Guidonia. A via Donizetti abusivismo e degrado: la denuncia dei residenti

In Ambiente & Territorio, Primo Piano da Yari Riccardi

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Segnalazione occupazione suolo pubblico. Con queste poche parole è iniziata l’odissea dei residenti del condominio di via Donizetti, a Guidonia, che dal 2008 tentano di ottenere “giustizia”. Una giustizia che dovrebbe concedere solamente il ripristino di una situazione normale. Perché trovarsi reti, allevamenti di animali, immondizia, addirittura sbarre a chiudere strade che dovrebbero essere di tutti, davanti casa da un giorno all’altro non deve essere piacevole. E non deve esserlo nemmeno convivere con tutto questo da 5 anni senza che nessuno faccia o dica qualcosa. Nonostante un fascicolo di esposti alla Procura della Repubblica, al sindaco, al settore Ambiente e agli uffici tecnici davvero poderoso. Lo conferma anche Google, con le sue immagini dal satellite. La zona è stata “mangiata” dal 2008 ad oggi. Ma non ne servono nemmeno troppe di conferme. Basta ascoltare il racconto dei residenti. Che dopo 5 anni sono anche un po’ stanchi di dire e scrivere sempre le stesse cose.

L’inizio: settembre 2008. “I sottoscritti chiedono l’intervento del comune per il ripristino della situazione originaria, ivi compresa la ripopolazione del verde, sottolineando inoltre che la stessa incolumità degli occupanti è messa a rischio dalla presenza del poligono i cui residui (pallini) piovono sul terreno sottostante”. E’ il 18 settembre 2008, e i residenti del condominio segnalano l’occupazione di un’area demaniale da parte di alcune persone, recintando, estirpando arbusti e addirittura posizionando una baracca. Il primo sopralluogo della polizia municipale è immediato. E, guarda caso, non c’è nessuno. Nel rapporto i vigili parlano di “nessuna autorizzazione a utilizzare e recintare l’area in questione”. Nel corso degli anni, quei – pochi – sopralluoghi che si sono svolti non hanno mai visto gli occupanti abusivi. Nulla di strano, una casualità, se non fosse che, “quasi automaticamente, dopo ogni nostro esposto dal terreno si sentiva un cellulare squillare. E quei signori se ne andavano in fretta e furia, dopo aver sistemato e ripulito, chiaramente in maniera dozzinale e inappropriata”.

Gli atti. Nel 2008 il carteggio è stato frequente, ma senza effetti. Consapevoli dell’assenza di qualunque autorizzazione per gli occupanti – tre persone – si sono susseguite lettere, sopralluoghi, controlli e verbali. Ma la zona resta esattamente nelle stesse condizioni. Non mancano i momenti di tensione tra i residenti, che giustamente, quando ne hanno l’occasione, fanno notare ai “signori di fronte” le loro mancanze (un chiaro eufemismo). Il comune scrive, i vigili pure, ma le recinzioni rimangono. Nel dicembre del 2008 la Regione Lazio, a firma del direttore regionale del settore Agricoltura Gino Settimi, dichiara che “non risulterebbero esistere le condizioni e i requisiti per l’ottenimento della legittimazione, vista la brevità dell’occupazione e l’assenza di migliorie sostanziali e permanenti”. Parlare di migliorie suonerebbe tremendamente ironico. All’immondizia, allo stato di abbandono del terreno, si aggiungono animali tenuti in maniera indecente, talvolta crudele.

Una conferenza di servizi. Vista la delicatezza del tema, il Settore Demanio e Patrimonio convoca, nel 2009, una conferenza dei servizi che venire a capo del tutto. Con pochi pochi risultati, perché il verbale dell’incontro si chiude con “prima dell’esproprio, occorre controllare se chi ha fatto la richiesta ha i requisiti per mantenere il terreno”. Eh già, perché la richiesta c’è stata. Quindi sembra essere doveroso il fatto di controllare almeno se gli occupanti abbiano i requisiti per ottenere il terreno. Poco importa degli oltre sei mesi di patimenti ed esposti dei residenti. Arriviamo a febbraio del 2009, con il parere di competenza per la legittimazione richiesto a un geometra. Esproprio o legittimazione? Non si sa nell’attesa si prosegue con i solleciti, con gli esposti di Legambiente, con i verbali dei vigili. Ma la zona resta sempre nel degrado più totale. E, soprattutto, assolutamente recintata

Luglio 2009: arrivano le ordinanze di sgombero. Per le tre persone in questione (M.D.C, A.M.M, S.D) sembra arrivare il momento di sloggiare. Lo sgombero sembra essere cosa certa. Ma di fatto cambia poco. “A tutt’oggi i terreni non risultano sgomberati, né dalla recinzione né dai manufatti e dai vari materiali depositati che periodicamente vengono accumulati; nel corso del tempo è aumentata la presenza di animali di vario genere, causando problemi di carattere igienico-sanitario e di sicurezza”. Questo raccontano i residenti dopo l’ultimo esposto in data 5 marzo 2013, aggiungendo poi a un quadro già fosco di suo, alcuni casi di aggressione a persone e animali domestici da parte dei numerosi cani detenuti all’interno dei recinti, dai quali evadono con facilità”.

2013. Dal 2008, 5 anni di inferno. Di richieste di aiuto ascoltare nella forma, cadute nel vuoto nella sostanza. Così riassumono il tutto i residenti nell’ultimo esposto: “le aree (di proprietà demaniale) adiacenti il nostro stabile condominiale hanno subito occupazioni e varie modifiche, tra le quali la nascita di recinzioni con all’interno manufatti di vario tipo e materiale, l’alterazione dello stato dei luoghi del terreno, effettuato con mezzi pesanti, che ha causato l’interruzione di una via pubblica, il ricovero di animali di vario genere – tenuti in condizioni precarie sia dal punto di vista igienico che sanitario (vista la mancanza di acqua, fogna, energia elettrica). In alcuni casi, gli animali sono costretti a vivere in gabbie metalliche con scarsissime possibilità di movimento – e la nascita di discariche e di riempimenti di fossi e buche con materiali di cui si ignorano provenienza e natura. Per finire  la combustione (tramite fuochi diurni) di materiali di cui si ignora la natura, che causano emissioni di fumi neri e cattivi odori, e, a chiudere l’installazione di una sbarra metallica che chiude completamente l’accesso ai mezzi della strada pubblica. Il Comune di Guidonia Montecelio, ad oggi, ha provveduto a demolire nell’area una sola struttura, lasciando intatti recinzioni e manufatti; da evidenziare che i terreni oggetto del presente esposto risultano essere di destinazione agricola”. Che poi, alla fine, i residenti non chiedono nulla di trascendentale: “disporre gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti esposti in narrativa,valutando gli eventuali profili di illiceità penale degli stessi. Chiediamo inoltre di essere tenuti informati sull’esito degli accertamenti e di eventuali provvedimenti”.

Allo stato attuale, gli unici sviluppi sono stati quelli della rimozione della sbarra che faceva diventare privata una strada pubblica. Il resto rimane nella medesima situazione, tranne alcuni sopralluoghi delle forze dell’ordine. Recinti che non dovrebbero esserci, un palese stato di abbandono, incuria, degrado. Di fatto, è una situazione ai limiti della legalità. E dopo 5 anni inizia ad essere perlomeno strano non pensare a porre rimedio. Qualsiasi esso sia.

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