Seduta di consiglio, quella del 16 marzo, che si accende improvvisamente con la notizia, data dalla consigliera Rita Salomone, delle prove industriali fatte dalla Buzzi Unicem. in previsione della conferma dell’AIA da parte dell’azienda. Prove delle quali si è avuta notizia tramite una nota della Città Metropolitana, che convoca la Conferenza dei Servizi del 31 marzo e che parla, appunto, della valutazione dei “risultati delle prove industriali condotte dalla società Buzzi Unicem Spa”, limitatamente a rifiuti non pericolosi. Esami preliminari alla possibile trasformazione dell’attuale cementificio in un bruciatore di rifiuti e di non ben identificati fanghi? La Buzzi diventa davvero un inceneritore? Nel dubbio, ecco che il dibattito si infiamma, complice anche la prossima apertura del TMB che in molti associano al cementificio, vista la produzione di CSS dell’impianto all’Inviolata, eventualità – mai confermata ufficialmente, ma prevista nel decreto Clini, che ‘incoraggia’ l’utilizzo dei cementifici in questi casi – che a molti, tra politica, associazioni e cittadini, preoccupa e non poco. Si torna a parlare di inceneritori, e l’aula, di fatto, prende fuoco.
Dal TMB alla Buzzi, e ritorno. Rubeis non è in aula. Dall’opposizione arriva la richiesta di una forte presa di posizione da parte di tutti, per evitare che a Guidonia si brucino rifiuti. Si parla di scelte responsabili, la principale è quella “di non chiudere il ciclo dei rifiuti con la combustione, oppure vogliamo che la vocazione della città resti quella dello smaltimento dei rifiuti?”. Si trovano d’accordo PD e M5S, e la proposta di un consiglio comunale straordinario non tarda ad arrivare: una seduta ad hoc è stata convocata per la giornata del 26 marzo, per affrontare il tema “nella sua complessità – spiega Bertucci, presidente uscente del consiglio comunale – e quindi con serietà”. Alla foga dell’opposizione risponde il capogruppo di Forza Italia Michele Venturiello, tentando di fare chiarezza almeno sul TMB. “L’impianto è concluso – ha dichiarato – e le macchine sono in funzione ma girano a vuoto, una sorta di rodaggio del corretto funzionamento. L’Autorizzazione integrata ambientale avanzata dalla Ecoitalia ’87 per l’apertura di una discarica di servizio, il cosiddetto settimo invaso dell’Inviolata, non risulta infatti allo stato attuale aver prodotto effetti, anche in ragione delle note vicende giudiziarie che hanno coinvolto il patron del gruppo, Manlio Cerroni proprio nei giorni in cui quella richiesta arrivava in discussione presso la Regione Lazio (gennaio 2014) e su cui il comune di Guiodonia Montecelio si era espresso con un diniego netto nella prospettiva di quella che sarebbe stata la chiusura definitiva della discarica dell’Inviolata”. Sull’eventuale nuovo invaso, Venturiello sembra non avere dubbi. “Oggi la situazione dell’Impianto è se vogliamo paradossale – ha continuato Venturiello – dopo che nel 2010 proprio Cerroni chiese che venisse eliminata dal progetto la discarica a servizio inizialmente prevista, nella prospettiva di continuare a utilizzare i vecchi invasi ancora disponibili, ora il Tmb è senza sede di stoccaggio e dovrà quindi attrezzarsi per trovarne di disponibili in altre sedi”. Tra l’altro, e a grottesco si aggiunge grottesco, l’AIA del TMB è in scadenza. Dal TMB alla Buzzi – pure questa con l’AIA in scadenza – il passo è breve. Sui codici dei rifiuti utilizzati dall’azienda per tali sperimentazioni (Cer 16.11.06 – Rifiuti refrattari da forni da processi ad alta temperatura e Cer 19.08.14 – Fanghi da trattamento acque di processo: Clini docet) il M5s raccomanda prudenza – “occhio con i codici” – proprio in virtù dell’ormai famigerato decreto Clini e del passaggio da CDR a CSS.
Il regolamento del Consiglio Comunale. Quello che doveva essere punto all’ordine del giorno diventa parte decisamente secondaria. C’è però un passo avanti. Si parte con la discussione del regolamento, e si decide – previo parere della Commissione – che gli articoli ‘buoni’ potranno essere approvati senza discussione. E così è: si arriva all’articolo 52 e il consiglio si blocca. Se ne riparlerà, certamente, crediamo, non il 26 marzo
Il day after. Fin dal pomeriggio di ieri, i social sono un fiorire di foto, commenti e condizionali. “Il cementificio potrebbe…”, questa è la frase che si legge più volte. Tra angosce legittime, chiamate alle armi, post di mesi fa tirati nuovamente fuori per vedere se i giorni della puzza notturna fossero gli stessi di quelli degli esperimenti della Buzzi, arriva anche la dichiarazione di Rubeis. “Quella dellla Buzzi è una operazione di riciclo e riuso di prodotti industriali che altrimenti dovrebbero essere avviati ad un percorso di smaltimento. Mattoni e materiale di risulta dei forni in dismissione e fanghi di acque già utilizzate nei trattamenti, non da impiegare in operazioni di combustione ma da utilizzare per la amalgama di preparazione del cemento. Materie per il cui utilizzo la società deve comunque richiedere una variazione della Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e che sarà oggetto di valutazione della conferenza dei servizi del 31 marzo prossimo incardinata presso la Città metropolitana di Roma Capitale (l’ente che ha assorbito le prerogative della Provincia di Roma) competente per materia”. Per il sindaco tutto si riduce ad un improvvido allarmismo, a causa “di affermazioni erronee e mal circostanziate da parte di consiglieri comunali d’opposizione. Nessuna richiesta di autorizzazione avanzata per bruciare rifiuti. È la risultanza chiara alla lettura delle carte che evidentemente i consiglieri non avevano operato. Nessun test effettuato bruciando rifiuti. I rilevamenti (che quotidianamente vengono raccolti e monitorati) invece sulle sostanze emesse dagli impianti sono stati inclusi nel carteggio tra Buzzi Unicem, Città Metropolitana e Arpa Lazio (non il comune di Guidonia Montecelio) per valutare se il reimpiego di materiali e fanghi (Cer 16.11.06 Rifiuti refrattari da forni da processi ad alta temperatura e Cer 19.08.14 Fanghi da trattamento acque di processo, i codici identificativi, lo ripetiamo per precisione), scarti di produzioni interne all’impianto incidessero sui livelli inquinanti”. Rubeis definisce “irresponsabile il comportamento di chi sta gettando la città nella preoccupazione con notizie false: ieri sera in aula ci sono stati consiglieri che addirittura prospettavano l’utilizzo di ecoballe all’impianto guidoniano della Buzzi Unicem o di percolato da discarica. Devo ricordare, evidentemente, che se l’utilizzo di combustibile da rifiuto, che pure è concesso in alcuni casi dalla legge, è stato escluso già cinque anni fa per l’impianto locale della Buzzi è proprio a causa del dissenso della mia amministrazione. Rivolgo a tutti i membri dell’assise comunale, di maggioranza e di opposizione, un appello al buon senso su una questione che sta a cuore a tutti”.
Tra le voci, emerge anche quella del segretario PD Mario Lo Muscio, che parla a nome del partito. “Guidonia Montecelio non vuole e non deve diventare la città dei rifiuti. I nostri cittadini non possono più subire azioni di questa natura. La stessa Buzzi Unicem S.p.A. ha sempre dichiarato di voler anteporre il bene della città agli interessi economici/produttivi dell’azienda, faccia un passo indietro. Dunque, il Partito Democratico di Guidonia chiede, in primis, l’interruzione di questo processo; in secondo luogo, ribadisce la richiesta di un intervento immediato e diretto alla bonifica della discarica dell’inviolata; infine pretende chiarezza esplicativa circa il futuro dell’impianto TMB ivi presente”.
I social. La città ferve, gli eventi su Fb per il consiglio comunale del 26 si moltiplicano, gli stati condivisi sul tema sono innumerevoli, “notizie false”, “è tutto vero”, “ecco che cosa era quella puzza”, “io me ne vado”, “moriremo tutti”, “chiediamo chiarezza”, “aspettiamo”. Feroci botta e risposta, panico diffuso, spiegazioni tecniche che si sovrappongono a sfoghi di una o dell’altra parte, veri e propri scontri tra visioni opposte. Oggi sono tutti tecnici, tutti esperti di ambiente, tutti portatori sani di verità date sempre per assolute. E oggi è solo il giorno dopo. Chissà come arriveremo al 26 marzo. Data che precede la conferenza dei servizi del 31. Giorni di fuoco. Anzi, giorni di cenere, visto il tema.
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