Tempo di bilanci per il centro antiviolenza di Guidonia, il Centro Ascolto Donna. Arriva direttamente da Teresa Zampino, presidente dell’associazione nazionale Centrailsogno che gestisce il servizio – e che lo gestirà fino al 31 marzo, quando sarà interrotto in previsione di un futuro bando – dall’8 marzo 2016, quando dopo lungo peregrinare è stata individuata la localizzazione nei locali all’interno dell’Ihg. Un lavoro che la Zampino ha definito “energico ma discreto per far comprendere che la brutalità non può essere un segreto o qualcosa da nascondere. Accoglienza, ascolto senza giudizio, consulenza psicologica e legale, ricerche, convegni, sensibilizzazione nelle scuole, rete con il territorio. Queste sono le parole chiave che hanno caratterizzato il nostro lavoro fino ad oggi, per aumentare la consapevolezza nelle donne, nel pieno rispetto di quel silenzio che le accompagna, ma che in realtà urla tutta la violenza vissuta”. Storie di donne raccontate da donne, sia nel centro di Guidonia che in quello di Palombara, testimonianze di aggressioni e mortificazioni, storie di donne “obbligate a dimostrare anche a loro stesse, di essere vittime, con la testa bassa, perché si sentono in colpa per qualcosa che avrebbero potuto fare, magari per cambiare quell’uomo forte, padrone, insospettabile. Spesso alla ricerca di un alibi come la paura di rivolgersi alle istituzioni che a volte sorpassa l’autore della violenza. Ecco cos’è il nostro Centro Antiviolenza, un lavoro empatico, uno strumento che fa da filtro alle istituzioni”. Un’attività, quella dell’associazione, portata avanti con discrezione. “Lo scopo del centro non è ricercare protagonisti ma adottare una politica di azione che focalizza l’attenzione sul lavoro silenzioso e fattivo”. Ma dopo 13 mesi parlare di storie di donne è un obbligo proprio nei confronti di quel lavoro portato avanti dal centro. Storie di vessazioni e di violenze sistematiche, ma anche storie di grande coraggio, di dignità e di buon esito della rete di protezione attivata. “Vogliamo riportare una storia di lunghe vessazioni, violenze sistematiche, ma anche una storia di grande coraggio, di dignità e buon esito della rete di protezione attivata. Parliamo di una donna, evitiamo di rinominarla con nomi di fantasia, per non negarle l’identità, madre di tre figli, vittima di aggressioni fisiche, verbali, di maltrattamenti di ogni genere, cacciata di casa dal padre dei suoi figli, che ha avuto il coraggio – spiega la presidentessa – di sporgere sistematicamente denuncia, con l’assistenza dei Carabinieri di Guidonia, che ha avuto il coraggio di rivolgersi al nostro Centro indirizzata dal proprio Legale di fiducia Avv. Carlo Giuliani del Foro di Tivoli, che ha attivato tutte le procedure per l’affidamento esclusivo dei figli e per le determinazioni economiche, che, infine, in seguito ad apposita istanza di parte ed intervento anche del Centro, ha ottenuto, grazie alla sensibilità e prontezza della Procura della Repubblica di Tivoli e dell’Ufficio GIP, un ordine di protezione: all’ex compagno violento, ferma la presunzione di non colpevolezza, ma stante l’evidenza dei fatti, è stato fatto divieto di avvicinarsi ad una distanza inferiore a 200 metri, ed è stato fatto divieto di qualsiasi forma di comunicazione con la donna, che riceveva decine e decine di messaggi di minaccia, di ingiuria, sia privatamente che su Facebook. Si è trattato di un calvario durato oltre un anno, sopportato con coraggio e connaturato legalmente con determinazione esemplare dalla donna, impaurita, ma non timorosa, confidente nell’appoggio che riceveva a 360° da parte del Centro Antiviolenza, il quale l’ha sostenuta passo dopo passo grazie al team di professionisti del Centro”. Una scelta, quella del profilo basso, voluta dal Centro sin dagli inizi, per rispettare “la libertà di autodeterminazione della donna offesa, rifuggendo dalla pubblicità autorefenziale che tanto nuoce alla missione”. Un profilo basso che non ha favorito l’associazione in determinate occasioni, “nell’epoca della esibizione e delle celebrazioni e talvolta con le stesse istituzioni il dialogo non è stato facile o è stato rifiutato assumendo un atteggiamenti di negazione nei nostri confronti che invece siamo una realtà. Non possiamo sapere quale sarà il futuro del nostro Centro Antiviolenza, tra il rimpallo di responsabilità, cifre discusse, delibere attese, ma noi ci impegneremo, qui o altrove, con altre forze e alleanze per la convinzione che le donne e i bambini che subiscono violenza vengono prima di tutto”. Si parla di storie. Storie tragiche e a lieto fine. Storie che forse non finiranno mai. La storia del Centro Antiviolenza di Guidonia è a un passo dal chiudersi. Non si hanno ancora notizie da parte dell’amministrazione di eventuali proroghe in attesa del bando per la nuova assegnazione. Non resta che attendere i prossimi giorni per conoscere il destino di un servizio così delicato ed importante per tutto il territorio. E per tutte quelle donne che sono entrate in quella porta, trovando un coraggio poi alimentato dai sorrisi e dalle professionalità che le aspettavano.
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