“Un’organizzazione criminale si è insediata all’interno del Comune di Guidonia Montecelio e, profittando della copertura offerta da ruoli amministrativi e politici di rilievo, ha depredato le risorse pubbliche e la fiducia dei cittadini, in un clima di connivenza e di omertà che ha offerto protezione ed impunità per anni ai partecipi del gruppo”. Sono le parole del GIP del Tribunale di Tivoli contenute nell’ordinanza cautelare emessa questa mattina su richiesta della locale Procura della Repubblica a raccontare il senso dell’Operazione Ragnatela, che ha portato all’esecuzione da parte del Comando Provinciale della Finanza di Roma di 15 ordinanze di custodia cautelare, 12 in carcere e 3 ai domiciliari. Coinvolti e indagati a vario titolo un totale di 8 tra ex amministratori e dirigenti del Comune di Guidonia Montecelio – ci sono l’ex vicesindaco Andrea Di Palma, l’ex segretario generale Rosa Mariani, l’ex consigliere comunale Alberto Morelli, i 3 dirigenti attualmente in servizio Angelo De Paolis, Gerardo Argentino, Gilberto Pucci e i due funzionari dipendenti comunali Michele Maccaroni e Maurizio Rocchi – e 7 tra imprenditori, tecnici e professionisti. Arresti e perquisizioni per un’operazione portata a compimento da 160 finanzieri. “Una ‘mafia bianca’ ha espugnato le istituzioni ergendosi a soggetto regolatore della vita pubblica ed economica di uno dei più importanti comuni della regione Lazio. Probabilmente è questa la linea di demarcazione più netta e significativa che l’Accusa ha inteso tracciare, nella propria richiesta di applicazione di misura coercitiva, tra la (purtroppo consueta) consumazione di reati da parte dei “colletti bianchi” e la costituzione di una “mafia bianca” che si struttura come gruppo criminale e che, mutuando le regole delle associazioni criminali, agisce con la disinvoltura e la protervia che solo i sodalizi mafiosi sanno praticare. .. L’azione delittuosa assume connotati di spontaneità che l’organizzazione sorregge e, al contempo, incoraggia. La certezza di operare in un contesto omertoso o, comunque, connivente radica nel partecipe la convinzione di un’immutabilità del quadro dell’agire. Ciascuno dei sodali acquisisce la certezza che il sistema «c’era, c’è e ci sarà» e che nessuna intrapresa investigativa o nessun sussulto di legalità potrà abbatterlo o, addirittura, scalfirlo: (EMERGE LA) stabilizzazione delle pratiche corruttive ed (IL) convincimento degli imprenditori che vi prendono parte di poter aggirare le conseguenze delle indagini penali con parziali ammissioni che non recidono i legami illeciti con il resto dell’organizzazione criminale”. Questo un altro passaggio dell’ordinanza del Gip. I dettagli sono stati raccontati dalla conferenza stampa convocata per la mattina di giovedì 20 aprile dal dottor Francesco Menditto, Procuratore Capo della Repubblica di Tivoli.
“Abbiamo la pretesa di offrire ai cittadini aria di nuovo pulita”. Al tavolo della conferenza il Procuratore Francesco Menditto, il Sostituto Procuratore Andrea Calice, il comandante del Comando Provinciale della Finanza di Roma Colonnello Di Gesù e il Colonnello Roberto Pennoni, al vertice del I Gruppo Roma. “Era necessario intervenire e profondamente”: così l’apertura del dottor Menditto, che sottolinea come il vaglio del Gip, al netto della prevista presunzione d’innocenza, abbia confermato l’opzione investigativa portata avanti dalla Procura. “Abbiamo la pretesa di offrire ai cittadini di Guidonia aria pulita: quella di ora era irrespirabile”. Le indagini sono ancora in corso, e degli esiti di oggi sono già stati informati il prefetto di Roma e il presidente dell’ANAC. “Quello di Guidonia – prosegue Menditto – è un Comune altamente inquinato da persone che hanno operato e hanno continuato a farlo anche dopo lo scioglimento del consiglio comunale con la convinzione della più assoluta impunità”.
“Un’indagine complicata, sulla quale abbiamo investito molte risorse”. E’ il Colonnello Di Gesù a sottolineare la delicatezza e la complessità dell’indagine, viste anche le numerose accortezze dei coinvolti per evitare di essere pedinati e intercettati. “Non ci siamo accontentati del semplice arresto – interviene Menditto – arrivando così a un compendio probatorio granitico, che va configurare l’associazione per delinquere”. Finalizzata secondo le indagini in taluni casi alla corruzione, e ancora al peculato e al falso. Numerose e di varia natura le vicende corruttive che hanno visto, di volta in volta, gli amministratori e pubblici funzionari coinvolti interfacciarsi con una ristretta cerchia di imprenditori e professionisti fornitori di lavori e servizi di pubblica utilità. I filoni di inchiesta sono quelli noti ormai da mesi. Alcuni pubblici ufficiali infedeli, abusando del proprio ruolo, procedevano ad affidamenti diretti di opere per valori inferiori alla soglia di legge, a favore di imprenditori compiacenti, eludendo in tal modo le disposizioni del Codice degli Appalti. In altri casi, il Comune è risultato aver pagato lavori e/o servizi mai eseguiti e il denaro pubblico per gli stessi erogato veniva spartito tra pubblici ufficiali e imprenditori coinvolti. Gli investigatori hanno altresì scoperto che su talune gare d’appalto di ingente valore, i relativi atti formativi erano stati predisposti “ad hoc” pilotando la vittoria su imprese colluse, o, ancora, sfruttando asseriti “motivi di urgenza” solo per favorire assegnazioni agli imprenditori amici. “I risultati ottenuti – ha spiegato Andrea Calice – sono arrivati grazie alla sinergia e al coordinamento tra la Procura e la Guardia di Finanza: tutto è partito nell’ottobre del 2015, grazie a esposti e dichiarazioni di persone informate sui fatti”.
“Un muro da abbattere”. Un’indagine che ha utilizzato metodi tradizionali a approcci “ad alta tecnologia”, con l’obiettivo di ricostruire “l’attività criminale di una vera e propria organizzazione”, e di abbattere il muro di omertà e paura che circondava i fatti, la ragnatela che stringeva il palazzo comunale in una appiccicosa morsa. Un dato è stato sottolineato più volte: il denaro “illecito” circolava anche dopo i primi provvedimenti giudiziari degli scorsi mesi, e alcuni scambi di soldi sono avvenuti anche dopo lo scioglimento del consiglio comunale. “L’accortezza degli arrestati e degli indagati – interviene il colonnello Pennoni – ha provocato non poche difficoltà”. Una vera e propria rete, formata piazzando uomini in settori cruciali della cosa pubblica. In questo caso del Comune.
Il Sistema Guidonia. Affidamento di servizi pubblici in cambio di denaro. Pagamento di lavori mai eseguiti per spartirsi poi i soldi. Questi i versanti sui quali si è mossa l’Operazione Ragnatela: quattro diversi interventi – simulati come controlli stradali occasionali per non inficiare il prosieguo delle attività investigative – che davano conferma dell’avvenuto passaggio, tra i “Pubblici Ufficiali infedeli” e gli imprenditori coinvolti, di somme di denaro costituenti il prezzo di accordi corruttivi, o tranches degli stessi. Ecco qualche dettaglio. Gli investigatori sorprendevano così in un parcheggio di un centro commerciale un dirigente comunale di Guidonia nell’atto di ricevere da un imprenditore edile affidatario di lavori pubblici, una busta contenente 3.700 Euro in contanti. Lo stesso dirigente insieme all’ex consigliere comunale ricevevano da un imprenditore operante nel settore dell’estrazione del travertino, un periodico con all’interno occultata una mazzetta di banconote che dopo l’intervento dei Finanzieri risultavano pari a 14.000 Euro. Di fatto sono state coinvolte la totalità delle aree di competenza del Comune di Guidonia, dai lavori pubblici all’urbanistica, dall’ambiente e decoro urbano alle risorse finanziarie, fino al trasporto pubblico locale. “In data 18.10.2016, i Finanzieri del I Gruppo Roma sorprendevano durante un controllo, il Vice Sindaco pro tempore di Guidonia Montecelio, trovandolo in possesso di una mazzetta di 50.000 Euro in contanti che aveva appena ricevuto (durante un incontro opportunamente monitorato dai militari) da un imprenditore operante nel settore del trasporto pubblico, quale prezzo di un accordo corruttivo”: questo il caso relativo al trasporto pubblico, appalto da 3 milioni di euro rinnovato all’epoca dal Comune di Guidonia.
I numeri dell’operazione. 12 persone in carcere, 3 ai domiciliari – per tutti vale la presunzione di innocenza – e 43 perquisizioni di locali e abitazioni, un totale complessivo di 17 indagati. Questi i numeri – le indagini sono ancora in corso – dell’Operazione Ragnatela, che ha portato alla luce un sistema che il Gip Michele Cisterna ha definito una ‘mafia bianca’ che “ha espugnato le istituzioni ergendosi a soggetto regolatore della vita pubblica ed economica di uno dei più importanti comuni della regione Lazio”. Il tutto condito da una diffusa omertà. “Siamo partiti da dichiarazioni – racconta ancora il dottor Menditto – di omertà diffusa, un clima di terrore anche soltanto nel parlare”. Le indagini hanno fatto crollare il muro, e hanno colpito un sistema “che utilizzava – interviene Andrea Calice – il Comune di Guidonia come un bancomat”. Un muro di omertà buttato già dall’abilità degli investigatori. “Quasi tutti gli appalti presi in esame – ancora il procuratore – presentano dei problemi di regolarità e di legalità e di regolarità”. Per questo è stato messo a conoscenza della situazione anche il presidente dell’Anac. L’indagine ha preso il via nell’ultimo anno ma è evidentemente di respiro maggiore.
Ore 9.54/ Ecco le prime indiscrezioni sui nomi degli arrestati. Si trovano in carcere con accuse a vario titolo l’ex vicesindaco Andrea Di Palma, l’ex segretario generale Rosa Mariani, i dirigenti comunali tuttora in servizio Angelo De Paolis, Gerardo Argentino e Gilberto Pucci, l’ex consigliere comunale Alberto Morelli, i funzionari dipendenti comunali Michele Maccaroni e Maurizio Rocchi. Per ora il resto degli arrestati fa riferimento a figure del panorama imprenditoriale locale, in alcuni casi già indagati negli scorsi mesi. Con la conferenza stampa del Procuratore della Repubblica di Tivoli arriveranno ulteriori dettagli
Ore 8.41/Operazione Ragnatela. 160 finanzieri del Comando Provinciale di Roma. Sono loro gli incaricati all’esecuzione delle 15 ordinanze di custodia cautelare – 12 in carcere e 3 ai domiciliari – nei confronti di amministratori, dirigenti comunali e imprenditori di Guidonia, responsabili dei reati di associazione a delinquere finalizzata a corruzione, peculato e falso. I provvedimenti sono stati emessi dal GIP del Tribunale si richiesta della Procura della Repubblica di Tivoli unitamente a numerose perquisizioni in corso a Roma e nel Lazio, nell’ambito di una complessa indagine condotta nei confronti di un’organizzazione criminale radicata nel Comune di Guidonia Montecelio, “dedita stabilmente e da lungo tempo, alla perpetrazione – così il comunicato della Guardia di Finanza – di reati contro la Pubblica Amministrazione”.
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