Soft. Non si può definire altrimenti la discussione e l’approvazione del bilancio di previsione del 2011 della Città di Guidonia. Una discussione che spesso, soprattutto alle dichiarazioni di voto, è diventata quasi di scienza politica, con la corsa, tra i consiglieri comunali, a difendere e a ridefinire il ruolo del consigliere comunale. Di interventi sul merito molto pochi. Era presente tutta la giunta, e tutta la maggioranza. Per l’opposizione, in sala i redivivi Messa e De Vincenzi. Niente preliminari: fattore che ha deciso la fine del dibattito ad un ora decente (sempre dopo 4 ore di discussione, più o meno animata, più o meno pertinente). L’apertura è per l’assessore alle Finanze Adriano Mazza, che presenta il bilancio. Un bilancio di lacrime e sangue: meno trasferimenti di fondi dallo Stato e dalla Regione – rispettivamente 178 euro in meno per abitante rispetto a quello statali, e 66 per quelli regionali – e 5 milioni in meno per le entrate. Naturali i tagli alla spesa corrente, per questo “il pareggio di bilancio si può raggiungere solo con i tagli alle uscite – ha spiegato Mazza – e sono le restrizioni del patto di stabilità e il federalismo municipale ad averci portato a questa situazione. Di fatto, ci impediranno l’esercizio della spesa. Questo è un bilancio che ci impongono le norme, la contrattualistica esistente, le spese di funzionamento. Questo bilancio prevede solo le spese strutturali, gli impegni ad onorare contratti già presi”. Mazza ha poi chiesto a tutti una riflessione sulle politiche di gestione di qualità, specificando come “siamo sotto la soglia massima di indebitamento prevista dal patto di stabilità”. Guidonia è soggetto passivo: la cassa soffre per i mancati trasferimenti statali – mancano 35 milioni di euro – ma soffre anche di più per quelli mancanti dalla Regione: sono questi quelli destinati al sociale, e sono questi quelli che non arrivano: il comune li anticipa da 3 anni, per una somma di 11 milioni di euro non arrivati, ma che di fatto la cassa comunale ha pagato. Una relazione precisa quella di Mazza, che non offre molti margini per sognare. E infatti, visti i numero, non si può decisamente fare voli pindarici. Del resto, l’obiettivo più volte dichiarato era quello di mettere a posto i conti. Si è passati, dopo la presentazione, alle varie dichiarazioni. In molti si sono soffermati sulla quantità di fondi assegnata al Gabinetto del Sindaco – lo ha fatto Emanuele Di Silvio – e sulla poca programmazione politica che si evince da un bilancio di questo genere. “Siete in maggioranza ovunque – accusa Simone Guglielmo – e vi lamentate anche? Ci sono tagli indiscriminati ai servizi sociali e alle attività produttive”. Arriva poi il turno di Domenico De Vincenzi, del PD, che, facendo un discorso molto ampio, ha spiegato che “sui temi seri occorre una adeguata sede istituzionale. Qui manca: pensiamo alle commissioni. Ho intenzione di fare denuncia pubblica di chi arriva, firma e va via”. Un’accusa che si è sentita altre volte in sala, e che in linea di principio è legittima. Ma allora, e qui apriamo un altro file, perché non denunciare lo stesso pubblicamente chi, seppur eletto, non viene mai in consiglio? O chi se viene va via prima? Ogni riferimento a De Vincenzi – ma non solo a lui, pensiamo anche a Messa – non è casuale, fermo restando che il consigliere del Pd è in assoluto uno di quelli che la politica la sa fare, e pure bene. Ed è per questo un peccato che sia poco presente. Il consigliere democratico ha poi lanciato alcune bordate sui rifiuti. “Sulla nettezza urbana presto scoppierà un caso. E poi siamo costretti a far notare che paghiamo il 100 % di un servizio, quello della differenziata, che si sta svolgendo a metà. Questa è appropriazione indebita”. La fase è stata chiusa da Mazza, che ha precisato che nelle spese per il Gabinetto sono comprese anche quelle del Ced, e che “non si può fare programmazione, visto il patto di stabilità e visti i tagli. L’impegno è quello di riordinare i conti, anche a discapito di belle iniziative”. Si è passati poi alle fase degli emendamenti. Ben pochi in verità: rispetto all’opposizione, c’era quasi una sorta di rassegnazione. “Non li presentiamo, tanto ce li bocciate tutti”. Questo è stato il leit motiv in alcuni tratti. Va detto che in effetti, tutti gli emendamenti della minoranza sono stati rimandati al mittente, qualcuno è stato trasformato in ordine del giorno, qualcuno proprio bloccato. Si è parlato di asili nido, e di manifestazioni culturali, capitolo di spesa che l’Api ha proposto di tagliare per dare fondi a Girocorto. Una manifestazione nella quale, per la parte della comunicazione, è stata coinvolta lo scorso anno l’agenzia di comunicazione Magenta, vicina al capogruppo dell’Api Filippo Lippiello. Emendamento bocciato. Nella confusione più totale della sala, gente che entra, gente che esce, gente che urla al telefono, che chiede quando si mangia, c’è stato anche il tempo di un divertente siparietto tra Pagano e Di Silvio, con il capogruppo dell’Udc che invitava il collega “a resistere: non si può venire al bilancio e non discutere”. Affermazione che ha provocato un certo risentimento in Di Silvio, e che si è poi risolta con un grande abbraccio nel corridoio.
Capitolo dichiarazioni di voto. Ha aperto Massini specificando “un voto senza entusiasmo. Serve una rivoluzione copernicana: prima era il bilancio che doveva dare il consenso, ora serve il consenso per fare le politiche di bilancio. Dobbiamo andare oltre gli elementi vetusti. I problemi esposti da De Vincenzi discutiamoli in commissione Affari Istituzionali”. Morelli, PdL, ha sottolineato, come molti dell’opposizione, come non sia possibile arrivare al 30 giugno senza bilancio, e come occorra “creare al più presto sviluppo economico intorno al casello”. Venturiello ha definito il bilancio soddisfacente, in quanto “mantenuti, nelle ristrettezze economiche, i principali servizi. Se le principali forze politiche di questo comune non hanno presentato emendamenti, immagino ci sia condivisione”. Anche Benetti ha definito il bilancio buono. Con Valeri si è entrati nella lectio magistralis di scienza politica. Oggetto: le spese delle politica, la legge elettorale, e il ruolo del consigliere. Non è una svista: di bilancio no. E dire che eravamo nelle dichiarazioni di voto. Guglielmo nel suo intervento lo ha detto: “Si è parlato di tutto, tranne che di bilancio: una discussione scadente, poche risorse, e indice puntato sugli enti sovra comunali. Sono i cittadini a chiederci di ottimizzare le risorse”. Giammaria, dell'Api, si è risentito della pubblicazione, sul Tiburno, degli emolumenti dei consiglieri comunali rispetto ai gettoni di presenza, e ha chiesto tutela per tutti al presidente Stefano Sassano: così si è chiusa la sessione sul ruolo del consigliere comunale. Ed erano dichiarazioni di voto sul bilancio. Siamo obbligati a sottolinearlo di nuovo.
Hanno chiuso Bertucci, definendo il documento “un bilancio responsabile. Mi auspico voto unanime: saranno comunque necessarie variazioni di bilancio rispetto alle entrate. E l’opposizione non venga a fare emendamenti su 22 mila euro per gli asili nido, quando, con loro al governo, ne abbiamo spesi 15 milioni per un mutuo. Potevano usare quelli”, e Cerroni – arrivato alla fine insieme all’ex sindaco Filippo Lippiello – che ha precisato, riferendosi al capogruppo del Pdl, che “se si vogliono già prevedere variazioni di bilancio, vuol dire che questo bilancio non va bene a nessuno. Un bilancio che è simbolo di una città senza sviluppo”. Si chiude con la votazione. La maggioranza vota per il bilancio, l’opposizione no. Si prevedono tempi di vacche molto magre per Guidonia, che già da anni è nota per una situazione finanziaria molto poco florida. Un bel modo per dire che da anni è un disastro.
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