Poco tempo fa sono rimasto particolarmente colpito dallo spettacolo teatrale della Compagnia delle Maschere Nude che ha voluto, con un pizzico di ambizione e coraggio, rielaborare il Sogno di una notte di mezz’estate di Shakespeare. Dello spettacolo abbiamo già parlato e così vi proponiamo l’intervista col giovanissimo regista AndreaDi Giovannantonio a poche ore dall’ennesima replica (a conferma della bontà del lavoro) che si terrà domenica 1 aprile all’aeroporto di Guidonia per la rassegna teatrale “Solidarietà: atto unico” in favore del Centro Maria Gargani.
Prima di parlare della Compagnia, qualche informazione personale: quando è nata la tua passione per il teatro?
Ai tempi del Liceo Scientifico iniziai a frequentare un laboratorio teatrale gestito dall’attore professionista Aldo Miranda; una figura fondamentale per la mia crescita artistica e per tutti i miei ruoli teatrali. Col passare del tempo fu lo stesso Miranda a volermi con sé nella Compagnia Teatro Giovane: al termine di quella piacevole avventura purtroppo ho un po’ perso i contatti con colui che posso definire il mio “mentore”.
E come sei arrivato invece alla Compagnia delle Maschere Nude?
Nel 2008 siamo riusciti a trasformare una semplice idea in un progetto reale. Il tutto è nato dalla conoscenza con due ragazze dallo stesso nome Arianna e paradossalmente anche con lo stesso cognome:Fioravanti. Ci siamo incontrati frequentando per lo più gli stessi ambienti teatrali: corsi, laboratori e spettacoli; tutti ambienti che sentivamo nostri, ma del quale sentivamo anche il bisogno di rendere più adatti a noi e alle nostre realtà. Il resto lo ha fatto la passione per il teatro e la recitazione: basti considerare che nella nostra Compagnia non ci sono professionisti.
Questo però non è apparso come un ostacolo né come un gap nell’ultimo Teatro Festival: oltre al calore del pubblico avete ottenuto anche il corvo d’argento.
La soddisfazione infatti è stata doppia proprio perché questo successo è giunto un po’ inaspettato: chiaramente ci abbiamo creduto e sperato fin dall’inizio, ma non sempre è facile riuscire a trasformare una buona idea in un qualcosa di gradevole per gli altri. Così quello che è stato veramente fondamentale è stato l’impegno e talvolta il sacrificio di tutti i componenti della Compagnia. Siamo all’incirca una ventina e la maggior parte di noi lavora, alcuni sono padri di famiglia: metterci d’accordo, trovare il tempo per le prove e realizzare questo spettacolo è stata un’impresa che non sarebbe riuscita senza l’impegno e la passione di tutti .
A proposito del vostro “Sogno di una notte di mezz’estate”, dove nasce l’idea di una interpretazione così…British?
Ovviamente questa rivisitazione era un modo singolare di omaggiare tanto Shakespeare quanto la sua terra. Ma l’idea è venuta proprio durante un periodo in cui, per motivi personali, andavo a Londra circa una volta al mese: un po’ per gioco, un po’ perché da sempre avevo avuto il desiderio di “attualizzare” una sceneggiatura classica, iniziai a buttare giù qualche riga e a parlarne con Arianna Fioravanti. Il Sogno c’è sembrata la sceneggiatura più adatta a questo tipo di lavoro, poi la passione comune per le canzoni dei Beatles ha dato una svolta. Infine (si fa per dire) abbiamo iniziato la faticosa ricerca di una traduzione in particolare: quella di Patrizia Cavalli. Trovarla è stato tanto difficile quanto importante per iniziare a realizzare il nostro progetto.
…e ne è valsa la pena?
Beh direi di si: non ci aspettavamo che il pubblico apprezzasse così tanto! Il fatto che alcune nostre scelte venissero capite, condivise e accolte con successo è stata una grande soddisfazione; dai colori dei costumi alle scene, dalle interpretazioni alle caratterizzazioni dei personaggi avevamo studiato ogni dettaglio, ma non credevamo che questi messaggi potessero arrivare così nitidamente al pubblico.
E adesso che progetti ci sono per la vostra compagnia?
Dopo questa replica del primo aprile, importante per il valore sociale della rassegna, lavoreremo ad uno spettacolo su Molière. Difficilmente però credo che parteciperemo nuovamente al Teatro Festival di Montecelio: abbiamo ottenuto grandi soddisfazioni, ma ci sono state anche alcune cose che ci hanno un po’ infastidito. Personalmente prediligo ruoli da caratterista: Botto mi è piaciuto molto perche è “fresco”, ma non mi dispiacerebbe provare ad interpretare qualche personaggio di Pirandello (da cui ci siamo ispirati per il nome delle Compagnia).
Riccardo Sgroi
(foto di Gianni Coccia)
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