C’era una volta. Così iniziano le favole. Quelle belle storie in cui tutto sembra perfetto. Quella cosa che non è di questo mondo, ma dell’altro. La parte divina, quella della religione e della fede. E noi di quello stiamo per parlare. La perfezione non è di questo mondo. Evidentemente sì, non dura per sempre. Ci vuole molta molta fede per accettare quanto sta per accadere nella parrocchia Santa Maria di Loreto di Guidonia, dove, dal mese di settembre 2014, l’Ordine Francescano sarà solamente un ricordo. Un ricordo storico, un ricordo bello, ma solamente un ricordo. I motivi? Le decisioni negli ordini secolari sono spesso prese dall’alto (e non dall’Alto), facendo leva su quel voto di Obbedienza tanto caro ai frati. E da loro sempre rispettato. Così funziona, evidentemente. Sono le regole di un mondo tanto affascinante, quello dei Francescani, quanto complesso. E su questo ci sarebbe poco da discutere. Molto più c’è da dire sul fatto specifico. Perché privare la zona di Guidonia centro di uno dei pochi punti di riferimento a livello di comunità per una pura e semplice questione “politica”, di scambi ed equilibri, suona davvero male. Lo stesso Francesco non sarebbe d’accordo. Perché a Guidonia il francescanesimo portato avanti da Padre Andrea Stefani e della sua comunità di frati è davvero quello vero. Quello che apre le porte ai poveri, ai reietti, agli stranieri. Quello che riesce a ridare colore a quel senso di comunità che la società moderna ha dimenticato. Come si può togliere tutto questo, a maggior ragione in questo momento storico? La Chiesa di Guidonia è ritrovo per famiglie, per ragazzi, per giovani e meno giovani. A Santa Maria di Loreto noi stessi abbiamo conosciuto persone che Padre Andrea ha tolto dalla strada, alle quali ha dato un posto per dormire e una casa. Non sta scritto da nessuna parte. Non c’è nelle regole, non è obbligatorio. Eppure è stato fatto. La mensa per i poveri: tutte le domeniche in maniera del tutto gratuita un pranzo comunitario per chi ne ha bisogno. E queste cose prima dell’arrivo di Padre Andrea non c’erano. La Chiesa non era mai stata così aperta, viva e vitale. Una Chiesa francescana, in totale controtendenza con quanto accade in altre parti. Tante persone alle funzioni, iniziative di solidarietà, iniziative per il solo gusto di stare insieme. Prese di posizione sui temi concreti e reali della città. Un contatto continuo con la comunità dei giovani, con gli Scout in primo luogo, e progetti di ampio respiro per rendere la parrocchia il luogo non solamente della fede, come è normale che sia. Ma un posto dove sentirsi a casa. Dove il concetto di “porte aperte” è perfettamente compreso da tutti. Ed è per questo che le persone che frequentano la Chiesa non hanno preso per nulla la bene la sola idea che i frati se ne vadano. Perché, a prescindere dalle motivazioni (crisi di vocazioni? Ci piacerebbe tanto conoscere le percentuali di “accesso ai voti” negli altri posti) non si capisce davvero il perché debba sempre pagare Guidonia. Intendiamoci, il discorso va oltre la fede. Qui parliamo del concetto stesso di comunità. Parola abusata dai più, e che Padre Andrea – insieme a Padre Luigi, Fra Francesco, Fra Fadi, e a tutti quelli che si sono alternati a Guidonia – ha reso concreta, vera e reale. Non è mica sempre così. Perché estirpare una istituzione limpida come i francescani? Perché non chiedere almeno a chi vive la parrocchia non tanto il permesso – sarebbe strano – ma almeno spiegare le motivazioni di una scelta tanto assurda? In un momento storico di difficoltà per la Chiesa a livello globale, perchè privare tante persone di un punto di riferimento così importante? Non vorremmo davvero che dietro a tutto questo ci fosse un mero discorso di equilibri. Non ci vogliamo neanche pensare. Perché poi l’Obbedienza dei Frati a certe decisioni è scontata. Così è e così sarà sempre. Ma le lacrime di Padre Andrea nel momento in cui dava la notizia alla gente sono significative e non lasciano spazio a interpretazioni. Persona di estrema spiritualità, di evidente carisma, di assoluta simpatia, Andrea ha rivoluzionato tutto in questi anni, trascinando tutti con il suo entusiasmo e rendendo semplice anche l’impossibile. Francesco, siamo certi, è fiero di lui e degli altri. Ma Francesco, a intuito, qui c’entra poco. Anzi, siamo certi che non sarà d’accordo. Vedremo quindi quello che accadrà. Si parla di mobilitazioni, e di altre iniziative. Intanto il primo frate, l’attuale vice parroco, Padre Luigi, andrà via a settembre. Un primo pezzo nell’attesa del crollo. Arriveranno probabilmente preti. E poco male se la gente non è d’accordo. Tanto la chiesa mica è loro, non dei poveri, non dei bambini, non delle persone comuni. E’ di chi la gestisce come un Risiko o una partita a scacchi con molti vinti e pochi vincitori. Tornando infine per un attimo nello Spirituale…nella commedia “Aggiungi un posto a tavola”, a un certo punto Don Silvestro riceve la telefonata di Dio. Ecco, consapevoli che stiamo di fatto chiedendo una manifestazione concreta dell’Onnipotente, ci piacerebbe che chi ha deciso per l’addio ai Frati a Guidonia ci ripensi. O che riceva perlomeno qualche segnale contrario ad una decisione che è sbagliata, da qualsiasi parte uno la guardi. Dio ne sarebbe felice. Francesco pure. E i Principali, almeno da quanto ci hanno raccontato, sono loro. Almeno sulla carta.
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