Ponte di Nona. Il racconto della manifestazione del CAOP

In Cronaca & Attualità, In Evidenza, Primo Piano, Spazio al Sociale da Yari Riccardi

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Se ne attendevano molti di più di manifestanti. Ed è così che la manifestazione del CAOP di Ponte di Nona, quella del 24 maggio, assume proporzioni ben minori rispetto a quanto auspicato dagli organizzatori: erano circa 1000 coloro che hanno partecipato al corteo per la chiusura dei campi nomadi, partito da Piazza Muggia, che poi ha coinvolto viale Caltagirone, via Grappelli, via Capetti e via Chiodelli, per ritornare ancora in piazza Muggia. Non una manifestazione razzista, lo hanno sottolineato più volte i manifestanti, ma un corteo di cittadini esasperati, quella della periferia Est di Roma, e arrabbiati. Arrabbiati con Marino e con le istituzioni che sembrano negare sicurezza e tutela della salute pubblica. “Non è una manifestazione di Destra, e non siamo razzisti: il nostro – spiegano dal CAOP –  è un gruppo apartitico, che intende dare voce all’esasperazione dei cittadini rispetto a una situazione, quella dei campi nomadi e delle relative problematiche, come i roghi tossici, arrivate a un livello di non tolleranza”. Non solo Ponte di Nona è scesa in piazza: erano molti i comitati di quartiere che hanno partecipato, da Tor Sapienza a Corcolle, e ancora Esquilino, Torre angela, Tor Pignattara e Appio Latino. Obiettivo principale della protesta, rappresentato e gridato su molti striscioni, era il sindaco di Roma Ignazio Marino. Composizione variegata quella del corteo: c’erano molti ragazzi, e molte mamme con bambini a seguito. Stanchezza, tanta, nelle loro parole, e  davanti a una mamma che lotta per i suoi figli, di razzismo se ne vede ben poco. Si ascolta l’esasperazione: a prescindere dai numeri dei partecipanti, il malcontento dei romani non può nè deve essere archiviato come razzismo. Sarebbe riduttivo e ingiusto. C’è molto altro: c’è il grido delle periferie stanche di non essere ascoltate.

 

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