse ai servizi e alle attività integrative volte

all’accoglienza del visitatore e al miglioramento della fruizione del complesso monumentale. Il Santuario di Ercole costituisce un unicum proprio per la compresenza di tanti elementi differenziati e stratificati in un sito archeologico di grande rilevanza e il concorso è indirizzato proprio verso una soluzione di equilibrio tra la conservazione integrale delle strutture antiche e il miglioramento della loro percezione e fruizione, con la salvaguardia delle trasformazioni testimoniate dalle strutture di archeologia industriale.

Oggi, finalmente, il Santuario torna ad assumere, grazie ai decennali lavori di restauro e di ripristino, il ruolo centrale che gli spetta nella storia architettonica e religiosa del mondo antico, e si affianca con pari dignità agli altri gioielli tiburtini, la Villa Adriana, la Villa d’Este, la Villa Gregoriana.

Antonio Capitano (con la collaborazione di Marianna Scibetta)

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