Nel Lazio gli asili nido come imprese, è polemica sulla proposta di legge regionale

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Asili nido come imprese? Sembra questo l'obiettivo del consigliere Maurizio Perazzolo (Lp), presidente della Commissione Lavoro, pari opportunità, politiche giovanili e politiche sociali della Regione Lazio, che – per riorganizzare il settore – ha presentato una proposta di legge in cui gli ''interventi normativi mirano a predisporre misure in grado di creare impresa''. ''D'altra parte faccio l'imprenditore – premette Perazzolo con Ign, sito internet del Gruppo Adnkronos – e l'asilo nido è un'impresa. Io stesso ne ho uno, autorizzato ed accreditato, il che è un vanto''. ''Innanzitutto con questa legge abroghiamo le attuali due di riferimento (la 5 del 1973 e la 59 del 1980) e a mio parere semplifichiamo le cose – prosegue il consigliere – perché più leggi ci sono e più confusione si fa. Inoltre queste misure tengono conto delle diverse esigenze, tra cui quelle del genitore unico''. Tra le novità contenute nella legge quadro c'è la ''riclassificazione delle categorie dei bambini con l'introduzione della fascia dei 'piccoli''' (compresa tra i 12 e i 24 mesi), un Piano regolatore Asili nido ''per incentivare se necessario l'apertura di nuove strutture'', afferma Perazzolo e un Albo dei Gestori quale strumento di garanzia dei servizi offerti.

Ma nella proposta di legge è previsto anche il ''ricalcolo del rapporto mq/bambini'' e un incremento del numero dei bambini per educatore: per i grandi (24-36 mesi, i cosiddetti divezzi) si passa infatti da 6 bambini per educatore a 10. Mentre la superficie coperta netta per ogni 'piccolo ospite' passa dai 10 metri quadri a 7 ''distribuiti fra i vari ambienti''. Quanto alla superficie esterna, da 25 metri quadri si passerebbe ad ''almeno 10''. ''Non mi sono inventato nulla – afferma Perazzolo – mi sono rifatto a regioni come l'Emilia Romagna che sono molto più avanti di noi''. Ed è proprio questa riprogettazione degli spazi e del rapporto educatore-bambini in particolare a preoccupare opposizione e sindacati, che si stanno muovendo per ''costruire una proposta alternativa'' afferma Fabio Nobile, vice presidente della Commissione Scuola della Regione Lazio.

Nobile – con il Gruppo consiliare Federazione della sinistra – ha organizzato un incontro a Roma al quale hanno partecipato tra gli altri Luigi Nieri, consigliere regionale SeL; Paolo Masini, vicepresidente commissione Scuola Comune di Roma; le rappresentanze sindacali di Cgil e Usb, operatori del settore e genitori. ''Partiamo dal concetto che l'asilo nido è un istituzione socio-educativa con al centro il bambino.Non può essere un parcheggio e sotto un certo livello di qualità non si può scendere – sottolinea Nobile con Ign – Noi siamo contrari alla proposta di legge di Perazzolo che va incontro a chi vuol fare impresa e non a genitori e bambini, rischiando di trasformare il nido in un luogo assistenziale da educativo che deve essere''.

L'Usb una proposta alternativa l'ha già buttata giù. ''Nella proposta di legge di Perazzolo si perde di vista il bambino – dice a Ign Caterina Fida, educatrice – e tutto ciò che abbiamo conquistato a fatica negli anni viene perso. Il personale è in subbuglio''. ''Innanzitutto una educatrice non può tenere 10 bambini da sola, ma al massimo 7 nel caso dei 'grandi'. Quanto ai metri quadrati, vanno bene 7 ma solo per le attività. A questi vanno poi aggiunti gli spazi per i servizi generali. Mentre sugli spazi esterni, per bambino ce ne vogliono almeno 30''.

Anche per Silvia Ioli della segreteria Cgil Roma e Lazio, ''la proposta di Perazzolo ci riporta indietro di 30-40 anni. Perché non parte dal bisogno ma dalle risorse su cui si costruiscono i bisogni. Questa è inciviltà''. ''Tutti sono d'accordo che il periodo della vita che va da 0 a 3 anni è uno dei più importanti per la formazione – sottolinea dal canto suo a Ign Fabio Moscovini, responsabile Settore educativo Fp Cgil Roma Lazio – Rita Levi Montalcini, in un'intervista di qualche anno fa, affermava un concetto semplificato ma efficace: 'ognuno di noi può diventare un santo o un bandito, ma ciò dipende dai nostri primi tre anni di vita e dal risultato del dialogo che in questo periodo si instaura tra i nostri geni e l'ambiente familiare e sociale nel quale cresciamo". "Insomma non si può pensare sempre e solo a tagliare e risparmiare perché questo è un servizio che o ha degli standard qualitativi di un certo livello oppure non ha motivo di esistere. Non si può guardare a questo servizio come ad altri sistemi produttivi. E bisogna soprattutto tenere conto che i soldi investiti in questo servizio sono soldi spesi per il futuro''.

Anche il Pd ha pronta una sua proposta. ''Per noi il punto centrale è la tutela del servizio di formazione del bambino che parte dall'inizio della vita- afferma a Ign Tonino D'Annibale, consigliere regionale Pd – l'asilo nido è uno strumento utile a questa esigenza, perché è un centro di tutela in questo senso. Nel centrosinistra siamo tutti d'accordo che la proposta Perazzolo non va e non c'è dubbio che auspico si possa arrivare a un testo unitario''.

''Mi preoccupano alcune situazioni, come il sindaco di Roma Alemanno che dice: 'la Capitale darà vita solo ad asili nido convenzionati perché costano la metà di quelli comunali'. Noi non chiudiamo la porta ad asili convenzionati o privati basta che ci siano delle regole precise che valgano per tutti – sottolinea D'Annibale – Non faremo sconti neanche sui vaucher, una mancia che di fatto sostituisce il diritto.

''Abbiamo bisogno di riorganizzare il settore che ha delle falle, su questo non c'è dubbio – continua D'Annibale – ma il diritto dei cittadini non può essere messo in dubbio. Ma anche la qualità è imprescindibile. Ci vogliono regole certe per tutti e sanzioni certe ed elevate per chi non le rispetta. Anche le tagesmutter devono avere una regolamentazione certa. E' chiaro – conclude – che vediamo di buon occhio l'aumento dei posti per i bambini (obiettivo di Perazzolo, ndr) ma di pari passo nel caso deve crescere anche il numero delle maestre''.

Dell'importanza che il periodo 0-3 anni ricopre nella formazione di una persona ha parlato anche Silvia Mazzoni, psicoterapeuta che insegna 'Metodi di Osservazione dell'infanzia e della genitorialità' presso La sapienza di Roma. ''Tra 0 e 3 anni si comincia a organizzare la persona – dice a Ign l'esperta – Quindi l'attenzione su questo periodo della vita di un bambino è fondamentale. E' stato dimostrato che l'ambiente incide sull'aspetto neurobiologico del piccolo nel senso che il sistema nervoso centrale è in grandissima evoluzione: quindi l'ambiente incide anche sulla funzionalità del cervello''.

''Inoltre – prosegue Mazzoni – studi hanno dimostrato che in questo periodo della loro vita i bambini costruiscono attaccamenti multipli. Pur formandosi l'idea di figure primarie (madre e padre), le altre figure di accudimento diventano parimenti significative. E più il bimbo è piccolo più ha bisogno di relazioni a due: è capace di interagire con più persone, ma predilige i 'faccia faccia'''.

''Quindi, quando i bambini per ogni maestra sono troppi – conclude la psicoterapeuta – questa esigenza viene inevitabilmente meno. In questa fase il bambino ha bisogno di un adulto-specchio che lo aiuti a capire ciò che prova (dolore, rabbia, felicità, ecc.). Una maestra che ha il tempo-modo di seguire un bambino e capirlo può aiutarlo a gestire quel sentimento. Il bimbo deve essere messo nella condizione di avere un rapporto altro significativo''.

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