Regione, “cimici” negli uffici della Polverini. La procura di Roma aprirà un’indagine

In Cronaca & Attualità da Roma Est Magazine Commenti

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Alcune microspie sarebbero state rinvenute durante una bonifica negli uffici della Regione Lazio, tra cui quello della presidente Polverini, in via Rosa Raimondi Garibaldi. Indaga la Procura. Polverini ha convocato nel pomeriggio una conferenza stampa sull'accaduto. "Ieri sera ho presentato un esposto in Procura e ho chiamato il Prefetto perche' sono state trovate non solo ricetrasmittenti ma anche una microcamera ad alta tecnologia negli uffici della Regione. Una cimice era nella mia stanza", ha detto Polverini nel corso di una confernza stampa nel suo studio per parlare del ritrovamento, nel corso di una bonifica ambientale, di cimici negli uffici della Regione. La cimice posizionata nella stanza della governatrice era dentro ad una presa elettrica posizionata dietro ad un mobiletto sul quale e' poggiata una televisione. "Non so chi possa avere interesse a spiarmi: se la malavita, i servizi deviati o aziende, che direttamente o indirettamente, stiamo penalizzando con la nostra azione riformatrice", ha aggiunto. "Mi crea amarezza questa situazione – prosegue la governatrice – perche' in questo Paese chi si pone con capacita' in un'azione di governo volta al cambiamento viene sempre preso". 
Installazione abusiva di apparecchiature idonee ad intercettare ed interferenza illecita nella vita privata i reati ipotizzati dalla Procura in merito al ritrovamento di microspie negli uffici della Regione Lazio. Gli accertamenti sono coordinati dal procuratore aggiunto Nello Rossi, capo del pool dei reati informatici. Stando a quanto si è appreso, le apparecchiature in questione sarebbero state ancora attive al momento del ritrovamento e si ritiene che non siano riconducibili ad un'epoca precedente all'insediamento di Renata Polverini. Le cimici, che saranno prelevate da personale specializzato, saranno analizzate per risalire alla casa produttrice e a chi si occupa dell’istallazione. L’indagine è stata avviata dopo una denuncia dell’ufficio di gabinetto della Regione.

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