Come donna Marta di Rugantino si travestiva da popolona e andando in giro per Roma, con il suo compagno, si procacciava 'uomini della plebe' per una serata di puro divertimento a sfondo sessuale. E' terminata così la vicenda della ragazza spagnola di 23 anni che, il 19 febbraio scorso, aveva denunciato di aver subito una violenza sessuale da parte di due uomini in via San Sebastianello, nei pressi di piazza di Spagna. L'esito delle indagini, condotte dalla Procura della Repubblica di Roma e dalla Squadra Mobile della questura di Roma, hanno fin da subito riscontrato, nel racconto della studentessa, numerose incongruenze che sono poi state verificate. Ieri la giovane spagnola ha confessato, smentendo il racconto fornito nella prima versione da lei e dal suo fidanzato spagnolo di 40 anni. Un rapporto sessuale consenziente, la rottura di un profilattico e la storia di fantasia di una violenza avvenuta a due passi da piazza di Spagna. La giovane, ascoltata ieri dal Pubblico ministero Antonella Nespola, è stata indagata al momento per simulazione di reato e potrebbe rischiare da 1 a 3 anni. Una storia di fantasia inventata per coprire dei giochi erotici abituali e che la rottura di un profilattico ha mandato in tilt. La coppia che, per avere una profilassi completa, veloce e sicura, si è recata all'ospedale Figlie di San Camillo dove hanno riferito della violenza ignorava però l'esistenza dell'obbligo di referto alle forze dell'ordine. Da quel momento la storia della violenza andava confermata con invenzioni su invenzioni. Fin da subito per gli inquirenti hanno capito che le incongruenze si presentavano numerose: lo spazio fisico tra le macchine e il muro della salita di San Sebastianello dove sarebbe avvenuta la violenza, l'assenza di foto di piazza di Spagna nella macchina fotografica della ragazza, l'ora della violenza sui tabulati telefonici, le zone della cella telefonica, San Giovanni anziché piazza di Spagna, la cerchia relazionale di amicizie – che gli inquirenti definiscono -"incompatibile con una studentessa" e, infine, alcuni, testimoni diretti. Gli inquirenti hanno poi chiarito come la studentessa, una volta scoperta, si sia sentita in forte imbarazzo, si sia scusata affermando "di aver agito così perché terrorizzata dalle conseguenze". A quanto si apprende le indagini non sono ancora terminate.
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