Dalla Francia a Roma. E poi in provincia, a Setteville di Guidonia, dove abita da più di 20 anni. È stata una sorpresa per molti leggere il nome di Michel Barbet come candidato sindaco del Movimento 5 Stelle per le prossime amministrative – ancora senza data – di Guidonia. Attivista ormai da anni, Barbet ha di fatto scombussolato pronostici e scommesse sul nome scelto dal Movimento, per molti un testa a testa tra Giuliano Santoboni e Sebastiano Cubeddu. Doppia cittadinanza – andrà a votare per le presidenziali francesi – con i relativi caratteri tipici. “Sono del sud della Francia. Dalle mie parti siamo abituati a prendere il toro per le corna”.
L’aggettivo più diffuso nei giorni successivi alla notizia della sua candidatura è stato “sconosciuto”. Come ha vissuto queste reazioni?
Reazioni certamente attese. Il mio è un nome poco conosciuto, lo so perfettamente, ma è un nome che va a rompere gli schemi della politica locale, dove spesso vengono proposti e riproposti personaggi legati a imprenditori e gruppi d’influenza. So che in molti sono rimasti sorpresi, come so che tutti si aspettavano Santoboni o Cubeddu come candidati a sindaco. Io posso dire di non aver problemi, in questi anni ho dimostrato di tenere a questo territorio e di essere un valido attivista. Voglio dare il mio contributo, credo sia un dovere di ogni cittadino.
Ed è invece stato un tesserato della Margherita…
Mi ci sono avvicinato qualche anno fa, avevo certamente la tessera ma ero ai margini della vita del partito. Ho partecipato più ad eventi di quartiere che ad altro: possiamo definirlo un errore di gioventù! Nel mio curriculum ho cercato di non dimenticare nulla, proprio per evitare di essere attaccati successivamente. Non ho legami, e non ho nessuno che mi tira per la giacca.
Quanto perderete in termini di voti senza Sebastiano Cubeddu nella vostra lista?
Intanto io voglio ringraziare Sebastiano, così come Giuliano, Monia Felici e Serenella Di Vittorio: sono stati loro ad aprire la strada del Movimento in consiglio comunale. Sebastiano non è nella lista dei candidati per sue motivazioni personali e professionali, ma è al nostro fianco e lo sarà sempre. Noi abbiamo un programma, e cercheremo di vincere con quello, più che con le persone in lista. Per questo sono certo che non subiremo nessun tipo di calo. La nostra è un’idea di amministrazione che supera i nomi, e che punta tutto sulla squadra.
Intanto anche il Movimento a Guidonia è oggetto di voci e pettegolezzi, con “spifferi” mai arrivati prima e commenti di attivisti sui social. Ci sono questi malumori? Avete anche voi le “correnti” come i partiti tradizionali?
I malumori sono fisiologici in ogni gruppo di persone, e noi in quanto tale non ne siamo esenti. È chiaro che abbiamo delle contrapposizioni, sulle idee e sui temi da affrontare, ma il nostro è un gruppo unito. Per chi parla di mancata trasparenza, hanno potuto scegliere il candidato portavoce tutti gli attivisti residenti a Guidonia e iscritti al MeetUp della città.
Quali sono i punti più importanti del vostro programma elettorale?
Siamo partiti da quello del 2014, frutto delle indicazioni che abbiamo ricevuto dal territorio, ovviamente adesso in fase di aggiornamento ed evoluzione. Puntiamo a rinnovare la struttura del Comune, che riteniamo sia da rivedere in toto, penso ai dirigenti indagati, alla forma delle commissioni, allo statuto comunale. E poi stiamo lavorando sull’ambiente, sul rilancio del lavoro e sul turismo, con Montecelio al centro dei nostri progetti. Chiaramente il prossimo sindaco sarà bloccato dall’enorme buco di bilancio delle casse comunali, e sarà difficile mettere in pratica qualsiasi progetto. Da parte nostra abbiamo intenzione di puntare sui fondi europei e sul recupero dell’evasione.
Lo scorso anno, votando insieme a Roma, avreste vinto anche a Guidonia?
Credo proprio di sì, anche se non mi fido mai molto dei sondaggi. Ogni territorio ha la sua storia e la sua vocazione: ho ancora in mente lo spoglio del 2014, con la grande disparità di preferenze per il Movimento tra le Europee e le amministrative.
Parliamo dei vostri avversari. Quale è la coalizione che temete di più?
Le instabilità a livello nazionali del PD si ripercuoteranno con tutta evidenza sulle criticità ben note del Pd di Guidonia. Il centrodestra è in grande difficoltà, le civiche sono un’incognita. Noi vogliamo governare, e non temiamo nessuno: se riusciremo a far capire alla cittadinanza che c’è la possibilità di cambiare le cose, avremo grandi possibilità di vittoria.
Quali sono le zone di Guidonia alle quali intende dedicarsi maggiormente?
Penso in particolare ai quartieri che conosco meno, penso ad Albuccione e a Villalba. Ma più che per quartiere a me piace ragionare con il concetto di comunità: io sono convinto che stando vicino alle persone i risultati per la comunità arrivano, e ne beneficiano tutti. La mente delle persone cambia se le si dà la possibilità di cambiare: e può accadere solo attraverso la presenza sul territorio e il lavoro quotidiano.
Chi glielo ha fatto fare? Scherzi a parte, c’è più paura o più fiducia?
Prima di accettare la candidatura ci ho pensato bene. Alla base del mio sì la volontà di aiutare, mi sono preso le mie responsabilità, come ho iniziato a fare nel 2014: questa volta dire di no sarebbe stata una mancanza di rispetto verso la cittadinanza. Non sono spaventato, sono cosciente di quello che dobbiamo fare, che è importante e difficile: io non ho nessun legame con imprenditori e parti politiche, nessuno mi potrà tirare per la giacca, e dalla mia ho un gruppo unito a livello territoriale, regionale e nazionale. Non sono il leader del Movimento 5 Stelle di Guidonia, ma posso essere la persona giusta in questo momento.
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