Basf. Le nuove azioni di protesta dei Comitati

In Ambiente & Territorio, In Evidenza da Yari Riccardi

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BASF, una battaglia che dura da 15 anni. Non smettono di lavorare i Comitati Cittadini e l’Associazione Raggio Verde, che da anni si battono contro l’impatto ambientale dell’azienda di Settecamini. “Apprendiamo da un articolo de Il Tempo – spiegano i comitati – come si stiano allargando ‘gli accertamenti investigativi del sostituto procuratore Alberto Galanti, che ha firmato una nuova proroga di indagini tutta dedicata all’operato dei due funzionari pubblici. Stando a quanto emerso, avrebbero firmato un’autorizzazione ritenuta «illecita» relativa alla costruzione e all’utilizzo di un inceneritore all’interno dell’azienda. Gli investigatori ipotizzano che l’atto in questione sia stato rilasciato grazie a una presunta forzatura giuridica che – è l’ipotesi tutta verificare – sarebbe stata tutta a vantaggio dell’azienda. Il fronte investigativo, inoltre, è anche su un altro aspetto: i materiali che sarebbero finiti in questo inceneritore. Il pubblico ministero intende accertare se siano state bruciate altre sostanze diverse da quelle per le quali c’era l’autorizzazione’ (http://www.iltempo.it/roma-capitale/2015/04/22/basf-il-pm-ne-indaga-altri-due-1.1407265?localLinksEnabled=false)”. Di fatto, il cerchio si tra stringendo. Si stringe “sui sui burocrati che chiudono un occhio (o forse tutti e due) e su funzionari e legali rappresentanti della BASF. Quest’ultima continua a difendersi, riporta l’articolo, dietro – proseguono le associazioni – lo spillo del recente studio ISS, già contestato, smontato e annullato dalla contro-relazione con cui i Comitati e l’associazione Raggio Verde hanno evidenziato che si è trattato di uno spreco da 100.000€ di soldi pubblici, perpetuato a discapito della salute degli abitanti dei quartieri limitrofi alla BASF”. Altro dato, preoccupante e inquietante, sono le condizioni di salute dei cittadini di Settecamini, “drammaticamente peggiori di quelle di altre aree di Roma, come confermano varie indagini epidemiologiche tra cui una del 2007 (quindi precedente alla costruzione delle case a ridosso dell’inceneritore) che evidenzia un quadro oggettivamente preoccupante”. Sui dati esiste già una relazione del Comitato di Quartiere di Case Rosse, presente al link http://www.sitotiburtina.altervista.org/ambiente/engelhard/2015/Relazione_Indagine_DEP_Lazio_2001-2005.pdf.  “Riteniamo doveroso, infatti, continuare ad informare i Cittadini e ricordare alle Istituzioni (per primo il Sindaco responsabile della tutela della nostra salute) che in un simile contesto – racconta il Comitato – non è ragionevole pensare di avere anche un inceneritore che, come anche ipotizza l’indagine della magistratura, oltre alle emissioni atmosferiche, crea rischi legati allo stoccaggio di materiali tossici e rende possibile la contaminazione delle falde acquifere e dei terreni circostanti”. Stop dell’inceneritore e dei processi produttivi più pericolosi e inquinanti, che vanno anche delocalizzati. “Noi continuiamo a sostenere questa battaglia, lavorando pazientemente e raccogliendo dati oggettivi che puntualmente presenteremo ai Cittadini e alla Magistratura, la cui azione – seppur lentamente – va avanti inesorabile, aspettando un cenno di presenza del sindaco Marino, diverso dal suo inspiegabile e assordante silenzio”.

 

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