"A seguito della presentazione della proposta di legge del Pd, che prevede l'apertura degli studi medici di base anche nei week end, il Sindacato dei Medici Italiani del Lazio (Smi) sottolinea che, a più di un anno dall'apertura degli 800 studi associati di medicina generale, i medici che operano nel Lazio non hanno ancora ricevuto un euro per il progetto in questione – afferma Paolo Marotta, vice segretario regionale Smi-Lazio – E, come se non bastasse, stanno pagando di tasca propria l'apertura degli studi per 10 ore al giorno, al fine di garantire l'assistenza ai cittadini". Secondo il sindacalista, infatti, "i camici bianchi stanno 'autofinanziando' persino l'invio online delle certificazioni di malattia; considerato che la Regione non ha ancora messo a disposizione gli strumenti per la pratica telematica, i singoli medici si sono dovuti organizzare in maniera autonoma per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge e per non creare disagi ai propri pazienti. E' di questi giorni, inoltre, l'obbligo per i medici di certificare il diritto all'esenzione per reddito (sulla diagnostica e sulla farmaceutica) per i propri assistiti, sostituendosi, di fatto, all'ufficio ispettivo del Ministero delle Finanze». E conclude: «I medici dicono basta. E, soprattutto, dicono basta ad un aggravio burocratico del proprio lavoro che sottrae tempo alla clinica e alla cura dei pazienti. Basta al surplus di lavoro che stanno portando gli studi al collasso, perchè ai tagli operati sugli ospedali, non è seguito un adeguato investimento sul territorio. Gli operatori sanitari non riescono più a sostenere i costi economici di gestione della professione. Un'intera categoria di professionisti è in burnout, tra obblighi amministrativi, aumento dei contenziosi con i pazienti, perdita di potere contrattuale e d'acquisto». «Studi aperti nei week-end? – Aggiunge Pina Onotri, segretario organizzativo regionale Smi-Lazio e responsabile nazionale della Continuità Assistenziale – La categoria non può sopportare altro. Ricordiamo che esiste il servizio di Continuità Assistenziale (ex guardia medica), che assicura le stesse prestazioni del medico di famiglia, quando quest'ultimo, giustamente, riposa (ovvero: sabato, domenica e nelle ore notturne). Invitiamo, pertanto, la Regione ad assumere i 500 medici mancanti per il servizio di Continuità Assistenziale, affinché venga finalmente completata la pianta organica che, ad oggi, è fortemente carente di personale".
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