Marco Malvaldi. “La briscola in cinque” (Sellerio Editore Palermo)

In Cronaca & Attualità, Primo Piano da Riccardo Sgroi Commenti

Condividi

Tutto sommato un giallo da leggere sotto l’ombrellone, per di più con frequenti dialoghi in dialetti tipicamente nostri, non è un’idea originalissima, e gli sceneggiati RAI sull’illustre Montalbano sono l’ennesima conferma di una formula vincente, ma bisogna dire che questo esordio letterario di Marco Malvaldi datato 2007 ha avuto un ottimo successo anche grazie a caratteristiche del tutto genuine e uno stile che prometteva bene e che ha trovato felicemente riscontro negli altri tre romanzi dello stesso autore.

La vicenda ha come incipit il ritrovamento del cadavere di una giovane ragazza in un cassonetto e il primo a scoprirlo è un ragazzetto che, nonostante il tasso alcolico dopo una serata in discoteca, riesce a raggiungere un bar da dove poter chiamare la polizia. Massimo, il proprietario del bar, rendendosi conto della poca credibilità che  può ottenere una telefonata mattutina di un giovane per lo più poco lucido decide di accompagnarlo in commissariato diventando il protagonista di questo intrigante mistero. Ma anche i coprotagonisti meritano un commento a parte perché giocano un ruolo decisivo, non tanto nello svolgimento della trama, ma soprattutto nell’impostazione stilistica di tutta la narrazione: trattasi infatti dei quattro pensionati che abitualmente frequentano il bar di Massimo dando vita a esilaranti siparietti comici a base di un’irresistibile dialetto toscano. Massimo e gli altri quattro, che abitualmente impiegavano il loro tempo in lunghissime partite di briscola in cinque, trasformano il BarLume in un commissariato di gran lunga più efficace di quello del commissario Fusco. Il giallo allora si sviluppa tutt’attorno a quello stile di provincia fatto di chiacchiere da bar, di modi spicci e di una vervè comica che trova nel dialetto una colonna portante.

La lettura è piacevole e estremamente coinvolgente anche per una grande quantità di punti in comune tra la narrazione della storia ambientata nella balneare Pineta e la quotidianità estiva e vacanziera che probabilmente ogni lettore potrà ritrovare nella proprio vissuto. La risoluzione dell’enigma arriva non senza qualche intoppo e lo stesso Massimo pur mostrando spesso qualche reticenza per un ruolo non voluto, non può fare a meno di cedere alla curiosità e di tutti i lettori.

Il pisano Marco Malvaldi narra il tutto con estrema semplicità ma senza disdegnare qualche riferimento d’autore mentre gioca a illudere i suoi lettori senza mai annoiarli.

Da leggere.

 

Condividi