“Se tremi per l’indignazione davanti alle ingiustizie, allora sei mio fratello”. Non è una frase casuale. E’ di Ernesto Che Guevara, argentino come il nuovo vescovo di Roma. Non siamo diventati blasfemi, né intendiamo confrontare il Che con il “capo” della Chiesa. Non abbiamo trovato parole migliori per salutare l’avvento al soglio pontificio di Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, gesuita, arcivescovo di Buenos Aires, questa sera accolto dalla folla in piazza San Pietro. I misteri dell’affascinante rito del Conclave si sono sciolti e sono stati annunciati al mondo attraverso il suggestivo fumo bianco della Cappella Sistina intorno alle ore 19. Dopo un’ora circa il primo discorso del nuovo Papa, emozionato come uno scolaretto al primo giorno di scuola, accento spagnolo e una piacevole umiltà, nei modi e nelle parole. Voce rotta dal pianto, un “Buonasera” sorridente, una richiesta di preghiere ai fedeli che lascia spiazzati e che induce a credere effettivamente in un nuovo inizio. Un nome inaspettato oggi, ma un nome che nello scorso Conclave era già uscito: si narra infatti che Bergoglio chiese ai cardinali, quasi in lacrime, di non essere eletto.
Il 2013 diventa quindi l’anno dei due Vescovi di Roma, l’anno dei due Papi: Bergoglio si prende sulle spalle una Chiesa lacerata da scandali e crisi, di valori e di vocazioni. E qui ritorniamo al Che, e alla frase con la quale abbiamo aperto. Se vedremo il Papa indignarsi davanti alle ingiustizie quotidiane…Se il Pontefice renderà onore al nome scelto, Francesco, che riporta all’idea limpida di una Chiesa aperta, solare, luminosa, punto di riferimento reale per i poveri (Il Vaticano di oggi è lontanissimo dalle idee rivoluzionarie di Francesco d’Assisi), come lo è stato “il giullare di Dio” quando decise di spogliarsi dei suoi abiti in piazza…Se Bergoglio farà davvero “giustizia” riguardo ai torbidi fatti più volte associati all’operato di vescovi e cardinali…Se ci sarà una reale evoluzione di una Chiesa che deve guardare avanti e abbandonare concetti che la rendono oggi organo terreno e molto poco spirituale, talvolta anche anacronistica…Se vedremo le mani del Papa tremare, per la rabbia e per l’indignazione, e riuscire a portare la Chiesa nel futuro, con il sorriso che ha mostrato oggi, con l’umiltà, e con la voglia di tornare in mezzo alla gente (cosa che le parrocchie fanno quotidianamente) allora davvero Bergoglio potrà diventare un “fratello”, un punto di riferimento per chi non crede più in certe cose e un simbolo da rispettare per chi la pensa in maniera diversa. Se il futuro avrà lo stesso sorriso di oggi, c’è di che essere fiduciosi. “Ogni vero uomo deve sentire sulla propria guancia lo schiaffo dato a qualunque altro uomo”: questo è il punto. Il Papa si faccia portavoce degli “schiaffi” che la gente prende, ogni giorno, tutti i giorni. Li prenda, insieme alle persone, porga l’altra guancia e inizi a camminare. Insieme a loro, non sopra, né davanti. Come spesso accade ai frati e ai preti di tutto il mondo. Che stanno lì, a dare e a prendere, a porgere l’altra guancia e a camminare. Lo fanno quelli che hanno ben chiaro il concetto di missione e di servizio.
“Il vero rivoluzionario è guidato da grandi sentimenti d’amore”. Anche questo è un qualcosa che Bergoglio dovrà ricordare. Amore e rivoluzione. Fede e ragione. Sorrisi e lacrime. C’era tutto oggi in piazza San Pietro. La Storia, perché di questo stiamo parlando. Un uomo con la voce rotta dall’emozione che chiedeva alle persone di essere benedetto. E’ un inizio nuovo, almeno nella forma. La Chiesa entra nel futuro. In che modo, lo scopriremo da domani. Con l’uomo che i cardinali “sono andati a prendere quasi alla fine del mondo”.
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