“La sanità che funziona è quella che previene: dovremmo avere ospedali vuoti”. E’ raro parlare di sanità, di ospedali, di cosa va e di cosa non va in uno dei settori fondamentali della società, con un medico. Un medico che vive l’avventura di un consiglio comunale. Fabio Attilia è consigliere comunale di maggioranza a Tivoli, e, da pochi giorni, è anche Consigliere del Sindaco Proietti in materia di Sanità. Con lui abbiamo parlato di ospedali, di sanità, di prevenzione, di buone pratiche e di quelle che devono essere migliorate: “Sono certo che su tante cose possiamo fare meglio”, un approccio costruttivo e positivo. E professionale, da medico attento e preciso quale Fabio è.
Quale è lo stato attuale della Sanità Regionale?
Certamente la concezione ormai diffusa che associa la Sanità a una azienda: non può esserlo, non vende prodotti, ma eroga servizi, per di più a vantaggio delle persone. Una concezione tale del settore può far venir meno quello che effettivamente la sanità deve fare, cioè prevenire. Penso al Commissariamento che vive la Regione: è chiaro che le ASL sono viste come aziende da riparametrare, ed ecco i tagli verticali, il blocco assunzioni, la mobilità. Il modello teorico va adattato alle esigenze reali.
Un esempio, a livello regionale, di un qualcosa che dovrebbe essere gestito meglio?
Nel Lazio abbiamo una forte concentrazione di eccellenze a livello medico. Ne segue che tante persone, anche al di fuori della Regione, vengono a curarsi a Roma con una evidente sproporzione tra affluenza in grossi centri e periferia, creando un disequilibrio territoriale che spesso si trasforma in sovraccarico da una parte e impoverimento di strutture dall’altra sia in termini di numeri che di qualità. Questo è un lato che andrebbe davvero messo a punto, per garantire a tutti il diritto alla salute ed eguali standard qualitativi.
Quanto incide nella nostra zona il problema dei posti letto negli ospedali?
Facciamo parlare i numeri: la ASL RMG ha a disposizione 1 posto letto ogni 1000 abitanti, per una popolazione di 500 mila persone. La Regione da linee guida ne prevede 3, che pure sono pochi. Non dobbiamo dimenticare che viviamo in una zona dove Tivoli è ancora il fulcro della sanità locale, e non può essere decontestualizzata dal resto. Quante persone vengono a visitare Villa Adriana o Villa d’Este? Sono tutti potenziali utenti dell’ospedale. E’ per questo che la Regione deve rivedere i suoi piani per questa zona. Penso anche a Valmontone, con il parco e con la carenza di strutture vicine. L’annuncio di un punto di primo soccorso all’IHG è un segnale forte, che può essere salutato con gioia. Ma deve essere solo il primo passo, un punto di partenza per rafforzare il tessuto sanitario.
La soluzione dei problemi strutturali può essere la delocalizzazione?
Non può esserlo perché non ha senso farlo spendendo di più e andando contro le esigenze dei cittadini. Mi spiego: pagare l’affitto per i locali al CAR ha poco senso, a maggior ragione se ci mettiamo nei panni di un paziente che vive in zone periferiche del distretto e che deve percorrere una enorme quantità di strada per una visita alla ASL. E’ anche per questo che la percezione della gente della sanità locale è davvero bassa. E invece in ogni struttura della nostra zona abbiamo elevati standard qualitativi. Le strutture devono recuperare credibilità: tante persone preferiscono farsi curare al di fuori del distretto.
Quali le criticità del distretto di Tivoli?
Mancano delle apparecchiature fondamentali, che portano a un innalzamento dei costi non indifferente: non abbiamo un apparecchio pubblico per le risonanze magnetiche. Ed ecco il ricorso alle cliniche private, ai mezzi di trasporto per portare i pazienti dall’ospedale al centro e viceversa. Penso al CMR (Centro Mobile di Rianimazione): ne abbiamo una sola unità, ed ha percorso già 580 mila chilometri. Penso all’emodinamica, una storia davvero incredibile.
Perché?
Perché è dal 2007 che non si viene a capo del problema di quel reparto. In principio mancava l’accreditamento, lo scorso settembre questa autorizzazione è arrivata e ora il problema è la mancanza di tre dirigenti, in mobilità, che vengano a lavorare a Tivoli. E parliamo di un servizio assolutamente fondamentale, basta guardare l’aumento del tasso di mortalità a causa delle malattie cardiovascolari. Quante vite potevano essere salvate con la presenza dell’emodinamica a Tivoli? Ed ora, che le carte sembrano essere finalmente in regola, non c’è il personale per lavorare.
La profonda conoscenza della materia da parte del Dr. Attilia pone numerose questioni sul tavolo, delle quali quella dell’emodinamica sembra essere quella più impellente. Mentre Fabio spiegava, è stato difficile non pensare all’eventualità di dover affrontare un infarto e non avere a disposizione nelle vicinanze un reparto di emodinamica che possa ridurre al minimo la quantità dei rischi. Altre riflessioni vengono dall’importanza data dal Consigliere alla prevenzione, un settore per il quale molto sta facendo la ASL RMG, e per il quale molto altro senza dubbio può farsi e si farà. Pensiamo alla mammografia: prevedere un senologo negli screening vorrebbe dire un grande incremento della qualità dei servizi. “Riavvicinare l’utenza a centri che possono essere sinonimo di eccellenza: un modo anche per confermare che la periferia sa essere sinonimo di qualità dei servizi erogati”. Così chiude il Consigliere. Siamo certi dell’eccellenza delle strutture della ASL RMG. Basterebbe poco per fare quel piccolo scalino e rovesciare quel trend che porta le persone a curarsi al di fuori del distretto, dimostrando che qui, nelle periferie, l’eccellenza c’è e lavora bene. Uno scalino da fare, soprattutto per quelle persone che ogni giorno mettono la loro salute, talvolta la loro vita, nelle mani di chi la Sanità la vive e la realizza ogni giorno.
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