Avvistamenti, foto e video. Protagonisti sono i cinghiali: sono loro che da qualche tempo si aggirano all’interno del territorio del Parco Regionale Archeologico Naturale dell’Inviolata. Ne abbiamo parlato con Francesco Cervoni, naturalista del gruppo degli Apprendisti.
“Il cinghiale, il cui nome scientifico è Sus scrofa, è un mammifero appartenente alla famiglia dei Suidi, a cui appartiene anche il maiale, che ricordiamo essere una sottospecie del cinghiale; il suo nome scientifico è Sus scrofa domesticus, e all’ordine degli Ungulati Artiodattili, ordine a cui appartengono ippopotami, giraffe, cervi, capre e bisonti”.
Numerosi i punti dove gli animali sono stati avvistati all’interno del Parco dell’Inviolata e nelle aree limitrofe come Via della Selciatella.
“Purtroppo per ora non siamo certi del numero effettivo dei branchi locali e degli individui presenti per ogni branco. Le loro impronte e i segni del loro passaggio, come scavi e pozze, possono essere visti ovunque, si spingono anche vicino ai centri abitati secondo alcune segnalazioni”.
L’animale è stato aggiunto all’elenco faunistico dell’Inviolata nel 2016, dopo che Claudio Manetti vede alcuni esemplari al Fosso del Cupo. Lo stesso Manetti nel febbraio del 2017 riesce a filmare in un campo quattro esemplari che corrono verso la vegetazione.
“A marzo di quest’anno, dopo poche segnalazioni da parte di alcuni abitanti nella zona di Marco Simone riguardanti delle loro osservazioni dirette sui cinghiali a Via Spagna e a Via Tacito, io e Leonardo Santoboni abbiamo cominciato a raccogliere dati per le ricerche faunistiche sul Parco. Il primo giorno vengono osservati e filmati due individui nel boschetto di Fosso dell’Omo, un adulto e un giovane di circa un anno. Pochi giorni dopo nello stesso sito vengono osservati da Leonardo due individui adulti con dei cuccioli di poche settimane”.
Altri avvistamenti sono avvenuti a Mentana, all’interno della Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco: in questi luoghi viene osservato e filmato un gruppo familiare da Claudio Manetti nello stesso periodo.
“Secondo i nostri primi dati, il branco di cinghiali presente al Parco dell’Inviolata nella zona di Marco Simone, non supera i cinque esemplari adulti”.
Nel nostro territorio il cinghiale è abbastanza diffuso: nota la sua presenza nel Parco Regionale Naturale dei Monti Lucretili, nella Riserva Naturale di Nomentum e a Poggio Cesi all’interno del SIC IT6030015, la Macchia di Sant’Angelo Romano.
La maggior parte delle popolazioni italiane di cinghiali sono il risultato di ripopolamenti o reintroduzioni di esemplari di provenienza est- europea a scopo venatorio, inoltre in molti casi si possono incontrare degli ibridi fra le varie sottospecie, questo include anche incroci con il maiale, sottospecie di cinghiale creata dall’uomo per scopi sempre alimentari.
“Il cinghiale può raggiungere la lunghezza di 180 cm, l’altezza al garrese di un metro e il peso di un quintale circa, nonostante ciò può correre a una velocità considerevole come 40 Km/h; si tratta di un animale onnivoro che predilige soprattutto vegetali che trova nel sottobosco ma non disdegna carogne o piccoli Animali, grazie a questa sua dieta molto opportunista ha permesso la sua grande diffusione, senza dimenticarci il fatto che può vivere in ogni luogo, anche antropizzato, purché ci sia la presenza di fonti d’acqua”.
Sui loro passaggi in città Francesco non ha dubbi. “I rifiuti organici disposti fuori dagli appositi secchioni sono un invito a nozze per i cinghiali, motivo per cui frequentano anche i luoghi antropizzati. Ma non solo per i cinghiali, anche per altri animali come volpi e cornacchie grigie: è quindi giusto non lasciare mai incustoditi i propri rifiuti e non cercare mai di avvicinarli con del cibo, altrimenti quest’ultimi non faranno altro che dipendere dall’uomo e a non avere più paura di questo”.
Un’ampia diffusione che il giovane naturalista attribuisce al rilascio in natura di sottospecie non autoctone da parte dei cacciatori. “L’assenza di predatori naturali ha permesso loro di prolificarsi senza controllo, i primi a lamentarsi di questa situazione sono gli agricoltori; i danni che questa specie provoca all’agricoltura sono cifrati in svariati milioni di euro all’anno. La specie però causa anche danni all’ecosistema del sottobosco, ma al tempo stesso aiuta anche al mantenimento di quest’ultimo”.
I cittadini, nei confronti della presenza di cinghiali, danno subito l’allarme per la loro pericolosità. Ma in realtà sono così pericolosi?
“I cinghiali, come ogni animale selvatico, preferiscono scappare davanti alla presenza dell’uomo, però c’è da dire che nel caso in cui si sentono minacciati, soprattutto in un punto dove non hanno spazio di fuga, possono attaccare, in particolar modo bisogna stare attenti alla madre con i propri cuccioli. In generale gli individui scappano sempre, ricordiamoci logicamente di mantenere una distanza di sicurezza e non avvicinarli mai con del cibo, altrimenti si abitueranno alla mano dell’uomo”.
Nessun allarme da lanciare. Bisogna piuttosto denunciare i bracconieri che cacciano l’animale all’interno dell’area protetta. Questi cacciatori di frodo utilizzano anche le trappole fatte con i lacci metallici, molte di esse sono state rimosse dai ricercatori.
“Nel corso di questo 2018 continueremo a raccogliere dati sulla presenza del cinghiale all’interno del Parco dell’Inviolata, col fine di poter suggerire all’Ente Parco una corretta gestione della specie”.
Le foto sono di Claudio Manetti: i cinghiali sono stati fotografati a Mentana all’interno della Riserva Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco.
In una foto si vede un gruppo familiare con dei cuccioli di poche settimane, nell’altra si vede solo una femmina adulta.
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